Una città che non può ripartire senza giovani e grandi progetti

Come far ripartire Lugano? Da dove farla ripartire e iniziando, o meglio puntando, su quali progetti? Questa sera a «La domenica del Corriere» si è parlato della Lugano del futuro con la volontà di capire come rilanciarla e come renderla più attrativa.
Il dibattito a cui hanno dato vita il presidente del PPD cittadino Paolo Beltraminelli, il suo omologo del PLR Paolo Morel, la copresidente del PS Tessa Prati, il capogruppo della Lega Lukas Bernasconi e il presidente dell’UDC Alain Bühler (in videocollegamento) - moderati da Gianni Righinetti - ha però evocato anche temi e situazioni passate. Perché la Lugano di oggi si trova ad affrontare la conseguenze di eventi che hanno lasciato il segno. A livello politico, sociale ed economico.
Spazi e autogestione
Al centro del dibattito è quindi tornato spesso il tema dei giovani. Declinato in modi diversi, come vedremo. Ciò che è condiviso è che a Lugano i giovani abbiano bisogno di spazi. «È palese la necessità di avere spazi, ma è palese anche la richiesta da parte dei giovani di avere luoghi in cui trovarsi ed esprimersi e andare oltre i circuiti istituzionali e normalizzati attualmente in quella che è l’idea del luganese», ha detto Prati, allargando il discorso oltre l’autogestione e la ricerca di un’alternativa al Molino. «C’è grande disponibilità verso i giovani - le ha fatto eco Bernasconi - per avere una Lugano frizzante, ma non per avere una Lugano senza regole dove tutto è concesso. Da questo punto di vista la nostra disponibilità non c’è - ha aggiunto riferendosi evidentemente anche all’autogestione -: Il Municipio si è anche detto disponibile a discuterne ma vuole sapere con chi ha a che fare».
Il dialogo col Cantone
Se Bernasconi ha utilizzato il termine «frizzante» non è un caso. A usarlo per primo questa sera è infatti stato Beltraminelli, tratteggiando le caratteristiche che Lugano deve avere - o ritrovare - per tornare ad essere attrattiva e per tornare a crescere anche dal punto di vista demografico: «Se vogliamo andare verso una crescita sostenibile che dia valore aggiunto e invogli i giovani a lavorare qui, dobbiamo concentrarci sui nostri atout, uno è lavorare col Cantone perché senza una Lugano che funziona il Cantone non funziona. Ci deve essere dialogo tra Città e Cantone. Secondariamente bisogna attirare i giovani, con prezzi accessibili e lasciando loro spazi - ha affermato -, per crescere ci vuole aria frizzante». O puntare sulla vocazione universitaria luganese, come caldeggiato da Bernasconi. Per Morel l’attrattività è anche strettamente legata agli «spazi verdi da aumentare e alla fiscalità, in primis un moltiplicatore concorrenziale».
Dossier caldi ma congelati
Per rendere attrattiva e competitiva Lugano un ruolo cruciale lo giocano inoltre i grandi progetti. Qual è quello su cui puntare maggiormente in questa legislatura breve? Bühler ha parlato di aeroporto - «la speranza è che il progetto si concretizzi quest’anno con una gestione in mani private» - e di polo congressuale: «Il desiderio è che riparta, perché se Lugano ambisce ad essere un polo turistico del cantone, e ad oggi i nostri visitatori sono soprattutto quelli legati al turismo congressuale, oggi la mancanza di un polo tematico si sente fortemente».
Oltre i grandi progetti
Per rilanciare Lugano non servono però solo progetti, ma anche visioni: «Qual è l’indirizzo che vogliamo dare alla città - si è chiesto Morel -? Serve più verde, basta camminare per Lugano per capirlo. Se questo diventa un indirizzo che vogliamo dare alla città, dovrà rispecchiarsi nei progetti, a partire da quello del Campo Marzio». Anche per Prati i grandi progetti non sono la chiave per guadagnare appeal: «Lugano parla sempre di grandi progetti, passa da uno all’altro, forse dimenticandosi che intorno ai progetti ci sono le persone che vivono qui e devono trovare benessere nella loro città».