Ticino

Il salario minimo affonda il dumping

In due anni si sono dimezzati i contratti normali di lavoro, «ma i controlli e i bilanci non sono finiti»
Due anni fa i contratti normali di lavoro erano più di venti, oggi sono la metà. ©Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
20.08.2023 13:00

Nel 2021, quindi neanche due anni fa, i Contratti normali di lavoro (CNL) erano poco più di venti. Oggi sono poco più di dieci, la metà. Un dimezzamento in piena regola. Quasi una tagliola. Che ha sorpreso gli addetti ai lavori solo in parte. Anzi, quasi per niente. Perché nel frattempo è arrivato il salario minimo (che oggi si situa tra i 19 e i 19.50 franchi l’ora) e i datori di lavoro che erano soggetti a CNL con salari più bassi hanno dovuto alzare altrettanto obbligatoriamente lo stipendio ai loro dipendenti.

Così un salario minimo reso obbligatorio quale misura di accompagnamento alla libera circolazione delle persone, il CNL appunto, ha lasciato il passo a un salario minimo pensato per garantire un tenore di vita dignitoso a tutti. Detto altrimenti, la socialità ha sconfitto il dumping. Anzi, parrebbe proprio averlo quasi sbaragliato. O perlomeno avergli inflitto un bel destro.

La situazione

«Poco prima che diventasse vincolante il salario minimo cantonale il 1° dicembre 2021- spiega, entrando nei dettagli Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) - in Ticino erano in vigore 22 Contratti normali di lavoro (CNL) che stabilivano temporaneamente dei salari minimi vincolanti. Di questi 22, 7 riguardavano in maniera specifica la figura dell’impiegato di commercio». Oggi, due anni dopo, «i CNL attualmente in vigore - continua Rizzi - sono 13 e 6 di questi riguardano gli impiegati di commercio».

Superfluo anche perché...

Là dove non sono arrivati i CNL sembrerebbe invece essere arrivato il salario minimo, dunque. Che è sempre uno strumento imposto dallo Stato come quello che l’ha preceduto. Ma a differenza del «fratello maggiore» non è stato pensato principalmente per sconfiggere il dumping come appunto il CNL.

Ciò non significa che non siano più necessari. «Nel corso del 2022 sono stati decretati due nuovi CNL, uno nel settore degli spedizionieri e un secondo tra gli impiegati di commercio nelle società di investimento», sottolinea Rizzi. O che non esistano altre strade. Tutt’altro.

«Interessante - precisa Rizzi - è quanto avvenuto nel settore del commercio all’ingrosso di autoveicoli. Le parti sociali hanno infatti colto il suggerimento della Commissione Tripartita e inserito nel Contratto collettivo di categoria - dichiarato di obbligatorietà generale a livello cantonale - salari minimi per gli impiegati di commercio: il CNL è quindi diventato di fatto superfluo».

La via maestra

L’alternativa di cui si fa riferimento ha perciò un nome. Ben specifico. Partenariato sociale. Tanto che «la Tripartita ha sempre voluto, nel corso degli anni, favorire il partenariato sociale, che rappresenta sicuramente la via maestra per la regolamentazione del mercato del lavoro e auspica che anche in altri CCL possano essere inseriti minimi salariali per il personale amministrativo», annota il direttore della Divisione dell’economia.

Il monitoraggio

Le strade per arrivare a salari più alti in Ticino, che sono notoriamente più bassi rispetto alla media nazionale, possono perciò essere diverse. Ma sembrano puntare tutte allo stesso obiettivo. Anche se i tragitti appaiono tortuosi. O sempre in divenire.

«Entro il 30 giugno 2024 - chiarisce ad esempio Rizzi - il Consiglio di Stato, sulla base della Legge sul salario minimo, è chiamato a valutare l’impatto dell’introduzione del salario minimo sul mercato del lavoro ticinese per poi e sottoporre un messaggio al Gran Consiglio. In questo senso la Commissione Tripartita sulla libera circolazione delle persone, con il supporto dell’Istituto di ricerche economiche (IRE) dell’Università della Svizzera italiana (USI) sta monitorando la situazione e raccogliendo gli elementi su cui poggerà il messaggio governativo».

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