Il tempo secondo il Giappone: Grand Seiko si confronta con lo «Swiss made»

Il tempo non scorre solo nei movimenti degli orologi, ma anche nei rituali delle città che li celebrano. Così, in pochi giorni, Grand Seiko è passata dalla precisione solenne di Watches and Wonders a Ginevra al fermento visionario della Milano Design Week. Due appuntamenti agli antipodi solo in apparenza, uniti da un’idea di tempo che parla di estetica e tecnica, cultura e identità. A guidare il più importante marchio giapponese dell’orologeria di lusso in questo viaggio europeo è Frédéric Bondoux, dal 2020 presidente di Grand Seiko Europe.

«È sempre un piacere concludere questo periodo con Milano», racconta Bondoux. «Lì si respira un’energia creativa che è perfettamente in sintonia con la nostra visione. Il design, per noi, non è solo una questione di forma: è l’espressione visibile di una filosofia profonda, che affonda le sue radici nella cultura giapponese della bellezza e della natura». A Ginevra, invece, Grand Seiko ha svelato il calibro 9RB2, cuore del nuovo Spring Drive U.F.A. – acronimo di “Ultra Fine Accuracy” – che garantisce una precisione di ±20 secondi all’anno: un traguardo tecnico mai raggiunto prima da un movimento a molla.

«La nostra identità si fonda su due pilastri: l’eccellenza artigianale e la purezza estetica», spiega. «I nostri orologi sono strumenti, certo, ma anche specchi: riflettono chi li indossa, il suo legame con il tempo, il suo modo di viverlo». Un pensiero racchiuso nel concetto di “The Nature of Time”, manifesto della visione Grand Seiko.
Con la collezione “Evolution 9”, il marchio ha aggiornato i suoi codici visivi per dialogare con una clientela più giovane, mantenendo però continuità con i modelli storici. «Il 50% dei nostri acquirenti ha meno di 35 anni», rivela Bondoux. «È un dato che ci stimola a innovare con coerenza, per offrire oggetti che siano contemporanei ma anche senza tempo».

Ma il vero banco di prova è il confronto diretto con il cuore dell’orologeria mondiale: la Svizzera. Una sfida che Grand Seiko ha deciso di affrontare a viso aperto. «Quando sono entrato in azienda, il presidente di Seiko mi disse: “Ti affido il nostro bambino. Crescilo in Europa con lentezza, ma con grazia”», ricorda Bondoux. «Era un invito a trattare Grand Seiko non solo come un marchio, ma come un’eredità culturale da proteggere e far maturare».
Dopo una lunga fase di distribuzione indiretta, l’ingresso a Watches and Wonders nel 2022 ha sancito un cambio di passo. «Fu un momento determinante: non solo perché ottenemmo l’invito, ma perché venne da chi detiene le chiavi dell’orologeria svizzera. Fu una forma di legittimazione e al tempo stesso una sfida. Perché entrare in Svizzera con un marchio giapponese non è mai una cosa scontata».
A oggi, Grand Seiko è presente a Ginevra, Zurigo, Berna e Andermatt. La rete cresce, e guarda anche al Ticino: «Lugano è tra le opzioni che stiamo valutando», conferma. «È un territorio dove si incontrano cultura italiana e rigore svizzero, sensibilità estetica e competenza tecnica. Sarebbe una tappa coerente con il nostro approccio: mai invasivo, sempre rispettoso».
Rispetto che vale anche per lo Swiss Made, vero baluardo identitario dell’orologeria locale, quasi un patrimonio nazionale. «Noi non vogliamo copiarlo né contrastarlo», precisa Bondoux. «Proponiamo un’alternativa che parla un linguaggio diverso: quello giapponese della lentezza, della contemplazione, della connessione tra uomo e natura. È una visione che trova oggi sempre più risonanza anche in Europa».

Eppure, l’inserimento nel mercato svizzero richiede pazienza, relazioni solide e una strategia calibrata. «Siamo partiti con discrezione, ma ora la rete si sta consolidando. Il mercato elvetico è estremamente competitivo, ma ci ha accolti con apertura. Siamo percepiti come complementari, non come una minaccia. Offriamo una voce diversa in un coro molto strutturato».
Anche le relazioni industriali ed economiche pesano su un’espansione internazionale. I dazi americani imposti ai prodotti giapponesi – orologi inclusi – rappresentano un’incognita concreta. «È una fase delicata, in cui tutti osservano con attenzione. Anche noi stiamo monitorando, cercando di capire le conseguenze per le esportazioni dei nostri modelli: la clientela americana ha sempre mostrato grande apprezzamento verso il nostro marchio, auspichiamo che continui a essere così».
Nonostante le sfide, l’approccio rimane lo stesso: sobrio, costante, rispettoso dei tempi. «Abbiamo chiuso l’anno fiscale a marzo», conclude Bondoux, «e ora si apre un nuovo ciclo. Il nostro obiettivo? Continuare a crescere senza rumore, ma con autenticità. Perché alla fine, non si tratta solo di costruire orologi. Si tratta di costruire fiducia».