Archivi digitali

Digitalizzare per dare importanza al mondo fisico

Gli archivi pubblici costituiscono un settore fortemente interessato dai processi di digitalizzazione, con l’obiettivo di preservare nel modo migliore la nostra cultura
Fonoteca Nazionale Svizzera: digitalizzazione dischi in vinile. ©CdT/ Chiara Zocchetti
Michele Castiglioni
17.11.2022 14:30

I primi due decenni del nuovo millennio sono un periodo di intensa trasformazione delle dinamiche legate a tutti i settori della società, in relazione all’integrazione sempre più consistente del digitale in sostituzione a ciò che, nella storia umana precedente, veniva definito e gestito in forma puramente fisica. Si parla di digitale nel commercio, nell’amministrazione, nella gestione del personale come in quella del traffico. Negli ultimi due anni, complici i ben noti problemi sanitari a livello globale, hanno preso sempre più piede addirittura le gestioni «digitali» anche del lavoro e della didattica a distanza- intesi naturalmente come lavoro e scuola a distanza, da casa propria tramite un collegamento via web. Eppure, proprio come avviene per la scuola, per la quale non appena possibile è stata ripristinata la fisicità poiché la socialità costituisce un elemento imprescindibile dell’educazione e dello sviluppo psicologico e relazionale dei giovani studenti, anche in altri settori il rapporto tra il mondo fisico e quello digitale resta in equilibrio, senza sporgersi in modo definitivo verso il secondo. Almeno per ora e sicuramente ancora per diversi anni a venire. Anzi, in alcuni casi rimarrà fondamentale anche in futuro il mantenere la base «fisica» del mondo: stiamo parlando, ad esempio di tutto ciò che concerne la digitalizzazione di archivi di grande importanza, come quelli della Fonoteca Nazionale e della Biblioteca cantonale. Proprio questi due sono ottimi esempi dell’importanza di un processo di digitalizzazione, cominciato agli inizi degli anni duemila, sul quale Cantoni e Confederazione investono molto.

«Già da molti anni» ci dice infatti il Direttore della Fonoteca Nazionale Guenther Giovannoni, «per la FN la digitalizzazione è un processo fondamentale, nonché una delle sue principali attività. La FN possiede, infatti, una collezione di oggetti, nel nostro caso si tratta di supporti sonori, che per essere fruibili devono per forza essere riprodotti con un’apparecchiatura specifica (banalmente, i dischi con il giradischi, le cassette con un lettore di cassette, etc.). Il contenuto dei supporti sonori non è immediato, come può essere quello di un libro o di un giornale (bastano gli occhi e saper leggere la lingua), ma è mediato da un apparecchio di lettura. Ogni volta che si riproduce un supporto, questo subisce però una perdita di qualità, seppur minima. Stesso discorso vale per la macchina di riproduzione, che si deteriora, si ‘consuma’ ogni volta che la si utilizza (in particolare le testine di lettura, le puntine, etc.). Per tali motivi i supporti sonori sono digitalizzati, in modo che la loro fruizione avvenga grazie al documento digitalizzato derivato dall’originale. La digitalizzazione permette quindi da un lato la salvaguardia di un patrimonio nazionale in un archivio digitale, dall’altro la fruizione di tale patrimonio da parte di tutta la popolazione interessata, sia cantonale sia nazionale».

Riguardo ai supporti cartacei le cose sono simili, come riferisce Stefano Vassere, Direttore della Biblioteca Cantonale di Lugano: «Per quanto concerne il materiale librario, le Biblioteche cantonali non digitalizzano di regola le opere da prestare se non per i casi dei fondi antichi o delle collezioni particolari. In questo senso, le opere di lettura o di consultazione corrente sono messe a disposizione in forma digitale ricorrendo alla mediazione di un contratto con un grande distributore italiano in questo campo. Diverso è il discorso per le opere ‘di proprietà’, segnatamente del fondo antico della Biblioteca cantonale di Lugano, il quale è stato oggetto di un ampio intervento di digitalizzazione e di messa disposizione attraverso il nostro catalogo. Un altro grande progetto in questo contesto è rappresentato dall’Archivio dei quotidiani e dei periodici, che propone in forma digitale periodici storici del Cantone, a disposizione per la consultazione in linea o attraverso ricerche per parole chiave.»

Ma questo tipo di lavoro, si svolge principalmente con due obiettivi: da un lato alla messa a disposizione del pubblico di documentazione altrimenti consultabile solo in presenza e dall’altro alla conservazione di materiale che altrimenti rimarrebbe soltanto in forma fisica, con i rischi che ne conseguono, primo fra tutti i danni da imprevisti e dall’invecchiamento. «L’archivio digitale può essere considerato come l’ultima tessera del puzzle nel concetto globale di archiviazione. Lo scopo primario dell’archivio digitale è lo stoccaggio a tempo indeterminato delle copie di sicurezza, nonché di accesso, dei contenuti dei supporti sonori fisici custoditi presso la Fonoteca nazionale svizzera. Non si tratta quindi di sostituire l’archivio fisico tradizionale ma piuttosto di un elemento complementare» ci dice Giovannoni e prosegue «Oggi circa il 20% della collezione è digitalizzato, ovvero circa 100.000 supporti sonori su un totale di oltre 500.000. Ciò significa che per completare la digitalizzazione dell’intero patrimonio oggi conservato alla FN impiegheremmo una cinquantina d’anni. Un tempo enorme. Questo significa purtroppo anche che alcuni dei documenti che non sono ancora digitalizzati andranno inevitabilmente persi, prima che il loro contenuto possa essere salvato grazie alla digitalizzazione. Quindi l’archivio fisico è destinato a rimanere.

Ma anche se tutta la collezione fosse già stata interamente digitalizzata, conserveremmo in ogni caso i supporti sonori originali, fisici». A questo, Vassere aggiunge che «non è verosimile, almeno nel nostro settore, pensare a un futuro che prescinda dai supporti cartacei», anche perché, ad oggi gran parte degli archivi sono ancora da digitalizzare: per quanto concerne le opere antiche (quindi con anno di pubblicazione dal 1471), ad esempio, «i libri digitalizzati sono meno del 3%» e per quanto riguarda incunaboli e Cinquecentine «i libri digitalizzati sono il 20%: si parla di 372 digitalizzati su 1880 opere». Il materiale documentale analogico, «tangibile» continua quindi ad esistere, utilizzato e consultato in ambito di ricerca, soprattutto negli scenari legati alla didattica. Ed è infatti in questa prospettiva che vanno visti i futuri sviluppi degli archivi digitali: «Questi aspetti» ci dice Vassere «sono in gran parte delegati al progetto della nuova Biblioteca digitale. Da parte nostra, conduciamo attività didattiche in collaborazione con le scuole e l’Università della Svizzera italiana, mentre periodicamente, vengono organizzate mostre e conferenze per la valorizzazione dei fondi digitalizzati». Giovannoni a sua volta spiega che «il patrimonio della FN è suddiviso in cinque settori principali: la musica classica, il jazz, il folk, il rock-pop e il parlato. Le opportunità didattiche e di approfondimento sono quindi molteplici. Se rimaniamo in ambito musicale, possiamo dedicarci a esplorare i vari generi o a fare delle ricerche regionali o tematiche. Nello specifico, ad esempio, gli studenti di musica possono confrontare tra loro le differenti interpretazioni di un’opera da parte di musicisti o di direttore d’orchestra diversi. Nel settore parlato invece si trova materiale di grande interesse su temi estremamente diversificati, che sono utili non solo a livello didattico, ma anche giornalistico, storico, linguistico, sociologico, etc. Inoltre» prosegue «va detto che l’ambito della ricerca e dello sviluppo è centrale per la FN, che collabora attivamente a livello locale, nazionale e internazionale con molti partner. Ciò ha ad esempio permesso alla FN di sviluppare il progetto VisualAudio, un sistema che permette, attraverso la scansione di una fotografia analogica di un disco rotto, di estrarne il suono, anche se il disco non è più leggibile in maniera tradizionale con un giradischi. Si tratta di un processo di digitalizzazione molto particolare e quasi unico al mondo. Stiamo costantemente cercando di migliorarlo, per ottenere una qualità del suono ricavato dall’immagine sempre maggiore. Ma vi sono anche altri progetti in corso, come quello di una macchina per lavare e «stirare» i nastri magnetici delle cassette audio. In ogni caso» chiosa Giovannoni «attualmente il progetto più importante per i prossimi anni è quello del trasloco definitivo nella Città della musica, verso il 2027, dove la FN prevede di dedicare maggiore spazio al lavoro di divulgazione e valorizzazione del proprio patrimonio, coinvolgendo il pubblico in attività didattiche, formative e di intrattenimento».

Insomma, sembra quindi che il binomio fisico/digitale continuerà ad accompagnarci ancora per molti anni e il grande lavoro che stanno facendo gli archivi pubblici non potrà prescindere dal mantenere in ogni caso la base di documenti originali per la possibilità di consultare gli originali (oltre, naturalmente, che per il loro valore intrinseco - basti pensare ai libri antichi). E questo è un dato che dovrebbe renderci felici perché ci dice che siamo legittimati a pensare alla tecnologia come un’amica ormai indispensabile ma non prevaricante: il mondo reale continua a rimanere quello nel quale le cose si possono (devono?) sperimentare in modo diretto per trarne un’esperienza forse più profonda. 

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