Curiosità

Estetica e sicurezza

Grazie al Consorzio Pulizia delle rive e dello specchio d’acqua del lago Ceresio andiamo alla scoperta di un lavoro duro ma appagante
© CdT / Chiara Zocchetti
Mattia Darni
17.02.2023 06:00

Quando arriviamo alla foce del Cassarate è una bellissima mattinata: il sole splende alto nel cielo terso e i suoi raggi si riflettono sulla superficie cristallina del lago. Uno scenario idilliaco a cui contribuisce con la propria attività il Consorzio Pulizia delle rive e dello specchio d’acqua del lago Ceresio che, dalla fine degli anni Settanta, si occupa di raccogliere e smaltire, con finalità sia estetiche sia di sicurezza per la navigazione, i rifiuti galleggianti sul lago. Ad attenderci su uno dei natanti che regolarmente prestano servizio nel bacino sottocenerino ci sono il pilota/operaio Lorenzo Vassalli e il segretario del Consorzio Fabio Schnellmann. Saliamo a bordo e partiamo.

Un lavoro, tanti sacrifici

Mentre ci allontaniamo dalla riva, dalla sua cabina di pilotaggio Lorenzo Vassalli ci spiega che il suo lavoro è influenzato in maniera significativa dal ciclo delle stagioni e dalle condizioni meteorologiche. «D’estate siamo più sollecitati rispetto all’inverno in quanto la vegetazione è più rigogliosa e quindi sullo specchio d’acqua finiscono più detriti vegetali. I mesi caldi sono inoltre caratterizzati dallo sviluppo di temporali e, in alcuni casi, di inondazioni: fenomeni, questi, che contribuiscono a sporcare il Ceresio. Non bisogna poi dimenticare che durante la bella stagione le rive di fiumi e laghi sono maggiormente frequentate dalle persone e quindi aumentano i rifiuti prodotti dall’uomo».

Per svolgere questa professione, capiamo subito, ci vogliono molta passione e grande spirito di sacrificio. Coloro che operano a bordo dei natanti, difatti, non sono dipendenti fissi del Consorzio bensì personale avventizio che viene pagato ad ore. «Ho cominciato a lavorare sul lago di Lugano nel 2010, inizialmente per scherzo e per aiutare un amico», racconta Lorenzo Vassalli. «Sempre quasi per gioco, ho fatto la patente per guidare il natante e da lì non mi sono più fermato. È chiaro che per svolgere questa professione è necessario essere molto motivati in quanto al tempo non si comanda: bisogna essere pronti ad intervenire quando serve. Ciò – è lapalissiano – incide negativamente sulla possibilità di esercitare altre professioni a margine perché, se si viene chiamati per intervenire sul lago, bisogna interrompere quello che si sta facendo e uscire con l’imbarcazione».

Le sfide di una professione

Il lavoro di pulizia delle acque si divide in due attività distinte: l’eliminazione dei detriti che galleggiano sulla superficie del lago e la pulizia delle rive. Per adempiere alla prima mansione si utilizza il natante che, nella parte anteriore, è dotato di un carrello scorrevole il quale, immerso in acqua, recupera i rifiuti. Essi vengono quindi trasportati da un altro nastro nella parte posteriore dell’imbarcazione dove si trova un contenitore per la loro raccolta. Più impegnativa è invece la pulizia delle rive in quanto l’operaio/pilota deve scendere dal natante e, armato di scopa metallica, pala e forca, caricare a bordo tutti i detriti. «Oltre alle rive pubbliche cerchiamo di dare una mano pure nella pulizia di quelle private», spiega Lorenzo Vassalli. «Anche perché, se non lo facessimo, i privati riverserebbero tutti i materiali portati sui loro terreni dal lago di nuovo nelle acque del Ceresio».

Per svolgere la propria attività, il Consorzio si avvale di tre imbarcazioni: una ormeggiata a Lugano, una a Muzzano e una a Riva San Vitale. «La prima opera sul tratto che dal ponte-diga di Melide va verso Lugano, la seconda si occupa del ramo di Agno, mentre la terza del tratto che dal ponte-diga va a Riva San Vitale», illustra Lorenzo Vassalli.

Il materiale mediamente raccolto in un anno è di circa 2.000/2.500 tonnellate: esso è formato per l’85% da legname e per la parte restante da plastiche, bottiglie, pneumatici e da altri tipi di rifiuti galleggianti. Se fino all’inizio degli anni Novanta i rifiuti venivano bruciati a riva, oggi vengono invece ritirati da due ditte specializzate e portati in due centri di raccolta: uno a Riva San Vitale, l’altro a Monteggio. «La maggior parte del materiale riusciamo a riciclarla, il resto finisce al termovalorizzatore di Giubiasco», racconta Fabio Schnelmann. «Qualche anno fa abbiamo anche pensato alla possibilità di trasformare il legname raccolto in pellet da utilizzare quale combustibile negli impianti di riscaldamento. Abbiamo tuttavia dovuto rinunciare all’idea perché il legno che proviene dal lago non è idoneo a tale scopo. Oggi viene pertanto utilizzato per produrre compensato e truciolato. Allo scopo di ridurre i costi di smaltimento, inoltre, cerchiamo di regalare il legname raccolto. L’operazione è particolarmente interessante dopo i temporali quando nel lago si riversa legno non ancora marcio e che ben si presta da utilizzare, per esempio, in camini e stufe».

Con i suoi natanti, il Consorzio si occupa altresì del taglio e dell’eliminazione delle alghe che disturbano la balneazione e complicano la navigazione. «Ad essere interessata dal problema è soprattutto la zona di Melide», spiega Lorenzo Vassalli. Per procedere con la loro eliminazione, tuttavia, il Consorzio abbisogna di un’autorizzazione da parte del Cantone. «In determinati periodi dell’anno, in effetti, non possiamo procedere con la rimozione delle alghe perché esse diventano l’habitat di alcune specie di pesci che vi depongono le uova», chiarisce Fabio Schnellmann.

Accessoriamente, infine, il Consorzio collabora con gli enti competenti in caso di inquinamento e con le associazioni di sommozzatori per il recupero dei rifiuti sommersi.

I campi d’intervento, insomma, sono molteplici così come lo sono le sfide cui è confrontato il Consorzio. «Per noi è innanzitutto importante contribuire alla salvaguardia dell’ambiente: è sulla base di tale proponimento che ci impegniamo a riciclare la maggior parte del materiale che raccogliamo», racconta Fabio Schnellmann. «Un altro punto su cui poniamo l’accento è l’immediatezza dell’intervento visto che la Polizia e la Società di Navigazione del Lago di Lugano vogliono poter contare su delle acque pulite, soprattutto a seguito di forti temporali: ecco allora che, a un paio di ore dalla fine degli eventi meteorologici, siamo già attivi con i nostri natanti». Non è tuttavia sempre possibile intervenire. «In caso di forte vento non possiamo uscire con le imbarcazioni in quanto, avendo esse il fondo piatto, rischierebbero di rovesciarsi», spiega Lorenzo Vassalli.

Al giorno d’oggi, si sa, una sfida importante è anche la sostenibilità finanziaria di un’attività. «Da questo punto di vista possiamo contare sul sostegno di tutti i Comuni affacciati sul lago, su quello del Cantone e su quello dei consorzi di depurazione delle acque», sottolinea Fabio Schnellmann.

I furbetti della corrente

Una delle caratteristiche del Ceresio è la sua internazionalità: parte delle sue acque, infatti, si trova in territorio italiano. Ecco allora che la collaborazione con le realtà d’oltreconfine è fondamentale. «La cooperazione con l’Italia ha tinte chiaroscure», rivela Fabio Schnellmann. «Con la Provincia di Varese le relazioni sono piuttosto buone in quanto abbiamo stipulato un accordo in base al quale loro ci mettono a disposizione un natante e noi ci occupiamo della raccolta dei rifiuti galleggianti che poi consegniamo loro per lo smaltimento. Per il nostro servizio, inoltre, ci versano un compenso in base alle ore di lavoro svolte. Con la Provincia di Como, viceversa, non siamo mai riusciti a giungere ad un accordo visto che essa specula sul fatto che la corrente trasporta i suoi rifiuti nella parte svizzera del Ceresio lasciandocene l’incombenza della raccolta e dello smaltimento».

Quando il problema è a monte

Negli ultimi anni il discorso ambientale ha guadagnato campo: viene allora da chiedersi se anche la sensibilità verso l’inquinamento del Ceresio sia aumentata e quindi i rifiuti prodotti dall’uomo siano diminuiti. «Oggigiorno, in effetti, la gente fa più attenzione a non inquinare il lago», osserva Fabio Schnellmann. «Ciò che forse manca ancora è un’analoga sensibilità nei confronti dei fiumi all’interno dei quali vengono ancora gettati troppi rifiuti che poi le correnti trasportano nel lago. Sarebbe quindi interessante promuovere un’attività di sensibilizzazione in tal senso nei Comuni toccati dai fiumi Cassarate, Vedeggio e Mara».