Prodotti pericolosi

I veleni in casa sono un pericolo che non va mai sottovalutato

Detergenti, cosmetici, medicinali, prodotti per l’orto: un arsenale utile, ma da maneggiare con cura poiché potenzialmente letale.
Non bisogna mai lasciare a portata di bimbo sostanze pericolose .
Martina Ravioli
23.06.2022 17:25

I dati di Tox Info Suisse, centro svizzero di riferimento per domande riguardanti le intossicazioni raggiungibile 24 ore su 24 tramite il numero di emergenza 145, parlano chiaro. Secondo il «Rapporto annuale 2020» il 74% delle intossicazioni per cui è stata richiesta consulenza è accidentale e avviene in ambito domestico e solo il 2,7%rientra nella sfera professionale. La casa, quindi, è un luogo non poi così sicuro come siamo abituati a credere. O meglio: lo è, ma nel momento in cui agiamo con cognizione di causa. E se, come spiega la dottoressa Cornelia Reichert, medico capo servizio di Tox Info, per l’uomo i rischi maggiori derivano da «farmaci (34% delle consulenze), prodotti industriali portati a casa dal posto di lavoro, piante (per esempio l’aconito, il colchico autunnale), certi funghi e droghe illegali», per i cani, invece, «sono pericolosi il cioccolato, l’uva e lo xilitolo del cibo dolcificato artificialmente. Per i gatti, in particolare, sono rischiosi i gigli e certi insetticidi (piretroidi)». Il tema, talvolta banalizzato e sottovalutato è, in realtà, quantomai attuale e ritenuto importante anche dalla Confederazione che, tramite l’Ufficio federale della sanità pubblica UFSP, ha lanciato infochim.ch, una campagna per un impiego responsabile dei prodotti chimici nel quotidiano. Tramite il sito è possibile ordinare materiale informativo per privati e per attività didattiche, accedere ai contatti d’emergenza, risalire alle basi giuridiche, cimentarsi in divertenti test e, in generale, addentrarsi in un mondo che, erroneamente, crediamo di conoscere.

Anche il Ticino si occupa, e si preoccupa, di avvelenamenti e intossicazioni sia accidentali che volontarie e lo fa non solo a livello locale. «L’Istituto di Scienze Farmacologiche della Svizzera Italiana (ISFSI), facente parte dell’Ente Ospedaliero Cantonale, è uno dei 28 centri sentinella, distribuiti in 21 paesi, dello studio Euro-DEN che analizza le intossicazioni date dall’assunzione di sostanze a scopo ricreazionale, come gli stupefacenti» esordisce il professor Alessandro Ceschi, Primario e Direttore medico e scientifico dell’ISFSI, che chiarisce: «Oltre alle droghe e all’alcool, le intossicazioni possono derivare anche dall’assunzione volontaria o meno di piante e funghi allucinogeni. In Ticino il fenomeno è piuttosto raro e abbiamo avuto 2 casi di intossicazione nel 2020 e 1 caso nel 2021 che hanno richiesto trattamenti medici. Le intossicazioni in generale, con farmaci e altre sostanze, sono però molto più frequenti. Al pronto soccorso dell’Ospedale Civico a Lugano, dove siamo prevalentemente basati, arrivano in media 1 o 2 persone ogni giorno». E, in effetti, è proprio il pronto soccorso, oltre al medico di famiglia e al numero d’emergenza 145, il primo riferimento in caso di incidente, anche domestico. «Il ruolo dell’ISFSI e del medico specialista in farmacologia e tossicologia clinica è, in primo luogo, quello di consulenza verso i colleghi medici e farmacisti per poter gestire al meglio, tramite le competenze di un team interdisciplinare, anche situazioni molto complesse che possono verificarsi nei pazienti. Non gestiamo direttamente letti o reparti, ma affianchiamo i clinici per tutto quanto riguarda la consulenza farmacologica e la tossicologia clinica (reazioni avverse, interazioni, dosaggi errati, avvelenamenti e tossicità, ...). Inoltre, come medici specialisti, affianchiamo anche in tutto quanto riguarda avvelenamenti e intossicazioni casalinghe» spiega il Professor Ceschi. Nelle nostre case, infatti, abbiamo numerose sostanze potenzialmente tossiche che sta al singolo individuo gestire in sicurezza. «A livello istituzionale si è sempre sensibili al tema e negli anni le regolamentazioni sono diventate via via più severe, introducendo ad esempio le chiusure di sicurezza e imponendo i simboli uniformati. Sicuramente la riflessione su quanto sia opportuno disciplinare a livello legislativo è tuttora aperta, ma la sicurezza dipende ancora, per buona parte, dalle corrette azioni di ciascuno» conclude Ceschi.

Nella quotidianità casalinga, quindi, a cosa bisogna fare particolare attenzione? «I farmaci da banco sono una fonte di pericolo soprattutto per i bambini e l’accessibilità alle medicine deve essere sempre impedita ai più piccoli» raccomanda Francesca Bedussi, Medico capoclinica all’ISFSI, che continua: «Anche medicinali ritenuti innocui non lo sono. Un caso classico è il paracetamolo, presente in tutte le case e ottimo principio attivo per vari disturbi. Se assunto correttamente è utile e non si corrono particolari rischi, ma un sovradosaggio, cioè l’assunzione di oltre 4g al giorno, porta ad una tossicità epatica importante che può rivelarsi, in alcuni casi e senza un corretto trattamento medico, letale. Basti pensare che casi di suicidio tramite assunzione di paracetamolo in dosi massicce non sono, purtroppo, così rari. Rimanendo nell’ambito delle intossicazioni accidentali, un altro caso classico riguarda i farmaci a base di benzodiazepine. Anche questi, se lasciati incustoditi e alla portata dei bambini, sono frequente motivo di avvelenamento».

Non solo pastiglie e sciroppi, ma anche cosmetici, detersivi, diserbanti, diluenti e chi più ne ha più ne metta. Tra le mura domestiche ospitiamo innumerevoli prodotti - se tutti necessari non sta a noi dirlo, ma il dibattito è sempre più attuale - e, come spiega la dottoressa Bedussi, «Ogni prodotto ha dei rischi tossicologici in misura variabile. Per alcune sostanze sono veramente minimi, praticamente nulli. Capita che i medici siano sollecitati da genitori preoccupati dal bebè che ha leccato il burro di cacao, ha ingerito del pongo o ha succhiato un pennarello. Ecco, in questi casi si può stare tranquilli poiché non vi sono, in linea di massima, rischi particolari. Eventuali sostanze estranee saranno espulse con le feci. Un po’ più serio è il discorso legato ai saponi. Se ingeriti possono dare problemi e bisogna evitare di far vomitare il bambino per non rischiare di creare schiuma che, inalata, darebbe problemi di soffocamento o a livello polmonare. Ma, tralasciando eventuali prodotti industriali che nelle case non dovrebbero esserci, le sostanze più pericolose d’uso abituale sono i caustici». Con il termine «caustico» si intende una sostanza con un pH maggiore di 12 o minore di 2 e quindi molto basica o molto acida. Tipicamente sono caustici i detersivi per lavastoviglie, gli sbiancanti, i disgorganti, l’ammoniaca. Se vengono ingeriti danno lesioni gravi a livello della mucosa. Per i bambini piccoli un rischio elevato viene dalle capsule di detersivo per lavastoviglie. La forma, il colore sgargiante, la morbidezza: tutto li attrae. Inoltre, l’involucro è pensato per sciogliersi facilmente e quando messe in bocca, a contatto con la saliva, liberano velocemente il contenuto dando luogo a lesioni irritative importanti.

Come sempre prevenire è meglio che curare. «Non bisognerebbe mai tenere in casa prodotti industriali, magari presi sul posto di lavoro. Questi preparati hanno concentrazioni di sostanze tossiche più elevate e sono pertanto ancora più rischiosi. Altro motivo di incidente, spesso sottovalutato, è la scorretta pratica del travaso, cioè» chiarisce la dottoressa, «travasare un prodotto dalla sua confezione, contrassegnata con tutti i simboli di pericolo e le indicazioni necessarie, ad un contenitore neutro, ad esempio una bottiglia d’acqua vuota. Il rischio per i bambini, ma anche per gli adulti è elevato. Scambiare una sostanza pericolosa per una bibita è un attimo. Succede spesso con il liquido antigelo, magari tenuto in macchina in una bottiglietta. Il glicole etilenico, in esso contenuto, è molto pericoloso. Non è facile diagnosticare l’avvelenamento da glicole etilenico senza un’anamnesi precisa. Se assunto, infatti, all’inizio dà sintomi simili all’ubriachezza: letargia, vomito. Ma in seguito i metaboliti che vengono prodotti sono tossici per i reni e i loro effetti non reversibili. Il metanolo, invece, presente nei solventi e con cui si hanno avuti casi di sofisticazione del vino, dà lesioni a carico della retina e può portare alla cecità. In entrambi i casi, se si interviene tempestivamente, si può avere un decorso favorevole, ma l’intervento deve essere immediato». E a proposito di primo soccorso, le credenze popolari abbondano: dall’indurre il vomito al bere il latte per neutralizzare un ipotetico veleno. Ma quale è la cosa giusta da fare? La dottoressa Bedussi è lapidaria: «Nulla. Non bisogna mettere in atto alcuna strategia di intervento senza aver consultato un medico. Si rischiano più danni che altro. Ogni intossicazione è un caso a sé. Ad esempio, nel caso di ingestione di un caustico, il vomito aumenta i danni alla mucosa dell’esofago perché prevede un secondo passaggio della sostanza nelle zone già lesionate dall’ingestione. C’è poi il rischio, soprattutto nei bambini, di inalazione del vomito, con tutte le complicazioni connesse. Inoltre, anche ammettendo che indurre il vomito sia la strategia giusta, raramente sarà una misura decontaminativa sufficiente. Bere latte, invece, in alcuni casi facilita addirittura l’assorbimento delle sostanze tossiche. Insomma, la prima cosa da fare è contattare il 145, il pronto soccorso o il medico di fiducia riferendo, in modo dettagliato, con quale sostanza si è entrati in contatto e in che quantitativi». Una volta preso in carico un paziente, le strategie variano a seconda della diagnosi. Dalla lavanda gastrica alla somministrazione di antidoti o di carbone vegetale attivato che ha la capacità di assorbire alcune sostanze tossiche.

A volte la diagnosi è complicata. Se non si sa cosa ha assunto la persona che sta male si deve procedere per esclusione. Vi sono alcuni esami del sangue che possono aiutare a identificare la causa del malessere e quindi la sostanza da contrastare, ma non sempre e non per tutto.

Ancora Bedussi. «Analizzando attentamente i sintomi il medico indirizza la diagnosi. Anche il parere dei soccorritori giunti sul posto è fondamentale. Ad esempio, se una persona si è sentita male in giardino e nelle vicinanze si osservano piante velenose come l’oleandro, è probabile la correlazione causa-effetto. Il medico si avvale della consulenza di botanici e micologi per identificare piante e funghi velenosi e i loro effetti. Dopo aver raccolto i funghi, è bene farli sempre controllare dagli esperti prima di consumarli poiché frequenti sono i casi di avvelenamento per aver confuso una specie velenosa con una edule. Anche per le piante occorre fare attenzione. La borragine, commestibile, è simile alla mandragora che è invece tossica. Altro errore da non fare è quello di credere che i prodotti venduti come biodegradabili o ecologici siano sempre innocui. Non è così». E nelle case il rischio è dato anche dal radon, dall’amianto e dal monossido di carbonio che dà sintomi variabili e può portare al decesso. La dottoressa conclude con un consiglio: «Gli accorgimenti banali sono i più efficaci. Non lasciare incustoditi i prodotti pericolosi, evitare di travasare le sostanze, non conservare in casa materiali presi sul posto di lavoro e istallare i rilevatori di monossido. Semplici regole che salvano la vita».

E se i rischi ci sono, ci sono anche le contromisure. La legge, come nel caso del diserbante Paraquat, bandito in Svizzera nel 1989 per la sua tossicità acuta e l’associazione al morbo di Parkinson. Il buon senso, nell’evitare l’acquisto di sostanze tossiche ad uso ricreativo (famosi i casi di consumo di sciroppi a base di codeina mischiati ad alcool per cercare «lo sballo», soprattutto tra i più giovani). Le pratiche igieniche, nella preparazione e conservazione di alimenti per evitare tossinfezioni più o meno serie: dal mal di pancia ai danni neurologici da assunzione di tossina botulinica. Le indicazioni mediche, per non incorrere in un sovradosaggio inconsapevole tramite assunzione incontrollata di farmaci.

Insomma, basta davvero poco per far sì che la casa continui ad essere un rifugio sicuro e non un oscuro antro irto di pericoli.

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