Segnaletica

In arrivo facilitazioni per chi accetta di condividere l’auto

Dal 2023 le vetture con a bordo il conducente e tre passeggeri potrebbero circolare sulle corsie destinate al trasporto pubblico – Ma non è detto che succeda davvero...
Il traffico è un problema comune. Il carpooling è una misura. ©CdT/PUTZU
Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
20.10.2022 17:00

Non sarà la soluzione in grado di risolvere i problemi del traffico, ma può essere un’arma in più a disposizione delle autorità, costantemente confrontate con le colonne e i disagi procurati dall’eccessiva utenza che si riversa sulle nostre strade. Dal 1. gennaio del prossimo anno, una nuova segnaletica stradale andrà ad aggiungersi al lungo elenco già a disposizione del legislatore: si tratta del segnale che porta la cifra 5.43 e che il Consiglio federale ha voluto per incoraggiare la pratica della condivisione dell’auto, il cosiddetto carpooling, a lungo invocato come una misura in grado di attenuare i volumi di traffico sulle nostre strade, ma in realtà praticamente ignorata nella Confederazione, dove le statistiche affermano che l’occupazione media di una vettura è di 1,1 persone. Il segnale stradale che porta la cifra 5.43 mostra la sagoma di un’auto a cui si aggiunge una cifra indicante il numero minimo di persone a bordo (in realtà il conducente più tre passeggeri), requisito necessario per poter circolare anche sulle corsie destinate al traffico di interesse pubblico, ossia quelle dei bus e dei taxi, che già oggi per favorire la cosiddetta mobilità lenta sono aperte a chi si sposta in bicicletta.

La trovata non ha nulla di geniale: negli Stati Uniti è in vigore da decenni e con un certo successo, ma il calibro delle strade in America non è nemmeno paragonabile al nostro, considerato che spesso le corsie sono cinque o sei e dunque è piuttosto facile destinarne una alle auto che trasportano più passeggeri. Da noi, invece, le strade a doppia corsia sono un’eccezione; è già bello quando si riesce a ricavare una seconda corsia per gli autobus e dunque la validità pratica della decisione del Consiglio federale è tutta da dimostrare. Anche perché si tratta di una norma applicabile dagli enti pubblici in maniera facoltativa. «Incoraggiando la condivisione dell’automobile, il Consiglio federale intende anche ridurre l’inquinamento e la congestione del traffico» spiega l’Ufficio federale delle strade.

Il Ticino è pronto a fare la sua parte per incoraggiare la mobilità condivisa e favorire la fluidità del traffico? Dalle risposte che abbiamo ottenuto sia a Lugano, sia a Bellinzona, la questione non sembra essere prioritaria. «Da noi esiste una commissione mobilità che sarà certamente chiamata a riflettere sulla problematica, ma finora il tema non è stato all’ordine del giorno. Sicuramente una verifica la faremo, magari in qualche tratto di strada riusciremo anche a favorire questo tipo di circolazione, ma non posso promettere che la modifica della segnaletica sarà fatta dall’inizio dell’anno prossimo» afferma l’on. Filippo Lombardi, titolare del dicastero «Sviluppo territoriale» della città di Lugano, che comprende anche la mobilità. «Non da ultimo, mi aspetto una certa resistenza da parte di chi gestisce il traffico pubblico, perché sacrificare le corsie preferenziali dei bus comporta sicuramente dei problemi sia a livello di sicurezza, sia di puntualità dei mezzi pubblici» aggiunge Lombardi.

Stesso discorso a Bellinzona, dove il vicesindaco Simone Gianini, a cui compete la direzione del dicastero «Territorio e mobilità» conferma che il tema finora non è stato ancora affrontato. «Nella nostra città favorire il traffico lento è un obiettivo importante e in questo senso abbiamo permesso l’utilizzo delle biciclette anche lungo le corsie destinate al trasporto pubblico. Sulle novità introdotte dal Consiglio federale non ci siamo ancora chinati, ma lo faremo presto. A titolo personale rilevo che forse la nuova disposizione potrà anche avere qualche effetto sulla fluidità del traffico nelle ore di punta, però non dobbiamo nasconderci che si aprirà la questione del controllo dei veicoli che potranno beneficiare del diritto di circolare nelle corsie destinate ai bus. E poi c’è un discorso legato alla pressione esercitata dal trasporto pubblico: ci sono corsie già molto frequentate dagli autopostali, immaginare di poterle aprire anche alle auto non è evidente».

Diversi dubbi sussistono, dunque, e in questo senso le nostre città sono in buona compagnia. Da quanto ci risulta, non è infatti che oltre San Gottardo si assisterà ad un’apertura generale delle corsie oggi riservate al trasporto pubblico. Berna ha già chiarito che il suo obiettivo è quello di evitare che le auto circolino nel tessuto urbano e teme gravi ripercussioni e congestionamenti a livello del trasporto pubblico; Zurigo e Lucerna hanno relegato la questione tra quelle che non sono urgenti. Vi è da segnalare che il canton Ticino è stato uno dei precursori in quest’ambito, con la creazione di una corsia preferenziale destinata al carpooling a Novazzano, a ridosso della dogana e pensata soprattutto per i frontalieri. Ma in questo caso non si trattava di una corsia utilizzata dai mezzi pubblici.

«Da parte nostra vediamo di buon occhio la nuova norma decisa a livello federale - dice il direttore del TCS Ticino Roberto Morandi - ma siamo molto scettici per contro sui posteggi dedicati a chi fa del carpooling. L’ordinanza sulla segnaletica prevede una facilitazione d’uso a vantaggio di chi condivide l’auto anche per i parcheggi, ma siamo curiosi di vedere come avverranno i controlli e come sarà possibile applicare la norma».

Insomma, ben vengano tutti i tentativi di contenere il traffico, soprattutto quelli come questo deciso a livello federale, che non fa leva su una proibizione, ma su un’autorizzazione che fino ad oggi non c’era, tuttavia sembra improbabile che misure come queste siano destinate a cambiare le abitudini della gente, che continua a muoversi da sola in auto, con poche eccezioni legate per lo più alla condivisione della vettura a livello aziendale. La paura di ospitare degli sconosciuti a bordo, di dover allungare il giro per accogliere gli ospiti, di dover attendere i comodi degli altri prima di mettersi in viaggio, l’impossibilità per molti di poter scegliere liberamente gli orari di lavoro, sono degli svantaggi che non compensano la ripartizione delle spese e dunque l’economicità di una scelta che sarebbe prima di tutto dettata dall’idealismo e dalla convinzione di dover fare qualcosa per l’ambiente. Una motivazione che, contrapposta all’esigenza di avere uno spazio privato tutto per noi, quello dell’abitacolo della nostra auto, non è sufficientemente forte per la maggior parte degli automobilisti. 

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