Miti e simboli

L’immaginario collettivo di auto, moto, aerei e camion

Ecco una carrellata di mezzi che hanno fatto storia e leggenda lungo il nastro d’asfalto e non solo: dal Ciao della Piaggio al Boeing 747, senza dimenticare la «Topolino»
Il ciclomotore Maxi Puch, un must tra gli adolescenti degli anni ‘70 e ‘80.
20.10.2022 11:21

Vi sono mezzi di trasporto che per molti motivi, anche originali, sono entrati di diritto nell’immaginario collettivo. Certo, auto, moto e aerei hanno incarnato senza troppa fatica per decenni il mito del progresso tecnologico e della mobilità sempre più alla portata di tutti nella loro globalità, ma alcuni modelli specifici hanno acceso i sogni della gente anche più di quanto abbiano animato strade e cieli nel corso degli anni. Inoltre, va detto che un forte influsso sulla fama e l’attenzione legate a questo oppure a quell’auto o scooter o velivolo lo ha la loro origine - com’è il caso, per esempio, della Fiat 500 «Topolino» (prodotta tra il 1936 e il ’55), celebre in Europa occidentale o in Giappone, ma del tutto ignota per gli americani.

In sella e...via
I prodotti che possono vantare una «presenza» su scala planetaria nei pensieri degli appassionati (e non solo) sono comunque tanti. Iniziando dalle due ruote, alle nostre latitudini in molti ricordano ancora con affetto il ciclomotore Maxi Puch, che negli anni ’70 e ’80 era decisamente in voga tra gli adolescenti elvetici, quando nello stesso periodo spopolava pure il Ciao della Piaggio, prodotto in 3,5 milioni di esemplari tra il ’67 e il 2006 e ancora adesso non di rado «operativo» poiché ereditato da un parente o rimesso in sesto giacché parte del proprio vissuto. Sullo stesso piano, ma risalente a un periodo ancora anteriore, merita un suo spazio un altro protagonista della mobilità «leggera» come il Velosolex, con il motore «appoggiato» alla ruota anteriore, sotto il manubrio, prodotto dal 1946 all’88. Sempre tra le celebrità a due ruote vanno ricordati tre pesi massimi tra gli scooter nati nell’immediato secondo dopoguerra: da un lato la Vespa della Piaggio e la Lambretta, con la prima ancora in voga adesso anche con trazione elettrica e la se-conda che brilla con i modelli storici; il terzo esponente «d’antan» è il Galletto della Moto Guzzi, prima espressione di scooter polivalente a ruota alta. Tra le moto, fatta astrazione dalla passione per i singoli marchi, vi sono modelli in merito ai quali il rispetto e l’affetto sono unanimi. Uno di questi è l’Honda Super Cub (o Honda Cub), nato nel 1958 e ancora in produzione tuttora. Rivelatosi un successo mondiale che ha contribuito a diffondere il marchio giapponese nei cinque continenti, il Cub e i suoi motori tra 50 e 125 cc hanno messo le ruote a un esercito di centauri. Finora, infatti, è stato prodotto in oltre cento milioni di esemplari. Honda tra le moto più generose vanta anche un’altra pietra miliare dell’immaginario collettivo come la 750 Four degli anni ’70, mentre altri marchi possono contare su un nutrito gruppo di appassionati grazie a prodotti pure iconici. Se per l’Harley-Davidson si può citare la 883, modello la cui celebrità è stata tale da meritarsi pure il nome di un gruppo musicale attivo dall’89 al 2003, mentre la Triumph è celebre per modelli come le sue Bonneville e Daytona e la Moto Guzzi vanta motociclette celebri come il Falcone o la California: Tra i prodotti giapponesi, la Suzuki ha fatto sensazione negli anni ’80 con la sua Katana, come Kawasaki con le varie Ninja e la Yamaha ha visto i suoi modelli Ténéré da Enduro entrare nel mito, anche grazie ai successi sportivi.

Dalla supercar all’utilitaria
E tra le auto? Oltre a citare modelli iconici di purosangue come Ferrari 250 GTO, Lamborghini Miura, Ford Mustang, Porsche 911 e 356 o Jaguar E-Type, Chevrolet Corvette e Aston Martin DB4, anche tra la produzione più popolare a quattro ruote non mancano vetture mitiche, meritatamente celebri e amate in tutto il mondo. Oltre alla Fiat Nuova 500 - prodotta dal 1957 al ’75 - che ha messo le ruote all’Italia, nello stesso solco figurano modelli che sono stati decisivi per la motorizzazione di massa nei loro Stati d’origine come altrove. È il caso in Germania della Volkswagen Maggiolino, diventata sinonimo di libertà, viaggi e mobilità fino ai giorni nostri. E se per la Francia il pensiero va soprattutto alla Citroën 2CV - rimasta in produzione dal 1948 ai primi anni ’90 - che ha fatto la storia della mobilità e la felicità di tanti automobilisti grazie al tetto «arrotolabile», al piccolo quanto robusto 2 cilindri e all’abitacolo ben vivibile - in Gran Bretagna è la Mini Morris (o Cooper, l’alter ego sportivo) che ha fatto la differenza fin dagli anni ’60 e non ha ancora smesso di meritarsi simpatia e tanti appassionati guidatori anche ai giorni nostri. Ci sono poi altri modelli che meritano un discorso a parte, come la Jeep Willys. Arrivata ovunque con le forze alleate che hanno affrontato e vinto la Seconda guerra mondiale, in Svizzera era popolare pure con gli esemplari nati in terra elvetica ed è stata la progenitrice di una categoria, quella dei fuoristrada, che non ha smesso di reclutare appassionati. E se l’Alfa Romeo Spider, più famosa come «Duetto», è una vera diva del cinema per aver portato a spasso Dustin Hoffmann in un film cult co-me «Il Laureato» (1967) pochi mesi dopo il suo debutto sul mercato, altre vetture si dimostrano indimenticabili grazie alla carriera sportiva, come le Lancia Stratos e Delta protagoniste nei rallies tra metà anni ’70 e inizio anni ’90, oppure la Alpine A110 che vinse molto nei primi anni ’70 o la prima Audi quattro che nell’81 al suo debutto stravolse ogni concetto nelle corse su strada ed è ricordata tuttora come una pietra miliare nei rally.

Giganti su ruote
All’opposto, vi sono anche autocarri e furgoni che hanno segnato la memoria di chi li ha guidati o anche soltanto guardati. Pure in virtù delle sue varianti militari, l’elvetico Saurer 5DM con la sua cabina arretrata e il look davvero unico è di certo un ricordo indelebile che ha macinato chilometri sull’arco di vari decenni, non solo in terra elvetica, visto che molti esemplari sono ancora in circolazione nei Balcani. I popolari Fiat 690 e 691 fanno pure parte di un immaginario collettivo più «vintage», che li ricorda in azione anche in Ticino nella realizzazione delle nostre autostrade, affiancati a meno iconici Hanomag-Henschel F221, Scania-Vabis L75 e vari Mercedes. In merito ai furgoni, un ruolo da assoluto protagonista lo ha il Volkswagen Transporter, soprattutto nelle varianti T1 e T2 («Bulli») che hanno fatto furore negli Stati Uniti come mezzo di trasporto amato dagli hippies e in Europa da artigiani, famiglie numerose e hipster attuali.

Mitiche ali
Ma anche gli aerei sanno accendere la passione o, quantomeno, meritarsi un posto nella memoria di tanta gente. Ne sono un esempio due aerei ideati negli anni ’60 ed entrati in servizio poco dopo: il Boeing 747, famoso pure per la forma inconfondibile della cabina «rialzata», e il Concorde che garantiva tempi record per attraversare l’Atlantico ma è stato subito azzoppato dai suoi elevati consumi che poco si addicevano agli effetti della crisi del petrolio del ’73 e successive. Sulla stessa linea figurano altri velivoli popolari a seconda dell’età di chi li ama, come il Lockheed L-1049 Super Constellation degli anni ’50 e ‘60 che operò pure per Swissair, e sempre per la compagnia di bandiera elvetica, volò anche un altro aereo iconico: il Sud Aviation SE 210 Caravelle (uno fu dedicato a Bellinzona). Come nel caso delle moto, delle auto o dei camion, l’immaginario collettivo «ospita» prodotti che ne sono protagonisti in funzione di molte variabili, come il luogo d’origine; restando in campo elvetico, merita perciò una citazione un aereo civile decisamente diffuso come il Pilatus PC-6, nato negli anni ’60 e la cui produzione è andata avanti fino al 2019, rendendolo un velivolo diffuso ovunque nel mondo. 

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