Salute

La corsa al farmaco anti-obesità non si è ancora fermata

A tu per tu con il farmacista cantonale, Giovan Maria Zanini
© CdT/Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
17.09.2023 15:30

La corsa alla dieta facile non è ancora finita. La moda dei farmaci contenenti il semaglutide, principio attivo presente in medicamenti come l’Ozempic e il Saxenda, è sempre in voga, ma per il momento non è stato ancora introdoto il divieto di prescizioni per indicazioni non omologate. Perché il semaglutide- che induce un senso di sazietà, rallenta lo svuotamento dello stomaco e porta quindi a una significativa perdita di peso - non è stato pensato per le persone sane che vogliono dimagrire, ma è un trattamento essenziale per chi è affetto da diabete di tipo 2.

Così, a qualche mese dalla nascita del fenomeno, iniziato dopo che star, vip e influencer soprattutto americani (tra cui Elon Musk e Kim Kardashian) hanno iniziato a sbandierare ai quattro venti le proprietà nascoste del farmaco, non è stato ancora necessario impedire la vendita del medicamento a chi vuole solo dimagrire. Ciò nonostante, «la quantità è ancora inferiore alla richiesta», precisa il farmacista cantonale, Giovan Maria Zanini. Tradotto: c’è chi ancora lo usa per perdere peso anche se non ha il diabete, ma le scorte per il momento tengono. Anche perché restano ancora in vigore le disposizione introdotte in marzo e ribadite in luglio. Ovvero: la dispensazione di semaglutide in tutte le forme e presentazioni può essere effettuata esclusivamente previa presentazione di una ricetta rilasciata da un medico svizzero. Questo per impedire o almeno arginare il turismo del farmaco dalla Lombardia.

Piena fiducia ai medici

L’allarme quindi c’è stato - non era una bufala o un eccessivo allarmismo, appunto - ma l’argine innalzato per evitare che le richieste prosciughino le scorte sta tenendo. E al momento non si pensa di introdurre misure più draconiane. Anche se il farmaco continua a essere prescritto a chi non ha il diabete. «Non è vietata la prescrizione per indicazioni non omologate - chiarisce Zanini - il medico deve però essere in grado di difendere la sua scelta, deve cioè sostenere che il semaglutide è necessario per il paziente». Piena fiducia ai medici svizzeri, dunque. Che «nella stragrande maggioranza dei casi - precisa Zanini - conoscono i loro pazienti».

C’è chi si è arricchito

Tutto questo, sperando che prima o poi la moda cessi o perda la sua onda. Oppure ancora che le aziende produttrici dei farmaci «miracolosi» inizino a produrne più in quantità. Un’eventualità non così remota come dimostra il caso dell’azienda farmaceutica danese Novo Nordisk. Che in breve tempo è diventata la società con la più alta capitalizzazione d’Europa, 424 miliardi di dollari, rubando lo scettro alla francese LVMH. Una scalata resa possibile dal lancio del farmaco Wegovy nel Regno Unito, Danimarca, Stati Uniti, Norvegia e Germania. Farmaco che contiene ovviamente lo stesso principio attivo «miracoloso», il semaglutide. Che tanto piace ai vip e ai super ricchi del pianeta.

L’approvvigionamento

Mode, tendenze, fenomeni. Il mondo di oggi sembra percorrere a livello globale stili di vita, novità, ma anche preoccupazioni e paure alla velocità della luce. E quando ciò ha che fare con la salute e la sanità innesca dinamiche sconosciute fino a pochi anni fa. «Il problema di approvvigionamento di oggi del semaglutide 10-15 anni con ogni probabilità non ci sarebbe stato», spiega il farmacista cantonale. Detto altrimenti, chi produce oggi, ad esempio, l’Ozempic avrebbe reagito molto più in fretta alla domanda. E non ci sarebbe stato bisogno quindi di porre argini e prescrizioni per tutelare chi del medicamento ha davvero bisogno. Cos’è dunque cambiato nell’ultimo decennio? «È cambiato che le aziende non hanno più le scorte che avevano in passato. Oggi producono solo quello che vendono. È insomma cambiata la programmazione aziendale. Tutto è pensato sul breve termine e quindi non immagazzinano più. I loro depositi oggi viaggiano sui rimorchi e nei container», dice Zanini.

La carenza cronica e il mercato

Il mondo di oggi non è quindi solo attraversato da mode e preoccupazioni mondiali sempre più connesse e intrecciate tra loro che viaggiano velocissime da una parte all’altra del pianeta, ma anche con una carenza di farmaci strutturale. Anzi, cronica, per usare un termine che ha a che fare con la salute. Una carenza che «durante il primo anno del Covid, nel 2020 - ricorda Zanini - aveva ad esempio messo in crisi la disponibilità di vaccini anti influenzali. Tutti lo volevano. Anche chi non lo aveva mai fatto». Per far innescare l’emergenza oggi è sufficiente insomma che scoppi una moda, ma anche un allarme, una preoccupazione nuova, una paura che prima non c’era.

Così non è raro, anzi, è esattamente il contrario, è diventato quasi normale che nel corso degli ultimi anni le autorità siano dovute intervenire varie volte «per regolare il mercato» in attesa che le richieste tornassero a poco a poco nella normalità. Come del resto si spera accada presto anche oggi con il semaglutide. «La misura che abbiamo preso fino a questo momento, ovvero che la dispensazione di semaglutide in tutte le forme e presentazioni può essere effettuata esclusivamente previa presentazione di una ricetta rilasciata da un medico svizzero - sottolinea il farmacista cantonale - si sta dimostrando sufficiente per tutelare l’approvvigionamento interno».

Antibiotici come caramelle

Vero è che le poche scorte, la penuria perenne di farmaci non riguarda tutti i medicamenti. «A mancare in particolare sono quelli a basso valore aggiunto, non quelli di alta gamma», indica Zanini. E anche qui per un motivo. Anzi, più di uno. «Prendiamo ad esempio l’antibiotico contro la cistite che oggi siccome ha il brevetto scaduto e ha subìto la pressione dello Stato per abbassare i costi dei farmaci viene venduto allo stesso prezzo di un pacchetto di caramelle. Quale azienda può avere interesse a vendere un prodotto a un prezzo così basso?», si chiede il farmacista cantonale, sapendo già la risposta. Probabilmente poche. O quasi nessuna. Da qui la penuria. O l’eventuale emergenza nel caso la domanda dovesse improvvisamente aumentare. Ecco perché «è importante che a livello di Consiglio federale - prosegue Zanini - ora ci si fermi con questi ribassi di prezzo, perché a un certo punto quello che otteniamo con il prezzo migliore lo otteniamo nel non avere il farmaco».

Diverso è invece il caso per certi farmaci considerati fondamentali. Per i quali lo Stato ha delle scorte. «Fino a pochi anni fa l’elenco di questi medicamenti era molto restrittivo, mentre oggi da un elenco di poche righe siamo arrivati a diverse pagine». Poter contare su più farmaci «precettati» significa però avere anche più costi. Uno scenario destinato a non cambiare in futuro. Che porterà probabilmente anche ad aumenti degli stessi medicamenti.

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