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Agenzie postali in difficoltà? «I nostri indennizzi sono adeguati»

Ogni anno il 6% delle filiali in partenariato cessa l'attività – «Ma molto spesso vengono trovate delle alternative», spiega La Posta
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Andrea Stern
Andrea Stern
28.01.2024 09:00

Negozi, ristoranti, farmacie, uffici turistici, studi veterinari. Negli ultimi anni le agenzie postali hanno trovato casa un po’ ovunque. In genere con successo, sebbene ogni anno circa il 6% dei contratti di collaborazione venga rescisso. «Ma le chiusure sono molte meno, perché nella maggior parte dei casi si trova un’alternativa», spiega Marco Scossa, portavoce de La Posta.

Signor Scossa, per quali motivi ogni anno il 6% delle agenzie postali cessa l’attività?
«I motivi sono sempre molto individuali e variano in base al contesto. Per citarne alcuni, possono essere la cessazione dell’attività, il trasferimento dell’attività, adeguamenti, motivi economici, riconversione, nuovo orientamento strategico, eccetera».

Cosa fa la Posta in questi casi?
«Se un partner cede la propria attività, la Posta cerca una soluzione transitoria o di successione d’intesa con le autorità locali. A titolo di soluzione transitoria si può verificare occasionalmente una chiusura temporanea, qualora si profili una soluzione di successione. Oppure, in alternativa, viene introdotto il servizio a domicilio. Il servizio postale universale continua a essere garantito comunque».

Non le sembrano un po’ tante queste chiusure?
«Qui occorre una precisazione importante. Negli ultimi anni, compreso il 2023, la fluttuazione nelle nostre filiali in partenariato si è confermata attorno al 6% annuo. Ma ciò non significa che ogni anno scompaiono circa 70 filiali in partenariato, bensì che è necessario adeguare circa 70 contratti tenendo conto, ad esempio, di tutti i trasferimenti di attività o dei cambiamenti nei franchising, senza che l’offerta della Posta subisca variazioni».

Intende dire che le chiusure effettive sono molte di meno?
«Esatto. Nel corso del 2023, ad esempio, sono stati disdetti 79 contratti, di cui 28 in assenza di una soluzione sostitutiva diretta. Ma nel complesso, alla fine dell’anno, avevamo solo undici filiali in partenariato in meno rispetto al 2022. Le filiali in meno quindi non sono 70, ma solo una decina e non corrispondono al 6%, ma appena all’1% del totale».

Non ci risultano casi in cui il contratto di collaborazione sia stato rescisso a causa della violazione del segreto postale

È già capitato che non sia il partner bensì la Posta a disdire il contratto, per manchevolezze o per scarsa cifra d’affari?
«Un utilizzo modesto dei servizi postali non è un motivo per recedere da un contratto. Solamente se i servizi venissero ripetutamente forniti con una qualità insufficiente o venissero violate le disposizioni contrattuali, la Posta potrebbe decidere di interrompere la collaborazione. Ciò, tuttavia, si verifica solo in casi eccezionali e il motivo è anche riconducibile al fatto che, prima di stipulare il contratto, la Posta verifica ciascun partner in modo scrupoloso e controlla la qualità costantemente. Non ci risultano casi in cui il contratto di collaborazione sia stato rescisso a causa della violazione del segreto postale».

Quali sono le tipologie di attività commerciali che si conciliano meglio con la gestione di un’agenzia postale?
«La tipologia delle attività è molto varia. In buona sostanza, si tratta delle attività che soddisfano al meglio determinati requisiti di base. Ovvero, i partner devono essere una persona giuridica, devono essere aperti almeno cinque giorni per almeno 30 ore a settimana, non devono avere ferie aziendali (ma sono possibili eccezioni con disposizioni contrattuali speciali) e la loro offerta deve essere compatibile con l’offerta della Posta, dal punto di vista etico-morale, rispetto alle esigenze dei clienti verso le operazioni postali e in termini di igiene».

Se in un Comune ci fossero due o più candidati, come scegliete a chi assegnare l’agenzia postale?
«Innanzitutto la Posta non sceglie un partner da sola, bensì d’intesa con le autorità del Comune interessato. In caso di due o più possibili partner che soddisfano i requisiti di base, prendiamo in considerazione la valutazione del Comune, come anche la posizione e gli orari di apertura, l’infrastruttura e le garanzie di una collaborazione a lungo termine».

Perché sono sempre più spesso le cancellerie comunali o le case anziani - quindi lo Stato - a riprendere la gestione delle agenzie postali?
«Questa tendenza non ci risulta, come non ci risultato tendenze all’aumento o alla riduzione in settori particolari. Ad ogni modo per noi non è importante la tipologia dell’attività del partner, bensì i criteri menzionati prima. Sulle attuali 1243 filiali in partenariato, contiamo solo 60 amministrazioni comunali in tutta la Svizzera».

Quali sono le tipologie di attività più frequenti, tra i vostri partner?
«Abbiamo 248 agenzie postali nei negozi Volg gestiti in proprio e altre 237 in negozi Volg partner, quindi gestiti da terzi. Poi ci sono 62 agenzie postali in negozi Migros, 46 in negozi Coop, 30 da Denner e 24 in altri negozi alimentari di prossimità. Ci sono 55 agenzie postali nelle farmacie, 41 in stazioni ferroviarie, uffici turistici o altri sportelli simili, ci sono le già citate 60 amministrazioni comunali e infine 444 agenzie postali che si trovano presso altri fornitori di servizi e dettaglianti, che possono essere anche studi veterinari, ristoranti, il museo dei fossili di Meride o la Gottardo Arena».

Siamo convinti che con questo modello di indennizzo i nostri partner sono compensati conformemente alla prestazione fornita

È vero che all’inizio dell’anno avete cambiato le condizioni contrattuali con i partner?
«Non esattamente. L’applicazione delle nuove condizioni ha coinciso con l’introduzione progressiva negli ultimi anni di un nuovo modello di gestione: il banco con servizio. Questo modello è maggiormente a misura dei clienti, più efficiente in termini di utilizzo ed è gestito in ogni momento da collaboratori del partner. Da inizio estate 2019, nelle filiali in partenariato di nuova apertura, per le operazioni postali viene impiegato sistematicamente il nuovo banco servito. Nelle filiali in partenariato esistenti il nuovo banco servito è stato introdotto gradualmente in tutta la Svizzera. La sostituzione è iniziata nel primo trimestre del 2020 e si è conclusa a fine 2023».

Economicamente, cosa cambia per il partner?
«Con il vecchio modulo (banco non servito) la maggior parte delle prestazioni dei partner di filiale veniva compensata con indennizzi fissi. Questo importo base fisso viene mantenuto, tuttavia la Posta punta ancora di più sul fatturato e sugli indennizzi al pezzo, anche se l’importo viene negoziato e definito con il rispettivo partner di filiale in base al caso specifico di ogni sede».

Quindi, se capisco bene, è aumentata la parte variabile della remunerazione del partner?
«Oltre all’indennizzo base, oggi la Posta paga il proprio partner prevalentemente in base a un indennizzo per fatturato e a un indennizzo per invio, ad esempio per gli invii preaffrancati con codice a barre, per gli invii commerciali-risposta, per i versamenti, eccetera. In questo modo i partner beneficiano ad esempio dell’aumento degli invii di ritorno destinati a ditte di vendita per corrispondenza o del traffico di clienti commerciali, che finora erano compresi nell’indennizzo forfettario».

In parole povere, il partner ci guadagna o no?
«Siamo convinti che con questo modello di indennizzo i nostri partner sono compensati conformemente alla prestazione fornita. Segnalo inoltre come la remunerazione del partner sia stata, ad inizio anno, indicizzata al rincaro».

La continua erosione del volume di invii e pagamenti, che ha già provocato una moria di uffici postali, non rischia di mettere in difficoltà anche le agenzie postali e i partner che le gestiscono?
«I servizi postali possono rappresentare sempre solo un’integrazione all’attività di base del partner. In linea di massima i partner di filiale devono conseguire il proprio reddito mediante la propria attività, ad esempio essere con successo sul mercato come farmacia o negozio di paese. La Posta non desidera né può finanziare delle strutture, bensì remunerare prestazioni effettivamente fornite».

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