Il caso

Anche in Ticino ci sono docenti in bilico

A centinaia devono aspettare fine agosto per sapere se potranno continuare a insegnare: «Il problema sembra diventare cronico»
Molti docenti hanno un incarico da rinnovare di anno in anno. CdT/Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
26.05.2024 12:30

Marco (*) ha insegnato per nove anni prima di essere nominato come docente in una scuola professionale. Giovanna (*) lavora da oltre dieci anni nella medesima scuola elementare ma non ha ancora ottenuto l’atteso posto a tempo indeterminato. Come loro, 1.908 docenti insegnano nella scuola ticinese senza una nomina ma con un incarico, forma di assunzione che in teoria non dovrebbe prolugarsi oltre i 3 anni ma che nella pratica supera spesso i termini di legge.

«È un problema che sembra diventare cronico e per certi versi anche in crescita - sostiene Gianluca D’Ettorre, presidente dell’OCST sezione docenti -. Abbiamo chiesto di poterlo affrontare con il DECS, perché questa è una situazione che crea precariato tra i docenti».

La pianificazione impossibile

Succede infatti che costoro debbano attendere fino agli ultimi giorni di agosto per avere conferma che potranno insegnare durante l’anno scolastico alle porte. Un’incertezza lunga un’estate intera, che impedisce di pianificare una propria vita personale e familiare.

«Capita addirittura che la conferma giunga solo ad anno scolastico già iniziato - dice Edo Pellegrini, docente di matematica in pensione, già vicedirettore del Centro professionale di Chiasso -. Si può capire se succede nelle scuole post-obbligatorie, dove il numero di allievi non è sempre facilmente prevedibile. Ma se succede nelle scuole medie, allora significa che c’è qualcosa che non quadra».

Incarichi limitati per 512 maestri

Gli incarichi sono diffusi in ogni ordine di scuola. Tra questi sono compresi gli incarichi limitati, che vengono attribuiti a docenti sprovvisti delle qualifiche necessarie per l’insegnamento. In questa categoria figurano 512 persone, le quali occupano un totale di 243 unità a tempo pieno. Tutti posti per i quali non è stato trovato nessuno in possesso dei titoli richiesti e si è corso ai ripari alla bell’e meglio.

«Non è un segreto che in certe materie si fa fatica a trovare personale qualificato - riprende D’Ettorre -. Lo studente ticinese che va in Svizzera interna a studiare matematica finirà più probabilmente in una banca, un’assicurazione o una cassa pensione che dietro a una cattedra. È una questione di condizioni di lavoro. È un po’ più facile far tornare gli studenti in materie umanistiche, ma anche qui ultimamente si sta assumendo molto dall’Italia. Così si tappano i buchi. Tuttavia non possiamo speculare sulle condizioni peggiori dei Paesi limitrofi. Dobbiamo fare in modo che la professione di docente riguadagni in attrattiva anche agli occhi dei giovani ticinesi».

Il caso della pedagogia speciale

Un ambito in cui gli incarichi limitati sono particolarmente diffusi è quello della pedagogia speciale. Il 38% dei docenti - 122 persone - non è in possesso dei titoli richiesti e quindi ha dovuto essere assunto al di fuori dei concorsi. Per rimediare a questa carenza è stato introdotto al DFA il Master in insegnamento specializzato e didattica inclusiva. Ci vorrà però tempo per recuperare il ritardo.

E non è detto che il problema della pedagogia speciale potrà considerarsi risolto. «Abbiamo preso la decisione di includere gli allievi con difficoltà nelle classi normali - osserva Maddalena Ermotti Lepori, presidente della Commissione speciale formazione e cultura -. Ora però vediamo che ci sono situazioni molto difficili per i docenti. Ci sono casi di allievi ingestibili nella classe e non sempre il supporto che viene dato ai docenti è sufficiente».

Chiesti lumi sull’aumento di spesa

Allo stesso tempo si levano perplessità sul forte aumento della spesa per la pedagogia sociale, che il deputato PLR Aron Piezzi ha calcolato in un +166% in nemmeno dieci anni. Il Consiglio di Stato l’ha corretto precisando che l’aumento sarebbe stato «solo» del 128,75% tra il 2015 e il 2022. Una crescita comunque marcata che ha recentemente suscitato la reazione anche della Commissione della gestione.

«Abbiamo chiesto lumi al Consiglio di Stato visto che l’anno scorso per i docenti sono stati spesi 17 milioni in più di quanto preventivato - spiega il presidente Bixio Caprara -. Qualcuno in commissione si chiede se l’incapacità di gestire il budget possa essere correlata a questa prassi di assumere docenti senza concorso. Crediamo che sia giusto approfondire certi aspetti, senza preconcetti». (*nomi di fantasia)

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