Arrivano le famiglie, scompaiono i bar

A dieci anni dall’aggregazione tra Lugano e la Val Colla, «capita ancora che qualche funzionario comunale confonda Insone con Isone - denuncia Alberto Rossini, presidente del patriziato di Insone-Corticiasca -. Fosse per me, avrei messo in tutti gli uffici una bella cartina per mostrare ai dipendenti la nuova giurisdizione del Comune. Ma in dieci anni questo non è stato fatto. Lugano ha inglobato i nuovi territori senza pensare a una vera gestione del cambiamento».
Non che Rossini voglia tornare indietro. Lui, come altri, ritiene che l’aggregazione sia stata «positiva». Ma anche «inevitabile» visto che i quattro precedenti Comuni della valle avevano di fatto già perso la loro autonomia. «Bogno, Certara, Cimadera e Valcolla erano tutti in compensazione - ricorda -, si limitavano a gestire le servitù concesse dallo Stato. I Municipi svolgevano bene il loro lavoro ma non c’era la possibilità di avere un minimo di progresso».
I preventivi corretti dall’alto
Le finanze erano quelle che erano. I quattro Comuni avevano tutti un capitale proprio negativo e risorse fiscali irrisorie. Solo per la gestione corrente, il Cantone doveva iniettare ogni anno 2 milioni di franchi. In cambio, poteva dettare legge. «Capitava che la Sezione degli enti locali - prosegue Alberto Rossini -, prendesse il preventivo di un Comune e si permettesse di correggere le voci. Meno 10% di qua, meno 8% di là... Era veramente un teatro».
Dal 2013 queste scene non succedono più. Ora la Val Colla fa parte di una realtà finanziariamente solida. «In valle è arrivata la fibra ottica - afferma Piergiorgio Rossini, presidente dell’Associazione amici della Val Colla -, la strada tra Tesserete e Maglio di Colla è stata allargata in più punti ed è ora percorribile molto bene, in tutti i paesi è stato messo l’acciottolato su strade che prima erano in terra battuta, nei cimiteri gli operai comunali vengono regolarmente a tagliare l’erba e mettere tutto a posto. Secondo me negli ultimi anni qui in valle la situazione è molto migliorata».
Merito non solo dell’aggregazione. Ma è un dato di fatto che sempre più famiglie stanno scegliendo di andare a vivere in Val Colla, una terra che ancora non tantissimo tempo fa sembrava destinata all’inesorabile spopolamento. Basti pensare che nel secolo scorso la popolazione si era più che dimezzata, crollando da 1.765 abitanti nel 1900 a soli 816 allo scoccare del millennio. Ma ora in Val Colla si contano di nuovo poco più di 1.300 abitanti.
Tranquillità e prezzi economici
«Adesso si ricominciano a vedere tanti bambini - riprende Piergiorgio Rossini -. È come se l’aggregazione con Lugano ha fatto riscoprire la Val Colla. Sono arrivate parecchie giovani famiglie, attratte dalla tranquillità, dal verde, ma anche dai prezzi immobiliari, che sono molto più economici rispetto alla città. Inoltre qui per tornare a casa non ci sono né semafori, né traffico. Da Lugano a Insone impiego 22 minuti. Invece per andare da Viganello a Paradiso ci vuole spesso più di mezz’ora...».
Tanti fattori che arricchiscono la valle di nuovi volti. «Io sono nato e cresciuto in Val Colla - spiega Piergiorgio Rossini -. Ma a una recente riunione con il gruppo genitori mi sono accorto che la maggior parte di loro non li conoscevo. C’erano quattro o cinque figli di miei amici, ma tutti gli altri erano nuovi arrivati. Fa piacere vedere questa crescita. Ho sentito che forse dovranno ampliare le elementari».
La chiusura del Baracchino
Peccato solo che gli effetti di questa crescita non si ripercuotano sulle attività economiche della valle. Di negozi ne è rimasto solo uno. E dopo la recente chiusura del Baracchino di Bogno, il numero di esercizi pubblici è ridotto ai minimi storici. «I miei nonni avevano un ristorante e un negozio a Scareglia - ricorda Piergiorgio Rossini -, a Signôra c’era un ristorante che funzionava, a Cozzo pure, a Bogno, a Piandera... A quei tempi non si andava al bar a prendere cappuccino e brioche ma tutti si fermavano a bere un bicchiere di rosso, spesso annacquato».
Ora come luogo di ritrovo è rimasto il Washington di Maglio di Colla. «In questo senso anche la scomparsa dei Comuni ha fatto perdere delle occasioni di incontro - afferma Cherubina Ravasi, ex sindaco di Cimadera -. Ai tempi c’era una dimensione più familiare, se qualcuno aveva un problema veniva a suonarmi il campanello e ne parlavamo. Ora c’è la commissione di quartiere ma non mi sembra che possa concludere granché. Siamo in una dimensione più grande. Era inevitabile che dovesse andare così e sotto tanti aspetti è anche positivo che sia andata così. Però ogni tanto un po’ più di attenzione per chi vive nei quartieri sarebbe benvenuta». A partire dall’imparare a distinguere Insone da Isone.