Asilo nido, destinazione obbligata

E così anche il Consiglio nazionale ha deciso che le famiglie che portano i figli all’asilo nido devono poter beneficiare di un nuovo assegno di 100 fino a 500 franchi al mese, a seconda della frequenza settimanale. Si tratta dell’ennesima decisione politica che va nella direzione di spingere le neomamme a rientrare il più in fretta possibile nel mondo del lavoro. Lo Stato vuole versare soldi alle donne affinché producano e versino a loro volta contributi e imposte allo Stato.
«Va benissimo che una neomamma torni subito al lavoro, mia moglie stessa lavora all’80% - reagisce Paolo Pamini, consigliere nazionale UDC -. Ma in ottica liberale non spetta alla politica promuovere un certo modello di politica familiare. La politica dovrebbe essere agnostica. La soluzione più coerente, se proprio si vogliono spendere i soldi del contribuente, sarebbe stata quella di concedere questo aiuto a tutte le famiglie e lasciare loro la scelta di che uso farne. Che sia pagare la retta dell’asilo nido, una mamma diurna o una baby sitter o affidarsi ai nonni o altre mamme che magari non sono diplomate ma hanno cresciuto i propri figli e quindi hanno più esperienza di tante educatrici. O coprire i minori introiti dovuti alla scelta di stare a casa a occuparsi dei propri figli».
Ci sono varie forme di custodia
La politica ha invece deciso di promuovere la via istituzionale, come conferma la relatrice del rapporto, Estelle Revaz, consigliera nazionale PS. «L’assegno per l’assistenza all’infanzia è riservato ai servizi istituzionali extra-familiari - afferma la ginevrina -. Tuttavia, l’intenzione della commissione è quella di estendere l’assegno anche ad altre forme di custodia, come le mamme diurne, purché siano organizzate in associazione. L’ho detto chiaramente all’assemblea plenaria in qualità di relatrice della commissione».
Per ora l’assegno è pensato solo per gli asili nido, una forma di custodia che negli ultimi anni si è fortemente diffusa grazie agli aiuti dei Cantoni e della Confederazione, che ha contribuito con 480 milioni di franchi all’estensione di una rete che, oggi, finisce in certi casi per superare il fabbisogno. Tanto che, in alcuni Cantoni, ci sono già asili nido che hanno dovuto chiudere per mancanza di bambini.
Pesa il rallentamento delle nascite, ma anche la scelta dei genitori di optare per altre soluzioni. In base all’ultimo rilevamento dell’Ufficio federale di statistica, il 38,5% delle famiglie svizzere fa tutto da sé, senza affidarsi ad alcuna forma di custodia esterna. E tra coloro che chiedono un aiuto per la cura dei bambini, l’opzione dei nonni, di altri parenti, di amici o dei vicini resta ancora appena più diffusa rispetto a quella degli asili nido, la cui qualità è molto aumentata negli ultimi anni ma che qualcuno continua a guardare con diffidenza, come se fossero un semplice posteggio per bambini. Ciò che, se fosse il caso, potrebbe rappresentare un ostacolo nel processo di crescita di bambini che, nel loro affacciarsi alla vita, hanno bisogno di costruire dei solidi rapporti con chi sta loro intorno.
Come costruire un attaccamento sicuro
«Il bambino ha bisogno di coerenza e continuità delle figure di accudimento, cioè di non separarsi in modo prolungato o ripetuto dalle figure di accudimento - osserva Guy Bodenmann, professore di psicologia clinica all’Università di Zurigo -. Per costruire un attaccamento sicuro il bambino ha bisogno di ricevere una risposta affidabile, prevedibile e sensibile ai suoi bisogni. Quindi né troppo, né troppo poco, ma nella misura in cui il bambino ha bisogno al suo stato attuale di sviluppo e in base alla sua personalità».
Il concetto dell’attaccamento è molto importante, evidenzia il professor Bodenmann, che cita studi secondo cui quasi la metà dei bambini in Svizzera soffrirebbe di un disturbo dell’attaccamento. «Il 40-50% dei bambini ha un attaccamento insicuro, ansioso-ambivalente, evitante o disorganizzato - afferma -. Le ragioni possono essere molteplici. Dalla trascuratezza emotiva alle esperienze di violenza, dal ritiro dell’amore se il bambino non mostra il comportamento desiderato fino alla separazione prolungata dai genitori nella prima infanzia. Tuttavia, la ragione più comune è la mancanza di sensibilità da parte dei genitori, che non riconoscono, leggono correttamente e rispondono prontamente ai bisogni del bambino».
Lo sviluppo di un attaccamento sicuro è molto importante, aggiunge Bodenmann, poiché rappresenta uno dei principali fattori di resilienza nel prosieguo della vita. «L’attaccamento sicuro va di pari passo con una sana autostima, con la convinzione di poter plasmare e influenzare le cose e con un’adeguata regolazione delle emozioni, come per esempio gestire la rabbia, la paura e la tristezza - afferma il professore zurighese -. Le persone con un attaccamento sicuro sono in grado di gestire meglio lo stress, sono più sicure di sé e sono quindi più resistenti nella vita».
«Meglio non iniziare prima dei 7 mesi»
Il discorso di Bodenmann va oltre la scelta della forma di custodia. Tuttavia, nel caso in cui si volesse affidare il proprio figlio ad un asilo nido il professore zurighese raccomanda di scegliere una struttura dove il bambino possa sviluppare un rapporto solido con un educatore di riferimento. E anche di non iniziare troppo presto con una custodia prolungata.
«Gli studi dimostrano che iniziare l’asilo nido troppo presto (sotto i 7 mesi) con un’assistenza esterna troppo intensa (più di 20 ore a settimana) è sfavorevole per il bambino - sostiene Bodenmann -. In generale, i genitori sensibili riescono a percepire quando il bambino è pronto per l’asilo nido, a che età e per quanto tempo. È importante ascoltarlo, perché è la dose a fare il veleno. È inoltre importante prevedere un periodo di familiarizzazione sufficiente, fino a 3 settimane, affinché il bambino si senta sicuro nell’asilo».
D’altra parte gli stessi genitori parrebbero tendere a rinviare il più possibile il momento di ingresso del loro figlio all’asilo nido. «Agli inizi c’erano tanti bambini che arrivavano già a quattro mesi, una volta finito il congedo maternità, o anche prima - afferma Jacqueline Ribi Favero, che 26 anni fa è stata promotrice del primo asilo nido privato in Ticino, che ha presieduto l’ATAN, l’associazione di categoria e che è ancora attiva nel settore -. Oggi invece l’ingresso al nido avviene in genere attorno ai sette mesi di età, se non più tardi».
Questo differimento è dovuto, secondo Ribi Favero, a un cambiamento di società.«Una volta i datori di lavoro non concedevano nulla oltre ai termini di legge - afferma -. Oggi invece c’è molta più sensibilità, è più facile che alle neomamme vengano concessi dei congedi non pagati. D’altra parte anche il padre può prendere un congedo paternità, ciò che permette in certi casi di ritardare ancora un po’ l’ingresso al nido. E non da ultimo, si è maggiormente diffuso il lavoro a tempo parziale».
Un cambiamento positivo, rimarca Ribi Favero. «In tenera età non è ideale lasciare il bambino l’intera giornata all’asilo nido - afferma -. Certo, ci sono famiglie dove entrambi i genitori devono lavorare al 100% e che quindi non possono fare altrimenti. Comunque noi chiudiamo per due settimane in estate e due settimane in inverno, di modo che almeno in quel periodo il bambino possa avere i suoi momenti con i genitori».
L’attaccamento non è esclusivo
Momenti preziosi per coltivare un rapporto che permetterà al bambino di affrontare al meglio l’età evolutiva. «Fin dall’inizio della loro vita bambini e bambine hanno bisogno di stabilire delle forti relazioni affettive - spiega Valdo Pezzoli, già primario di pediatria all’Ospedale Civico di Lugano, oggi attivo come pediatra dello sviluppo in uno studio medico - Queste relazioni si costruiscono idealmente con delle persone che curano e sono costantemente vicine ai bambini, con le quali loro instaurano il processo complesso e affascinante dell’attaccamento».
Di solito, ma non necessariamente, queste persone di riferimento sono i genitori. «È dimostrato da studi di pediatria dello sviluppo che i bambini sono in grado di stabilire e mantenere relazioni con più persone - spiega Pezzoli -. L’attaccamento non è esclusivo. Già a pochi mesi di vita, l’essere umano può stabilire relazioni con più persone, senza che questo vada a scapito dell’intensità del legame privilegiato con i genitori».
«L’accudimento adeguato e rassicurante da parte di persone fidate come parenti, amici o vicini è necessario per uno sviluppo armonico nella prima infanzia - aggiunge il pediatra -. Infatti, una relazione esclusiva e uniforme con una sola persona di riferimento potrebbe essere limitante. Se invece una bambina o un bambino ha la possibilità di intrattenere relazioni con diverse persone, impara a conoscere modi di fare, linguaggi e comportamenti diversi. Questa varietà è favorevole a una crescita sana».
L’importanza della relazione con i coetanei
L’esperienza dell’asilo nido, oltre che permettere una varietà di relazioni con gli adulti, mette i piccoli in contatto con altri bambini. «Oltre a un buon attaccamento con gli adulti di riferimento - dice Pezzoli -, è importante favorire la relazione con i coetanei. Se un nido offre uno spazio sicuro e stimolante ed è gestito da persone competenti e formate, diventa un’esperienza senz’altro positiva, un complemento valido in un contesto sociale caratterizzato da piccole famiglie, spesso isolate»
Senza togliere che in un mondo ideale i genitori dovrebbero poter scegliere liberamente come crescere i propri figli, senza condizionamenti da parte dello Stato. «Il finanziamento degli asili nido contribuisce ad alimentare il clientelismo politico - riprende e conclude Paolo Pamini -. E, alla pari della tassazione individuale, vuole spingere verso un determinato modello di famiglia dove entrambi i coniugi lavorano e i figli vengono affidati alle cure statali o parastatali sovvenzionate. Alla fine, non è più una libera scelta».