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Boas Erez riparte, con calma

L'ex rettore ricomincia dalla Facoltà di comunicazione ma solo dal 2023
© CdT/Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
15.05.2022 06:00

C’è voluta la Tessiner Zeitung - l’unico giornale di lingua tedesca a Sud delle Alpi - per mettere in rilievo la singolarità di un professore di matematica di fama mondiale che finisce a insegnare in una facoltà... di comunicazione, cultura e società.

«Di certo non andrò a insegnare comunicazione - premette Erez -. Potrei invece insegnare logica o epistemologia, per esempio. È ancora tutto in divenire. Vedremo. Il mio insegnamento si costruirà poco a poco. Intanto mi stimola discutere con i colleghi di questa facoltà, mi interessano molto la filosofia e l’italianistica, sono un ammiratore di Fabio Pusterla».

Una vita per la matematica

Sono tutte riflessioni in fase di elaborazione. Riflessioni curiose per un uomo che, dopo un dottorato in matematica all’Università di Ginevra, è sempre rimasto fedele alla materia, tra Harvard e Bordeaux. Boas Erez ha messo da parte la matematica solo quando è arrivato all’Università della Svizzera italiana (USI), dove si è dedicato esclusivamente alla carica di rettore.

In teoria avrebbe dovuto continuare a tenere le redini dell’ateneo almeno fino alla fine del 2023 ma il suo mandato si è concluso, prematuramente, lo scorso 7 maggio in concomitanza con il Dies Academicus. «Erez tornerà insegnare», è stato detto in occasione dell’evento, senza soffermarsi più di tanto sul cosa insegnerà e dove.

Vista dall’esterno, la destinazione più logica per l’ex rettore sarebbe stata la facoltà di informatica. Al limite si sarebbe potuto accostarlo alla nuova facoltà in biomedicina. Invece alla fine è stato deciso di inserirlo nella facoltà di comunicazione, cultura e società senza tuttavia precludergli la possibilità di tenere corsi anche in altre facoltà.

Il semestre sabbatico

«Chiedete a Erez», risponde Monica Duca Widmer, presidente del Consiglio dell’USI, quando le si fa notare la bizzarria di un matematico in una facoltà umanistica. «Chiedete a Erez», risponde ancora Duca Widmer quando le si chiede come mai l’ex rettore non inizierà a insegnare né subito, né in settembre, ma solo a partire dal 2023.

Sì, perché all’inizio del prossimo anno accademico dell’USI, il 19 settembre 2022, Boas Erez sarà nella lista dei professori ma non in cattedra. Il 60enne grigionese comincerà infatti la sua esperienza di insegnamento a Lugano con... un semestre sabbatico.

«Non è inusuale che una persona che ha ricoperto incarichi di responsabilità, nel caso dell’università come rettore o decano, prenda un periodo sabbatico più o meno lungo - spiega Erez -. Lo prevede anche il regolamento dell’USI. Io in questi anni come rettore non ho avuto modo di approfondire la ricerca. Ora avrò il tempo di chinarmi su certe questioni, di prepararmi intellettualmente a tornare ad insegnare».

La politica? Ho solo detto che sto riflettendo a una proposta che ho ricevuto

«Non è il PS»

E non a fare politica per il Partito socialista, come si potrebbe intendere dopo le dichiarazioni rilasciate in settimana a TeleTicino.

«A parte che non è il PS ad avermi contattato - afferma Erez -, io ho solo detto che sto riflettendo a una proposta che ho ricevuto. Come rifletto su tante altre cose. Riflettere è un’attività stimolante».

Si riflette al futuro, quindi.E non a quello che è stato. Sebbene in molti continuino a chiedersi quali siano le reali motivazioni che si celano dietro a quelle «divergenze di vedute» presentate all’opinione pubblica come valida ragione per allontanare anzitempo un rettore cui nessuno, almeno a livello accademico, aveva alcunché da rimproverare.

Speculazioni, non spiegazioni

Sono state fatte tante speculazioni, molte delle quali avranno anche unqualche fondamento. Ma a tre settimane dal clamoroso annuncio della separazione, e con in mezzo un Dies Academicus, nessuno ha ancora spiegato chiaramente perché si sia voluta interrompere precipitosamente un’era che pareva essere positiva. E probabilmente mai nessuno lo spiegherà, nella speranza che l’opinione pubblica sposti presto la sua attenzione su altri temi.

«Tutto quello che doveva essere detto è stato detto - ribadisce Monica Duca Widmer, presidente del Consiglio dell’USI -. Non credo sia necessario aggiungere altro. Ora è invece necessario guardare avanti per il bene dell’università».

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