Il caso

Campione a rischio dissesto ma «i soldi c'erano»

L'imprenditore Ernesto Preatoni sulla bocciatura del piano di riequilibrio finanziario del Comune
© CdT/Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
13.03.2022 06:00

Campione d’Italia a rischio dissesto. Ancora. È impietoso il giudizio della Corte dei conti sul piano di riequilibrio finanziario pluriennale allestito dal Comune per rilanciare il paese. Un piano - anticipato il 27 febbraio da La Domenica - con diversi i profili contabili giudicati «ballerini»: dalla massa passiva alle entrate, dai residui attivi e passivi ai mutui, sino ai contributi che dovrebbero arrivare dal casinò. Ma impietoso è anche il giudizio di Ernesto Preatoni, imprenditore proprietario dell’Aladin Casinò di Sharm El Sheikh. Perché al sindaco di Campione Roberto Canesi - che a Espansione TV ha definito la decisione della Corte dei conti «inspiegabile»- e alla sua Giunta, Preatoni aveva presentato alcune idee per il rilancio dell’enclave. Idee messe più di una volta nero su bianco. Senza esito. Da qui l’atto d’accusa. Perché il Comune rischia il commissariamento. E chi ha cercato di impedirlo oggi a stento trattiene rabbia e delusione.

«È da 3 anni e mezzo che ho in mente un progetto di sviluppo per Campione - spiega Preatoni - ho messo anche per iscritto il mio impegno per finanziare, nel caso di necessità, fino a dieci milioni il casinò. Ma niente. Sono stato preso in giro». Preatoni muove le accuse in particolare nei confronti del sindaco e della sua Giunta. «L’azione di Canesi apre inevitabilmente al ritorno di Campione agli antichi nefasti che hanno portato il casinò e la comunità locale alla bancarotta». Eppure… eppure «Campione e i campionesi - prosegue l’imprenditore - potrebbero avere, grazie alla perfetta ubicazione, ai vantaggi fiscali e al casinò un futuro simile a quello di Montecarlo». Potrebbero. Perché oggi è tutto fermo. Congelato. In attesa delle motivazioni della Corte dei conti sul piano di riequilibrio finanziario. Che potrebbero imporre di rifare il bilancio o nella peggiore delle ipotesi commissariare il Comune.

Una nuova Montecarlo
«Non ho mai nascosto il desiderio di trasformare Campione in una nuova Montecarlo - continua Preatoni - Nella vita bisogna osare. Invece si è preferito fare altro. Io mi ero messo a disposizione. Ho fatto davvero di tutto. E sono pronto a farlo ancora ma solo se cambierà il sindaco e la Giunta». Tanta delusione è presto spiegata. «Poiché la casa da gioco non era in grado di dare garanzie reali, il minimo che io potessi chiedere era di poter entrare nel Consiglio di Amministrazione per assicurarmi che il casinò venisse gestito in discontinuità col passato, ossia con la formalità necessaria a proteggere il mio investimento in denaro». Invece è andata diversamente. Il motivo? L’imprenditore non ha dubbi. «La mia presenza sarebbe risultata oltremodo ingombrante per chi aveva intenzione di indirizzare personalmente la gestione del casinò».

Due è meglio di uno
Ma Preatoni non si ferma qui. Perché tra le molte idee aveva anche quella di costruire una seconda casa da gioco nelle acque prospicienti Campione. «Un’operazione perfettamente fattibile poiché anche il Comune di Venezia ha realizzato due casinò con la stessa licenza», dice. Ma anche un’operazione che vedeva in prima fila un imprenditore americano, che «non aveva la necessità di utilizzare la clientela del casinò di Campione, ma provvedeva egli stesso a portare i suoi affezionati clienti da Paesi come la Cina, Israele e tanti altri». Ma anche in questo caso non se ne fa niente. L’idea non attecchisce e Preatoni rimane con il cerino in mano.

Il piano immobiliare
Tra le voci del bilancio contestate dalla Corte dei conti c’è anche quella dei proventi derivanti dalla vendita di beni immobiliari. «Io avevo sottolineato che solo uno sprovveduto poteva comprare tali proprietà a prezzi ragionevoli senza che fossero inserite in un progetto globale - sottolinea Preatoni - infatti l’asta come da me previsto è andata deserta».

L’imprenditore non cita i beni immobili di Campione a caso. Il rilancio del l’enclave, secondo lui, passava anche da una nuova visione immobiliare. Più ampia. E visionaria. «Avevo previsto la costruzione di ville e appartamenti, anche sul lago», precisa. Invece anche qui non si muove nulla. Da qui le accuse di immobilismo. Di «perdersi in inutili giochini», rincara Preatoni. Di «scegliere sempre di non scegliere».