Caro deputato, ti sostituisco io

Le prime tracce documentate di supplenti nelle istituzioni elvetiche risalgono al 1815, quando nella Costituzione vallesana venne sancito il ruolo del vice-balivo, chiamato a sostituire il balivo in caso di «malattia o altro impedimento». Oggi, oltre duecento anni dopo, sono cinque i Cantoni che prevedono il ruolo di deputato supplente, ai quali potrebbe aggiungersene un sesto, il Ticino, qualora dovesse essere accolta l’iniziativa parlamentare presentata a nome dei Verdi da Giulia Petralli.
«Da noi nei Grigioni i supplenti sono una tradizione consolidata - spiega Maurizio Michael, deputato bregagliotto del PLR -. Intervengono in caso di assenza prolungata di un deputato, ma possono partecipare anche solo a una singola sessione, se il deputato non può presenziare. In questo modo consentono al Gran Consiglio e alle commissioni di lavorare sempre a ranghi completi. Io trovo che sia un sistema molto funzionale».
Pronti a entrare in campo
In un certo senso, si potrebbe vedere i supplenti come delle riserve che passano la legislatura a guardare le partite dalla panchina, cercando di farsi trovare sempre pronte nel caso in cui arrivasse il loro momento. «I supplenti vengono preparati adeguatamente - osserva Michael -, partecipano alle riunioni dei gruppi parlamentari prima di partecipare alle sessioni. Tutti, prima o poi, sono chiamati a intervenire. Poiché, al di là delle assenze, c’è l’usanza di farli partecipare ad almeno una sessione all’anno. Per esempio, il mio supplente andrà a Coira in autunno. Sarà il primo firmatario della lista PLR in Bregaglia, visto che ero l’unico candidato della lista nel circondario».
Nella precedente legislatura, invece, Michael aveva come supplente un esponente del Centro. Questo perché fino al 2022 nei Grigioni le elezioni si svolgevano con il sistema maggioritario e quindi la supplenza spettava al secondo classificato, indipendentemente dal partito di appartenenza. Capitava così che le assenze dei deputati potessero modificare gli equilibri politici in Gran Consiglio. Una variabilità cui ha posto fine il nuovo sistema elettorale, basato sul proporzionale.
«Quel che resta invariato è il costo dei supplenti - conclude Michael - che è pari a zero, visto che la loro remunerazione si limita al gettone di presenza che sarebbe andato al deputato».
Due elezioni distinte
Non come in Vallese, dove il sistema politico resta impregnato di antichi e costosi costumi. Non per niente il presidente del Gran Consiglio viene ancora oggi definito grand bailli, gran balivo. Non per niente in Vallese si tengono due elezioni cantonali distinte, una per designare 130 deputati in Gran Consiglio, l’altra per nominare 130 supplenti.
«Non è possibile candidarsi per entrambe le elezioni - spiega Amandine Rey, deputata supplente dei Verdi -. Bisogna scegliere se si vuole puntare alla carica di deputato oppure di deputato supplente».


A prima vista, verrebbe logico ipotizzare che tutti vogliano essere deputati a pieno titolo. «Non è così - replica Rey -, perché in realtà le due cariche sono molto simili tra loro. La principale differenza è che il deputato ha più visibilità mediatica. Ma nel lavoro dietro le quinte abbiamo pari dignità. Anche noi partecipiamo alle riunioni preparatorie, anche noi contribuiamo a definire la posizione del partito, anche noi possiamo presentare postulati o mozioni. Ci sono supplenti che sono più attivi dei deputati. Solo che li si vede un po’ meno spesso nell’aula del Gran Consiglio».
È anche una questione di impegni professionali. «Da noi le sessioni durano quattro giorni - spiega Rey -. C’è magari chi non può assentarsi dal lavoro così a lungo e quindi si divide la settimana con il supplente. È una buona soluzione per favorire la partecipazione politica anche di coloro che non sono liberi professionisti. Poi è vero che in altri partiti c’è anche chi il supplente non lo lascia partecipare quasi mai, magari solo quando ci sono dibattiti su temi sensibili e preferisce non farsi vedere di persona...».
Pochi supplenti per tanti deputati
Ad ogni modo dal nostro giro attraverso la Svizzera sembra di capire che i supplenti siano in genere piuttosto indaffarati, soprattutto nei cantoni dove sono pochi, come Ginevra, che conta 17 supplenti per 100 deputati (i primi subentranti di ogni lista), oppure Neuchâtel, che conta in totale 21 supplenti, anche in questo caso per 100 deputati.
«Ho prestato giuramento solo un mese fa ma ho già partecipato a una sessione parlamentare e parteciperò di nuovo settimana prossima - dice Ella Romelli-Nga, deputata supplente del POP nel canton Neuchâtel -. È stato tutto un po’ improvviso, dall’oggi al domani mi sono trovata a dover sostituire un supplente che a sua volta aveva sostituito un nostro deputato. Ma sono felice di questo mio compito che sto prendendo molto sul serio». Perché non è da tutti averne la possibilità. «Prima di venire in Svizzera ho lavorato per 23 anni all’Assemblea nazionale in Camerun - racconta Romelli-Nga -. Lì non esistono né supplenti, né subentranti. Se un deputato rassegna le dimissioni o muore, la sua sedia resta vuota fino alle prossime elezioni».