Casa anziani, ma quanto mi costi?
Quando si arriva in casa anziani è meglio essere ricchi sfondati oppure nullatenenti. Perché se si sta nel mezzo si rischia di andare incontro a serie difficoltà. «Conosco casi di persone che riescono a vivere al proprio domicilio con la loro AVS, ma dal momento in cui entrano in istituto non ce la fanno più - afferma Bruno Cereghetti, esperto di sanità ed ex capo dell’Ufficio assicurazione malattia -. Questo perché la loro casa di proprietà, non essendo più abitata, diventa secondaria. Nel calcolo della retta non viene così considerato il valore di stima bensì quello venale, che è nettamente più alto. Ma spesso la casa si trova all’interno di villaggi sperduti e non è facilmente monetizzabile. Il risultato è che queste persone non riescono a coprire la retta e in certi casi si vedono recapitare dei precetti esecutivi. Moralmente, è una situazione devastante».
Fortunatamente, non è una situazione generalizzata. Però ci sono dei casi. E fanno riflettere sulla bontà di un sistema di calcolo che parrebbe premiare la cicala piuttosto che la formica. Chi entra in casa anziani senza nulla deve pagare 84 franchi al giorno, coperti dalle prestazioni complementari. Chi invece ha fatto sacrifici tutta la vita per mettere da parte qualcosa si ritrova a pagare rette giornaliere che in certi casi possono raggiungere anche i 230 franchi. Per lo stesso identico servizio.
In odore di «anticostituzionalità»
«È chiaro che in una situazione di massima protezione sociale chi non ha niente riceve, mentre chi ha qualcosa paga - osserva Cereghetti -.Ma il sistema di calcolo in vigore in Ticino crea disparità di trattamento anche tra persone con il medesimo reddito. È un sistema estremamente macchinoso, assolutamente da rivedere e in odore di anticostituzionalità. Se fosse impugnato davanti ai tribunali, verosimilmente non sarebbe confermato, perché contiene criticità non indifferenti».
Le perplessità di Bruno Cereghetti sono condivise. Maria Luisa Delcò, presidente del Consiglio degli anziani del canton Ticino, ritiene che l’intero sistema di calcolo della retta vada rivisto. «Non è accettabile che un ospite debba pagare di più di un altro solamente perché è proprietario di una casa», afferma.
«Meno regole agli anziani»
Tuttavia, aggiunge Delcò, ancora prima che sui costi l’attenzione deve essere posta sulla qualità delle cure. «Bisogna fare in modo che la casa anziani non sia un ghetto bensì un luogo di vita - afferma -. Io vengo dal mondo della scuola e vedo che il bambino ha bisogno di regole, mentre l’anziano ha bisogno di limiti. Per esempio, io ho fatto tante volte la tangenziale di Milano ma ora non la faccio più, perché so che potrei incorrere in pericoli. Non c’è da dare troppe regole all’anziano, c’è da rispettare la sua individualità, farlo sentire una persona e non un numero».
Come? «Una proposta potrebbe essere quella di differenziare l’orario della cena - prosegue Delcò -. Chi ha mai detto che gli anziani debbano mangiare tutti alle sei in punto? C’è sicuramente chi prima di entrare in istituto era abituato ad altri ritmi e trarrebbe giovamento dal poterli almeno in parte mantenere».
La maggior spesa è il personale
Chiaramente tutto ha un costo. Estendere l’orario dei pasti richiederebbe un maggior impegno a livello di personale, voce di spesa che già oggi è predominante nei conti delle case anziani. Basti pensare che per 4.340 ospiti ci sono 5.364 posti di lavoro a tempo pieno. Ciò significa che, semplificando, ogni anziano deve contribuire a versare il salario di almeno un dipendente di casa anziani.
Il personale rappresenta circa l’85% dei costi delle case di cura - spiega Daniele Stival, capo dell’Ufficio degli anziani e delle cure a domicilio -. Il margine di manovra al di fuori di esso è quindi limitato per quanto concerne il contenimento delle spese. Tendenzialmente a fare la differenza è una questione di economia di scala. In genere una struttura di grandi dimensioni o inserita in una rete ha maggiori capacità nel contenere i costi».
Differenze di oltre 100 franchi al giorno
Tutte le contabilità delle case anziani ticinesi finiscono sotto l’occhio di Stival e dei suoi collaboratori, che verificano le varie voci e stabiliscono la retta massima giornaliera, che varia di anno in anno a dipendenza dei costi da coprire.Per il 2024, la retta massima più economica in assoluto è quella della Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo a Gordevio, un istituto con 65 posti letto dove nessuno paga più di 126,90 franchi al giorno. Tra le soluzioni meno care figurano anche Casa Serena e le altre residenze per anziani affiliate a Lugano Istituti Sociali, tutte con una retta massima di 132,30 franchi.
All’altro opposto della classifica c’è il Centro degli anziani di Balerna, una struttura relativamente piccola (35 posti letto) che quest’anno detiene il record della retta massima più cara, 238 franchi. Sull’arco di un mese, fa una differenza di oltre tremila franchi in più rispetto a Gordevio o Lugano.
Le spiegazioni di Balerna
«Si deve tenere presente che la retta massima viene applicata solo a una piccola parte degli ospiti - premette il direttore della casa balernitana, Luca Janett -. Da noi circa la metà degli ospiti è sulla retta minima e la maggioranza non paga più che altrove. Poi sì, è vero, non fa piacere che il Cantone ci assegni la retta massima più elevata, tanto più che nel calcolo ci sono dei fattori che contestiamo, purtroppo invano».
Il direttore del Centro degli anziani di Balerna spiega che la retta massima viene calcolata sulla base di costi di gestione vecchi e in parte superati. «Rientrano ancora dei costi legati alla pandemia e ai noti fatti giudiziari di metà anni Dieci - spiega -, quando ci trovammo con degli assistenti di cura indagati e sospesi che restavano a libro paga ma che dovemmo per forza di cosa sostituire (furono infine assolti, n.d.r.). Inoltre, bisogna riconoscerlo, siamo una casa anziani piccola e quindi abbiamo dei costi superiori.Proprio per questo stiamo studiando una messa in rete a medio termine».
E comunque, aggiunge Janett, la retta non è tutto. «Ci sono anziani e familiari di anziani che cercano espressamente la nostra casa, consapevoli che potrebbero dover pagare qualcosina in più - dice il direttore -. Ma loro guardano all’assistenza, alla qualità dei servizi e alla relazione umana, che è fondamentale».
Senza dimenticare che, sul profilo umano, la casa anziani di Balerna è esemplare in tutti i sensi. «Da noi non c’è nessun dipendente, in nessuna funzione, che guadagni meno di 4.000 franchi», conclude Janett.
Un momento sempre più tardivo
Resta il fatto che l’invecchiamento ha giocoforza dei costi. «Abbiamo creato un sistema dove la qualità è molto alta e se si vuole un servizio bisogna anche pagarlo- sottolinea John Baldi, presidente dell’Adicasi, associazione dei direttori delle case per anziani della Svizzera italiana -. A mio avviso il sistema ticinese è molto sociale. Chi ha maggiori disponibilità viene chiamato maggiormente alla cassa. Ad ogni modo, la retta copre solo una parte dei costi.Il resto viene garantito dalle casse malati e dalla collettività».
E per limitare i costi, aggiunge Baldi, ilCantone sta cercando sempre di più di mantenere gli anziani al proprio domicilio. «Quando ho iniziato a lavorare in quest’ambito c’erano anziani sulla settantina che erano ancora molto autonomi - ricorda Baldi -. Uscivano, prendevano il bus per andare in centro, andavano a fare spese.Oggi si tende a stare il più possibile in casa propria e ritardare l’entrata in un istituto a quando non ci sono più alternative». A quel punto bisogna prendere ciò che si trova. Ecco perché, anche in quest’ambito, è sempre meglio essere previdenti.