Il Personaggio

Cibo (sostenibile) a domicilio

Storia di una donna tenace che ogni giorno consegna 100 pasti nel Luganese: «Ho iniziato facendo tutto da sola»
Diana Fontana, ideatrice e titolare di Wondermeal. © CdT/ Chiara Zocchetti
Prisca Dindo
14.04.2024 15:00

Questa è la storia di una donna tenace. Una donna che pur di avviare una sua attività imprenditoriale si è lanciata in un mercato che non conosceva. Lo ha fatto senza rete di protezione ed è riuscita a vincere la scommessa. Oggi la Wondermeal di Diana Fontana va forte, con un centinaio di pasti consegnati ogni giorno a uffici e residenze di tutto il Luganese. Il segreto del successo di questa «food delivery» sta nella particolare attenzione per la salute dei suoi clienti, proponendo menu equilibrati e di qualità che variano di settimana in settimana.

Banditi grassi dannosi e junk food, ossia tutti quei cibi che hanno un alto contenuto calorico ma un bassissimo apporto nutrizionale, ogni pietanza è abbinata ad una scheda tecnica che fornisce i valori nutrizionali e le calorie del piatto prenotato.

Ovviamente i piatti figurano precisamente descritti sul sito online della Wondermeal, cosicché il consumatore può ponderare la sua scelta in base alla fame del momento e alle sue preferenze culinarie. Oltre ai piatti tradizionali, sul sito si trovano proposte vegane e vegetariane, così come programmi nutrizionali pensati per chi vuole tenersi in forma: dalla versione «Light» alla «Balance» fino alla «Power», con una serie di manicaretti studiati per chi fa allenamenti sportivi intensivi con un alto fabbisogno calorico.

Per Diana Fontana la qualità del cibo è un valore imprescindibile. Una scelta apprezzata dalla variegata clientela composta da gente di tutte le età e professioni. «Lo dico sempre a chi conosce la nostra attività - spiega la titolare della ditta con sede a Davesco - tutto ciò che finisce nel loro piatto finisce sempre anche nel mio e in quello di mia figlia; noi due siamo le clienti più esigenti della Wondermeal».

Un’idea che viene da lontano

Diana nasce e cresce a Mosca. Suo papà è russo e sua mamma ucraina. Da ragazza ambiva all’architettura, ma poi preferisce iscriversi alla facoltà di Economia internazionale dell’Accademia moscovita. Ha un sogno nel cassetto: trasferirsi un giorno in Europa. In Italia, un paese che scopre da ragazzina durante le vacanze estive e dove «ho imparato l’italiano ascoltando le canzoni degli Articolo 31 e di Caparezza». Nelle città europee rimane impressionata di come la frenesia della vita quotidiana stesse cambiando le abitudini alimentari della gente. «Vedevo persone costrette a mangiarsi panini in auto invece di pranzare attorno al tavolo e ciò mi faceva riflettere».

Intanto gli anni passano e la futura titolare della Wondermeal deve organizzare lo stage aziendale richiesto dall’università. Siccome sua mamma è una imprenditrice che lavora anche per una ditta luganese, la sua scelta cade sul Ticino «e io mi sono subito innamorata di questo paese!».

Anche in Ticino la vita è frenetica

Diana si stabilisce nel nostro Cantone nel 2011 e inizia a cercare lavoro; dopo il master in economia politica internazionale all’Università della Svizzera Italiana, è dapprima attiva nel segretariato, poi nel finanziario. Tuttavia la sua indole si scontra con quella dei suoi superiori; la gerarchia le sta stretta. Vuole un lavoro indipendente. Così, dopo l’ultimo contratto di lavoro, riorganizza la sua vita e le torna in mente ciò che aveva notato in Italia. Anche qui in Ticino il tempo scarseggia. Dopo una lunga e faticosa giornata lavorativa, pochi hanno ancora voglia di cucinare. «Così è nata Wondermeal!».

Più qualità di vita

All’inizio era una «one woman show», come dicono gli americani, una donna-orchestra come diremmo noi. Da sola con pochi soldi si occupava di tutto: «Cucinavo, consegnavo, facevo la spesa. Lavoravo dalle 7 del mattino fino alle 10 di sera, senza alzare la testa». Piano piano la Wondermeal guadagna mercato e Diana rileva una cucina a Davesco. Oggi c’è uno chef a tempo pieno e un ragazzo che corre a distribuire le pietanze. «Siamo una piccola squadra ma stiamo molto bene insieme - racconta - Finalmente, e sono felice di dirlo, ho un mio team».

L’imprenditrice ammette che avviare un’attività da indipendente implica molti rischi: «Infatti se lavorassi in ufficio prenderei uno stipendio molto più sostanzioso; tuttavia io do la precedenza alla qualità di vita: non mi interessano i soldi, mi interessa essere a casa quando mia figlia finisce la scuola e aver la possibilità di dedicare tempo ai miei hobby; inoltre - e così conclude - noi regaliamo tempo libero alle persone e ciò mi riempie il cuore di felicità».

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