Cultura

«Con i miei noir amo raccontare le periferie psicologiche delle grandi città»

A tu per tu con lo scrittore sardo Piergiorgio Pulixi i cui libri sono tradotti anche in francese e vanno molto forte in Romandia
Piergiorgio Pulixi, autore sardo, si divide tra l'Isola e Milano, due luoghi in cui ha ambientato alcuni suoi romanzi noir.
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
24.03.2024 06:00

Indagare e raccontare le periferie. Non solo fisiche. Ma anche psicologiche. Che, a volte, vanno oltre i confini di Bene e Male. Piergiorgio Pulixi, scrittore sardo che è stato ospite all’ultima edizione del festival letterario Tutti i colori del giallo di Massagno, non ha mai avuto problemi a indagare l’animo umano e le sue mille sfumature. Torbide e complesse. Come oscuri, meglio, noir, sono i suoi romanzi. E Stella di mare, pubblicato sul finire dell’anno scorso per Rizzoli, non fa eccezione. A iniziare dall’ambientazione principale, il quartiere Sant’Elia di Cagliari. Non un quartiere scelto a caso, anzi. Visto che «Sant’Elia è considerato la Scampia sarda», annota l’autore, prima di salire sul palco assieme al suo maestro Massimo Carlotto, anche lui ospite della manifestazione diretta (artisticamente) da Luca Crovi. Manifestazione che quest’anno per il suo ventennale ha registrato il tutto esaurito.

Come Scampia e Quarto Oggiaro

«Sant’Elia è il quartiere più periferico e disagiato di Cagliari - continua Pulixi -. È stato creato con lo stesso decreto legislativo che ha dato vita alle grandi opere di edilizia popolare che hanno portato alle costruzioni delle Vele di Scampia, del quartiere Zen a Palermo e di Quarto Oggiaro a Milano». Un quartiere, una periferia. Una delle tante. Che secondo lo scrittore è stata abbandonata dallo Stato. «L’Italia ha smarrito la propria anima nelle periferie e se come Stato non hai il controllo delle zone più lontane e più fragili, non hai il controllo nemmeno su tutto il resto», specifica il giovane autore nato nel 1982. Che ha esordito nel 2012 e in questi anni ha pubblicato decine di romanzi, racconti e anche audiolibri. Singolarmente, ma anche in collaborazione con altri autori e scrittori. Oltre che collettivi.

Perdere il contatto con le periferie significa perdere però anche il contatto con chi abita quei territori. Un altro errore. Fatale. Soprattutto quando gli abitanti sono giovani. «Le nuove generazioni delle periferie sembrano dimenticate e perdute. È come se si cercasse di isolare il problema, tenerlo il più lontano possibile dal volto pulito delle città e questo genera tutta una serie di mostri che prima o poi si svegliano», spiega Pulixi. Sant’Elia inoltre ha una sua specificità. Unica. «Le sue costruzioni appaiono come una foresta di cemento, ma essendo in riva al mare, hanno anche una mediterraneità rappresentata dal mare. Il quartiere quindi vive questa specie di contrasto, è come se fosse una sorta di purgatorio sospeso tra il paradiso rappresentato dalla natura, dal golfo degli angeli su cui è affacciato, e l’inferno rappresentato dal cemento e dal degrado urbano».

È qui, in questo quartiere che vive la protagonista del libro. Stella. Una ragazza splendida, impunita. Speciale. Che un giorno in cui il maestrale infuria rabbioso, viene trovata morta su una spiaggia. Ha il volto sfregiato come a cancellare la sua bellezza leggendaria. Stella era pronta a lasciarsi alle spalle i palazzoni di Sant’Elia, ma il destino, o meglio, un assassino, ha scritto diversamente il suo futuro. A indagare sulla sua morte è il vicequestore Vito Strega (già protagonista dei romanzi precedenti della serie I canti del male) insieme alla sua squadra di ispettrici Eva Croce e Mara Rais (che hanno esordito nel 2019). Strega, Croce e Rais dovranno districarsi nei segreti di un quartiere impenetrabile per la polizia e fin da subito dovranno fare i conti con i fantasmi della gente del posto. «Sant’Elia è un quartiere multietnico, ricorda un po’ Marsiglia e Napoli o una qualche banlieue francese», chiarisce l’autore. Che a Sant’Elia ha una parte della propria famiglia.

Si può cambiare strada

Un quartiere periferico, disagiato, multietnico. Ma anche in grado di riscattarsi. Pulixi ne è sicuro. «Oggi il quartiere è molto diverso dagli anni ’80 e ’90, quando era riconosciuto come sporco e in cui i cagliaritani andavano a comprare droga e a recuperare l’auto o il motorino che gli avevano rubato. Oggi è in corso e già da alcuni anni una riqualificazione a partire dall’arte, dalla cultura e dai giovani. È un processo ovviamente lento, ma credo che a partire da queste matrici si può cambiare strada». Già ma qual è la rotta? Qual è l’ancora di salvezza per le periferie. Anche qui Pulixi ha una risposta. «La strada è quella di rammendare le periferie alla città madre, di cercare di tessere dei collegamenti e dei legami proprio con la cultura che per antonomasia è qualcosa che unisce e non allontana».

Non c’è altra soluzione. Non esistono alternative. Anche perché altrimenti il rischio è che «la periferia da semplice barriera fisica possa diventare una periferia psicologica che è molto più pericolosa - prosegue lo scrittore -. Se si cresce con l’idea che ti viene instillata di essere diverso o cattivo perché arrivi dalla periferia, rimarrai sempre marchiato dal luogo in cui provieni e dopo un po’ ti identifichi con quel luogo che ti viene dato e poi diventa molto pericoloso perché sei il primo a rinchiuderti in quella periferia oltre che fisica anche psicologica». Riscattarsi però si può. «Con lo sport, con l’arte, con la cultura, ma soprattutto con la scuola, perché il sapere è l’unica forma di riscatto, l’unica cosa che ti dà la certezza di trovare la tua strada».

Di sicuro l’autore sardo la sua strada l’ha già trovata. «Sono sempre stato etichettato come giallista dove il termine giallista è usato spesso in maniera impropria - racconta -. Questo perché in Italia c’è grande confusione sui generi letterari, si mischia tutto e tutto diventa un calderone. Io in realtà mi sono trovato bene nella definizione di giallista anche quando lo declinavano nella versione classica. Penso che non ci sia nulla di male nello scrivere letteratura di genere, anzi è un genere molto popolare, scrivo per far star bene le persone, sono un artigiano delle parole, sono al servizio dei miei lettori. Se il giallo e il thriller mi permettono di arrivare ai miei lettori, allora ciò mi rende felice».

Lettori italiani, ma non solo. Perché Pulixi è tradotto molto anche in francese. «Con la Svizzera ho rapporti soprattutto con la parte Romanda visto che i miei romanzi sono tradotti in francese e ho quasi più successo in Francia che in Italia. Le traduzioni dei miei romanzi hanno quindi attecchito in Svizzera. Ma anche il Ticino mi affascina tantissimo. Mi piacciono molto i suoi laghi che mi danno una sensazione di sospensione e di pace. Sono in sintonia con il lavoro creativo. È un luogo in cui vivrei molto volentieri», conclude l’autore, prima di salire questa volta davvero sul palco a intervistare Carlotto. Che a brevissimo pubblicherà un nuovo romanzo, di cui si conosce solo il titolo, Trudy.

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