Vaticano

Conclave: che il «reality» abbia inizio

Dalla porta chiusa alla fumata bianca, tutto quello che c'è da sapere al di là dei pronostici
I preparativi all'interno della Cappella Sistina, per il conclave che inizia lunedì. © VATICAN MEDIA HANDOUT
Francesco Anfossi
04.05.2025 06:00

Nemmeno il più ispirato autore di fiction avrebbe mai potuto congegnare un reality così avvincente come il Conclave. Con i suoi riti, le sue regole, la posta in gioco, la superba location, la sua liturgia delle porte chiuse, dei silenzi e dei misteri. Con un’attesa che sale per miliardi di persone, credenti e non credenti, fissi su un comignolo da cui passa il destino della Chiesa e del mondo. Fumata bianca! La tensione sale, la gente ammassata tra le colonne del Bernini rumoreggia percorsa da un fremito. Da lì a poco il cardinale protodiacono (sarà il francese Dominique Mamberti) si affaccerà alla loggia di San Pietro per pronunciare la frase latina più famosa del mondo: «Nuntio vobis magnum gaudium. Habemus papam!». E finalmente l’avvincente thriller papale verrà risolto.

Come è nato

Un «format» che nasce ufficialmente nel 1274, durante il secondo Concilio di Lione indetto da papa Gregorio X. È lui l’artefice della sua istituzionalizzazione, dopo l’esperienza drammatica della sede vacante seguita alla morte di papa Clemente IV, durata quasi tre anni (1268-1271). Riuniti a Viterbo, i cardinali non riuscivano a trovare un accordo. I viterbesi, esasperati, li chiusero dentro nel Palazzo papale, riducendo il cibo e scoprendo perfino il tetto per costringerli a decidere. Da questa esperienza nasce il termine «conclave», dal latino cum clave, cioè «con chiave»: chiusi a chiave fino all’elezione del nuovo pontefice. Il metodo piacque a papa Gregorio, che fissò norme stringenti per l’elezione: i cardinali dovevano essere rinchiusi senza contatti con l’esterno, pena la scomunica, potevano ricevere solo vitto essenziale, le condizioni dovevano diventare sempre più dure col passare dei giorni. L’idea di base - segregazione e segretezza per garantire un’elezione rapida e ispirata - rimane valida ancora oggi.

Come funziona

Sarà così anche con il Conclave chiamato a eleggere il 267. pontefice della Storia della Chiesa che inizierà mercoledì 7 maggio. I cardinali, alloggiati e isolati nel collegio di Santa Marta senza telefonino, ne computer, né radio o tv, all’interno delle mura vaticane, entreranno nella Cappella Sistina cantando l’inno «Veni Creator Spiritus», poiché per la Chiesa la scelta del Pontefice è ispirata dallo Spirito Santo. Per l’80 per cento sono stati creati da papa Bergoglio e riflettono un’impostazione globale, sempre meno eurocentrica, anche se gli europei rimangono in maggioranza. Una volta entrati i porporati, seguendo la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, monsignor Diego Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche, pronuncerà l’altra famosa frase latina «Extra Omnes» («fuori tutti»), con cui si chiede ai non elettori di uscire dalla Sistina. A quel punto l’indiano George Koovakad, ultimo dei cardinali diaconi, chiuderà la porta dall’interno per dare il via ai lavori. Il primo giorno si avrà una sola sessione pomeridiana, che prevede due scrutini. Poi due sessioni quotidiane, una al mattino e l’altra al pomeriggio, dunque quattro votazioni al giorno. Il quorum necessario per l’elezione a pontefice è di due terzi nelle prime 34 votazioni. Dopodiché, il nono giorno, se nessuno viene eletto con una maggioranza qualificata, si va al ballottaggio tra i due più votati. Le schede vengono legate insieme agli appunti e bruciate dopo ogni votazione in un’apposita stufa, il cui comignolo sbuca dal tetto della Sistina. Alla combustione vengono aggiunte delle sostanze chimiche per colorare la fumata.

Quanto può durare

Come tutto il mondo sa, se è nera nulla di fatto, mentre il fumo bianco, accompagnato dal suono delle campane, darà notizia della avvenuta elezione. I requisiti per divenire papa sono quelli di essere maschio, battezzato e celibe, anche un laico dunque, ma dal XVI secolo in poi è stato sempre un cardinale. Mezzo mondo si interroga sul «toto papa» e i vaticanisti scrivono fiumi di inchiostro sui favoriti, senza mai azzeccarci. Ma quanto dura un Conclave? Nessuno può prevederlo. Ma quelli moderni non superano i quattro giorni. Tanti durò quello di Achille Ratti Pio XI, per Eugenio Pacelli (Pio XII) occorsero solo 3 scrutini. Sempre quattro per Roncalli Giovanni XXIII; per Montini Paolo VI e Wojtyla Giovanni Paolo II invece i cardinali ce ne misero due. Papa Luciani Giovanni Paolo I fu eletto in meno di 24 ore. Altro conclave record per Ratzinger, diventato Benedetto XVI dopo un giorno. Otto anni dopo, dopo le sue dimissioni, papa Bergoglio Francesco venne eletto al quinto scrutinio, meno di due giorni. I favoriti? Parolin il diplomatico, Pizzaballa, l’outsider di Gerusalemme, Tagle, l’asiatico gentile. Ma come è noto al conclave chi entra papa ne esce cardinale. Una volta accettato e fatto giuramento il prescelto entrerà nella «stanza delle lacrime» per pregare e indossare una delle tre taglie dell’abito papale (50-54 e 58), poi si affaccerà al mondo dalla loggia della basilica di San Pietro. Non resta che assistere all’avvincente thriller papale, affidandosi per chi è credente al vento dello Spirito.

* Francesco Anfossi è redattore capo di Famiglia Cristiana. Ha scritto questo articolo per La Domenica del Corriere del Ticino