Cosa c'è nel «salotto buono» di Lugano

La vetrina ricorda quella di una boutique di lusso in una delle arterie più centrali di Lugano: a un passo da via Nassa, all’angolo tra via Pretorio e piazza Dante. Poltrone di design, una lampada, riviste, è l’immagine di un salotto elegante davanti a cui i passanti incuriositi da qualche mese - il posto ha aperto a fine settembre - leggono la scritta «House of Investors» e si chiedono di cosa si tratti: potranno mai entrarci? La porta scorrevole è tendenzialmente chiusa e si apre solo su appuntamento.
La «casa degli investitori» da fuori potrebbe ricordare la sede di una banca privata - una boutique finanziaria - cosa che è stata, in effetti: fino al 2021 aveva sede qui una branca del private banking della banca Zarattini, ora concentrato nella sede di via Balestra. Ora è diventato qualcos’altro. Un posto a metà tra un Gentlemen’s club della Londra ottocentesca e un più moderno «hub» per investitori interessati a Lugano e al Ticino.
Un Cantone attrattivo
Negli ultimi anni le grandi fortune trasferitesi nel nostro Cantone dall’estero - paesi scandinavi e Gran Bretagna in testa - hanno fatto notizia sui giornali, un po’ meno i numeri sulle fortune che nell’economia ticinese sono state investite, attirate da un tasso di innovazione alto ancorché indebolito (in Ticino la quota di aziende innovative è del 29,7 per cento nel biennio 2020-22 secondo lo Swiss Innovation and Digitalization Survey dell’istituto KOF del Politecnico di Zurigo, in calo rispetto alla rilevazione 2016-18 e al di sotto della media nazionale). Il mercato immobiliare, specie in fascia alta, resta un rifugio attrattivo e lo testimoniano i valori in crescita - più 3,4 per cento l’anno scorso, un record nell’ultimo triennio - e le operazioni multimilionarie messe a segno da soggetti esteri in particolare nel perimetro del «salotto buono» di Lugano.
L’idea del «salotto buono» si presta a descrivere quello che sta sorgendo all’angolo tra via Pretorio e piazza Dante, ad opera evidentemente di alcuni dei soggetti sopra citati (l’anonimato in queste cose è rigoroso). La «house» nasce appunto dal mattone ossia dal real-estate, come community di investitori nel settore immobiliare, spiegano i promotori, ma va oltre. «Il nostro progetto mira a valorizzare il Ticino come destinazione strategica per investitori internazionali, ma anche nazionali e locali» spiega Manuel Gamper della società Leading Investors, che arriva dal settore dell’intermediazione immobiliare. «Per farlo dobbiamo creare una comunità e una rete stabile, qualcosa che finora è mancato. Un punto di incontro tra tutti gli attori qualificati del territorio».
Mattone sopra mattone
La passione per il mattone, originaria, è espressa nelle mura stesse del nuovo «salotto» che in realtà è un palazzo del 1910, esplosione del gusto raffinato della Lugano della Belle Époque (altro momento di edilizia galoppante) firmato da Daniele Zanini. Circa un secolo dopo è stato rivisitato e sventrato dall'architetto mesolcinese Gabriel Bertossa, che vi ha scavato all’interno un teatro di scale e calcestruzzo a vista, che crea con i fronzoli e le curve Art Nouveau all'esterno un contrasto mozzafiato.
Sono piaceri per pochi. Come anche le opere d’arte esposte all’interno (collezioni a rotazione, ora c’è una mostra di Cesare Lucchini) e gli eventi culturali e musicali che accompagnano le trattative d’affari e ne costituiscono occasione e contorno, con un calendario fitto ma non pubblico: è la regola di ogni club (funziona se seleziona) e vale anche per il collezionismo d’arte e altri asset che in gergo si chiamano «collectable». Vini rari, auto, lingotti convertibili in token digitali. «È un mercato in crescita e che, secondo le analisi, è contiguo a quello più tradizionale del real estate, nel senso che chi investe in quest'ultimo è spesso propenso a sperimentare anche altre forme di diversificazione non finanziaria» racconta Gamper. «La piazza luganese è molto dinamica su questo fronte e ha tanto da offrire, per noi si tratta di esporlo e metterlo in rete».
Non sarà per tutti, neanche per molti, a differenza di altri «hub» creati negli anni - e alcuni già chiusi - sui resti della piazza finanziaria. Ma di sicuro una boutique per investitori non limita i suoi effetti tra quattro mura (comunque grandi, circa mille metri quadri) e li propaga a quello che c'è intorno: alle altre boutique nel senso stretto del termine, al territorio. Si spera.
