L'analisi

Cosa dicono le carte di Zelensky

Mentre il presidente ucraino valuta e negozia la proposta di pace della Casa Bianca, ecco come si presenta la situazione sul campo
Guido Olimpio
23.11.2025 06:00

Il presidente ucraino ha poche carte da giocare, come dice Trump. Le sue linee di difesa subiscono una pressione costante, e su di esse incombe un inverno lungo e difficile. Mentre Zelensky deve decidere (in fretta) sulla proposta di pace della Casa Bianca, ecco come si presenta la situazione sul campo. 

Mosca ha guadagnato punti sul fronte esterno e rinforzato quello interno con numeri importanti come rivelano diverse analisi. L’intelligence di Kiev afferma che i russi avranno prodotto entro la fine dell’anno quasi 120 mila bombe plananti. Sono ordigni relativamente semplici modificati per essere più precisi e con cariche esplosive devastanti. Lanciati dai caccia, hanno un raggio d’azione di 90-200 chilometri ma stanno lavorando per estenderlo a 400 chilometri. L’Armata ne ha utilizzate a dozzine, anche salve di 200 in un solo giorno, per fare a pezzi le postazioni. Un volume di fuoco in parallelo a quello più ravvicinato dell’artiglieria.

Sempre ampie le riserve dei droni kamikaze, impiegati a migliaia in tandem con missili cruise e quelli balistici. I russi li hanno ricevuti all’inizio dall’Iran, poi hanno creato un paio di fabbriche per realizzarli in proprio, ora sembra che ne avranno altri dalla Nord Corea che avrebbe aperto una linea di rifornimento in favore dell’alleato dopo aver dato fondo alle scorte di proiettili per cannoni. I velivoli guidati da remoto saturano la contraerea, provocano danni, costringono gli ucraini a un dispendio di risorse, minacciano la popolazione. I primi modelli erano piuttosto lenti, adesso li hanno resi più agili con un progressivo adeguamento tenendo conto delle esperienze del campo di battaglia. Ci sono pochi dubbi: gli invasori hanno studiato e corretto gli errori iniziali. E va ricordato come siano state smentite le previsioni di difficoltà nella messa a punto di missili. Gli impianti hanno continuato a fornire vettori d’ogni tipo, manovrabili e potenti. Tutto ciò che serve per martellare senza pietà le città dell’Ucraina, le basi, siti strategici. Il centro studi britannico Jane’s ha offerto un altro elemento, riguarda i corazzati. Secondo gli analisti Mosca è in grado di preparare circa 400 tank all’anno, di cui 250 T 90 e 150 T 80. È vero che l’impatto di questi mezzi si è ridotto proprio per la minaccia dei droni ma nondimeno rappresentano una «lancia» importante. Anche se alcuni presenterebbe guai tecnici. Però la guerra ha dimostrato che la quantità è rilevante, non importa se tecnologicamente avanzata o meno.

Gli assalti dell’Armata alle trincee ucraine hanno comportato un prezzo. Stime in agosto ipotizzavano 26 mila tra morti e feriti ogni mese, un bilancio pesantissimo. Tuttavia, il Cremlino non ha dato segni di preoccupazione ed ha compiuto passi per costituire una riserva strategica al fine di continuare la cosiddetta «Operazione speciale». Sono ancora valutazioni di istituti di ricerca a tracciare un quadro incrociandolo con dati provenienti da Mosca: il neo-zar punta ad avere per il futuro 250 mila uomini a disposizione. Al reclutamento mensile di migliaia di soldati si aggiungono elementi ingaggiati all’estero: ci sono indiani, kenyoti, cubani, nepalesi e giovani di molti altri paesi. La sintesi è semplice, la carne da cannone non manca mentre in Ucraina non sanno come rimpiazzare le enormi perdite nei ranghi dell’esercito.

La grande incognita russa è l’economia, interrogativo sul quale gli osservatori sono divisi. Da un lato citano investimenti per grandi progetti, industrie che beneficiano degli ordini di armamenti, riserve d’oro, aggiramento costante dell’embargo su prodotti petroliferi, gruppi che fanno grandi affari e hanno interesse a sostenere le scelte di Putin. Dall’altro evidenziano fattori negativi: il prezzo del greggio è ai minimi e dunque sono minori gli introiti, il conflitto costa 500 milioni di euro al giorno, l’inflazione galoppa e i prezzi sono saliti del 6 per cento. Per questo il regime è costretto a giri tortuosi per alimentare la «macchina». In questi casi è il tempo a svelare la verità. Restano l’intransigenza di Mosca, il continuo rialzo della posta, le minacce nucleari e le attività coperte dei suoi servizi segreti contro i paesi occidentali. Sono indicatori evidenti della volontà del Cremlino di non fermarsi. A meno che non sia Donald Trump a offrirle una soluzione vantaggiosa: il piano di pace proposto dalla Casa Bianca ha condizioni capestro per l’Ucraina. 

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