Il fenomeno

Curarsi con la terapia psichedelica

Ecco il nuovo approccio utilizzato in Svizzera per affrontare, depressione, traumi e dipendenze
Andrée-Marie Dussault
18.05.2025 15:00

Dopo una terapia con una sostanza psichedelica, i pazienti mi dicono che provano amore incondizionato, si sentono connessi con il tutto, percepiscono l’universo dentro di sé. C’è chi realizza che la morte è solo un passaggio o che non è da solo al mondo. È molto commovente ciò che raccontano», sorride Catherine Duffour, psichiatra e presidente della Société suisse de médecine psychédélique (SSMP), a Losanna.

Per accedere alla terapia psichedelica assistita (PAT) in Svizzera - dove si usano LSD, MDMA o psilocibina - il paziente deve essere «resistente» ai vari trattamenti e percorsi terapeutici. Le richieste - «che sono in aumento» - vengono inoltrate all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) che le analizza caso per caso.

Usate per trattare diverse patologie

Le patologie per cui queste sostanze sono maggiormente utilizzate sono la depressione, i disturbi da stress post-traumatico, d’ansia e le dipendenze da sostanze tossiche. La PAT può essere efficace anche per trattare altre patologie come la cefalea a grappolo, disturbi ossessivo-compulsivi, alimentari, psicosomatici, e per le cure palliative.

Un trattamento viene preparato nelle sessioni precedenti, spiega Catherine Duffour. «Il paziente affronta il viaggio con un intento preciso che affida al proprio inconscio. In attesa che inizi l’effetto - che durerà diverse ore -, si medita insieme». Sottolinea che il rapporto di fiducia con il terapeuta è fondamentale. Durante il trattamento, il paziente è sdraiato, medita, accompagnato da musica che può essere molto stimolante o profondamente rilassante.

Liberare le emozioni

«Mentre viaggia, è cosciente dei propri pensieri, ma la sua prospettiva cambia. Vede in profondità come funzionano certi meccanismi. Può mettere in discussione vecchi schemi». Egli stesso stabilisce connessioni tra difficoltà in diversi ambiti della sua vita ed è in grado di liberare emozioni represse, come la rabbia, e di ricevere rivelazioni, spiega la psichiatra. «È un processo che favorisce la presa in mano della propria vita, restituisce potere alla persona». Dopo l’assunzione della sostanza psichedelica, ci sono due o tre sessioni di integrazione, per consolidare il cambiamento, per portarlo nella vita quotidiana.

La storia personale

«Con queste sostanze si può risalire molto indietro nella storia personale del paziente, per superare trauma o problemi che derivano da mancanze nell’infanzia. Possono provocare cambiamenti profondi», osserva, rilevando che spesso, chi ha vissuto un trauma, sperimenta una sospensione del tempo. Con la PAT, è come se il tempo riprendesse il suo corso. «Persone che hanno vissuto esperienze di pre-morte, o che hanno un percorso spirituale intenso, accedono a questi spazi. Con le sostanze psichedeliche, ci si arriva più rapidamente».

La formazione dei medici

Quando ha visto gli effetti della PAT sui suoi pazienti, Catherine Duffour ha pensato: «Non possiamo tenere tutto questo solo per noi». Da cinque anni, «per assicurare rigore e buone pratiche», forma medici alla PAT, di cui l’80% sono psichiatri. «Questi hanno spesso più di cinquant’anni e esperienze di lavoro su di sé importanti: hanno praticato meditazione, yoga, tantra, sciamanesimo, ipnosi...»

Nella PAT, esiste una dimensione sacra. «Nella medicina occidentale è difficile parlarne, perché ci si confronta con dogmi legati alla razionalità, alle misurazioni, ecc. Ma gli aspetti spirituali e sacri devono essere nominati; fanno parte del processo», sottolinea la psichiatra.

Il lavoro in Ticino

In Ticino, la Fondazione Alaya, ente composto da medici, psicoterapeuti, infermieri e counselor, rappresenta il principale punto di riferimento per la PAT. Il numero di pazienti che hanno avuto accesso è ancora limitato, ma si osservano elevati tassi di trasformazione soggettiva tra le persone trattate, indica il medico Renzo Rigotti, membro del comitato della Fondazione Alaya.

Attualmente, meno di dieci medici nel Cantone hanno richiesto e ottenuto l’autorizzazione per prescrivere trattamenti psichedelici a fronte di circa cento a livello nazionale. Negli ultimi quattro anni, circa sessanta richieste provenienti dal Ticino sono state approvate dall’UFSP.

Livelli profondi di introspezione

«La ricerca degli ultimi anni ha evidenziato che gli psichedelici favoriscono un aumento della plasticità neuronale, permettendo al cervello di uscire dai consueti schemi rigidi e di riorganizzarsi in modo più adattivo», spiega Renzo Rigotti. In questo stato, le persone spesso accedono a livelli profondi di introspezione, riscoprono emozioni dimenticate o represse e riescono a vedere la propria vita da prospettive nuove.

Segnala che secondo alcune ipotesi queste sostanze aumentano l’entropia cerebrale. «I filtri con cui normalmente interpretiamo la realtà si allentano, permettendo la formazione di nuove connessioni e modi alternativi di vedere sé stessi e il mondo. Rendono più visibili le strutture interiori, ma al tempo stesso le rendono più morbide, più lavorabili». In questo stato, anche idee rigide e convinzioni profonde che spesso alimentano ansia, depressione o senso di blocco possono iniziare a trasformarsi.

Un profilo di sicurezza favorevole

La ricerca clinica condotta finora suggerisce che, se utilizzati in un contesto controllato e terapeutico, gli psichedelici (psilocibina, LSD e MDMA) mostrano un profilo di sicurezza favorevole. Gli elementi essenziali per ridurre il rischio - «il rischio zero non esiste» - includono: una selezione attenta dei candidati, sessioni preparatorie, supervisione continua durante l’esperienza e incontri di integrazione post-seduta, elenca Renzo Rigotti.

Cerimonie collettive

Noti pionieri ed esperti della PAT e della ricerca in Svizzera sottolineano che queste dimensioni esperienziali non sono nuove nella storia umana. Ricordano che da sempre in molte culture tradizionali sostanze psichedeliche (come ayahuasca o peyote) sono state utilizzate all’interno di rituali spirituali e cerimonie collettive, attribuendo loro un ruolo centrale nella guarigione e nella visione del mondo

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