Da sempre nel mirino

Nei villaggi argoviesi di Endingen e Lengnau ci sono molte case che hanno due porte, una per i cristiani, l’altra per gli ebrei. È una reliquia del periodo storico in cui la Svizzera non riconosceva praticamente alcun diritto ai suoi israeliti, quei pochi a essere tornati dopo l’espulsione del 1491.
Gli ebrei non potevano lavorare come artigiani o agricoltori, non potevano acquistare terreni o case, non potevano sposare cristiani e soprattutto non avevano diritto di insediarsi dove volevano. Gli ebrei erano ammessi solo nei comuni di Endingen e Lengnau, dove per altro vigeva comunque il divieto di acquistare terreni e case, così come quello di «condividere lo stesso tetto con cristiani».
Dal lato pratico, la situazione era difficile da gestire. Dove potevano andare a vivere gli ebrei se non avevano il diritto di acquistare una casa e nemmeno di prendere in affitto una stanza dai cristiani? Ecco quindi che nacque il sotterfugio della doppia porta, in modo che due famiglie di religioni diverse potessero vivere sotto lo stesso tetto, ma con entrate separate.
La parificazione giuridica
Nel 1866 una stretta maggioranza di cittadini svizzeri (53,2%) accettò di abolire le restrizioni nei confronti degli ebrei, che ne approfittarono per spostarsi verso i centri urbani, sebbene non ovunque fossero i benvenuti. Alcune famiglie restarono in Svizzera, come quella da cui discende l’ex presidente della Confederazione RuthDreifuss, attinente di Endingen. Altre varcarono l’Oceano, come la famiglia Guggenheim, il cui capostipite Meyer era nato a Lengnau.
L’ennesimo esodo nella storia di un popolo che non conosce tregua dall’origine dei tempi. Nemmeno nella pacifica Svizzera. La comunità ebraica sa che a ogni periodo di relativa quiete segue un altro periodo di vessazioni.
I primi grandi magazzini
È accaduto, di nuovo, negli anni ‘30, con il riverbero in Svizzera dell’ascesa del nazionalismo in Germania. A finire nel mirino furono in particolare i commercianti ebrei, che con i loro grandi magazzini avevano rivoluzionato il settore della vendita al dettaglio, suscitando l’invidia e la rabbia dei concorrenti. Le proteste, gli imbrattamenti, gli atti di violenza raggiungerso un’intensità tale da spingere il Consiglio federale, nel 1933, a vietare l’apertura di nuovi grandi magazzini e l’ampliamento di quelli esistenti.
Ma questo non bastò a placare la collera contro i negozianti israeliti. Allo scoppio della guerra, i fondatori ebrei di EPA (Einheitspreis Aktie AG, Uniprix SA, in futuro assorbita da Coop) furono costretti a cedere i loro grandi magazzini «a proprietari ariani», a un prezzo ampiamente inferiore al valore di mercato. Uno di loro, Julius Brann, emigrò negli Stati Uniti e non tornò mai più indietro. Oltreoceano fuggirono anche tutti gli ebrei che facevano parte della direzione di Jelmoli. Mentre i fratelli Maus, proprietari del gruppo che oggi si chiama Manor, riuscirono in qualche modo a superare quel periodo nero.
Una popolazione in calo
Durante la Seconda guerra mondiale, la Svizzera accolse poco più di 20.000 ebrei in fuga.Tanti altri furono respinti alla frontiera, 24.398 secondo il rapporto Bergier, circa 3.000 secondo la storica Ruth Fivaz-Silbermann. In ogni caso, anche chi aveva trovato rifugio su suolo elvetico fu invitato ad andarsene, una volta finita la guerra. Così all’inizio degli anni ‘50 la Svizzera si ritrovò con una popolazione ebraica inferiore a quella del 1920, quando erano stati censiti 20.979 israeliti, il massimo storico.
Oggi si stima che gli ebrei in Svizzera siano circa 18.000, la maggior parte dei quali vive nei centri urbani di Zurigo, Ginevra, Basilea e Losanna. Diverse sinagoghe sono state chiuse, alcune trasformate in spazi culturali (Delémont), altre distrutte (Avenches, Porrentruy).
Quelle tuttora in funzione sono sottoposte a misure di sicurezza accresciute dopo la serie di attentati islamici degli ultimi anni in Europa. Il Consiglio federale ha stanziato un apposito credito. Mentre molti ebrei emigrano verso l’unico paese che considerano sicuro per loro, Israele. Negli ultimi vent’anni il numero di cittadini svizzeri nello Stato ebraico è più che raddoppiato. L’anno scorso erano 22.837. Più degli ebrei rimasti in Svizzera.