Il profilo

Dai muscoli di Infantino a quelli degli arbitri: chi è Roberto Maragliano

È uno dei fisioterapisti più famosi, in Ticino ma non solo grazie al fatto di essere entrato nella grande famiglia della FIFA
© CdT/Chiara Zocchetti
Marco Ortelli
12.02.2023 07:00

Fulvio Sulmoni, Inti Pestoni, Michael Fora... Gianni Infantino, l’anziana signora e la casalinga, René Morf, Mario Gavranovic, il campione tedesco Miroslav Klose, Nestor Pitana, arbitro della finale dei Mondiali del 2018 in Russia, ‘miracolosamente’ rimesso in sesto da un infortunio grazie a un terapeutico tocco di mani... Cos’hanno in comune questi personaggi conosciuti e non? Tutti sono stati «manipolati» da Roberto Maragliano, fisioterapista da cinque anni a capo dello staff che si prende cura degli arbitri FIFA.

C’era una svolta...

Se «fatale» per la schiena del presidente Fifa Gianni Infantino è la sua passione per il calcetto - da qui la richiesta di intervento a Roberto Maragliano, in Qatar, per cercare di rimetterlo in sesto, decisiva per l’ingresso del fisioterapista nel mondo del calcio professionistico è invece stata la telefonata di Roberto Morinini, conosciuto mesi prima quando il tecnico bellinzonese era allenatore al Sion. «Si ricorda di me sul campo di Balerna? Le interessa ancora la mia proposta? Allora lunedì partiamo con il FC Lugano in ritiro per Follonica». Siamo nel 2000 e per il comasco cresciuto nel quartiere Sagnino, portiere dilettante nel Balerna e attivo professionalmente alle Terme di Stabio il mondo cambia. «L’impatto è stato grande - osserva Maragliano. Prima di decidermi per Lugano mi ero informato su chi fosse il fisioterapista prima di me. Semplicemente non c’era. Così mi sono detto, peggio di nessuno non posso essere. La mia è stata quindi una sorta di apprendimento continuo, dai giocatori e dai loro fisioterapisti personali ho imparato il mestiere». Cosa dire di quel periodo? «Se non avessi vissuto quegli anni a Lugano, oggi non potrei fare quello che sto facendo». Dopo Lugano Roberto Maragliano entra a far parte dello staff «ticinese» composto da Vlado Petkovic, Antonio Manicone e dal preparatore atletico Paolo Rongoni (già nel Lugano con Morinini e oggi a capo dello staff atletico della FIFA), alla Lazio nel 2013. Sei mesi a Roma, per Maragliano, ma intensi. «Lì ho vinto il mio primo trofeo, la Coppa Italia contro la Roma. Che storia. La settimana prima ci avevano portato in ritiro punitivo a Norcia. Il clima, e non sto scherzando, era del tipo «se perdete vi ammazziamo», mi sono reso conto di cosa voglia dire fare calcio in Italia». Dopo la Lazio, Roberto Maragliano torna nel Lugano di Livio Bordoli dove nel 2014-2015 ottiene la promozione in Serie A. Sui calciatori? «Ho incontrato uomini veri», taglia corto l’esperto «manipolatore».

L’esperienza con la FIFA

Il capo dei fisioterapisti arbitrali FIFA può già contare 2 partecipazioni ai Mondiali, 2018 e 2022, 3 Mondiali per club e 1 Olimpiade estiva a Tokyo 2021. Il prossimo luglio sarà poi in Australia e Nuova Zelanda al seguito dei 33 direttori di gara dei Mondiali femminili di calcio.

Com’è nata questa opportunità di girare il mondo prendendosi cura delle articolazioni arbitrali? «Sul finire del 2017 Massimo Busacca mi ha contattato. Sapendo dei miei trascorsi a Lugano e alla Lazio mi ha proposto di lavorare per la FIFA, un’opportunità che ho colto al volo». Di arbitri, da allora, ne ha incontrati tanti. Iniziamo dall’infortunistica. «Siccome corrono tanto, più o meno 13 km per partita, sovraccaricano quasi tutti il tendine d’achille. Oppure si stirano». E a livello caratteriale, che tipi sono? «I campionati li differenziano. I sudamericani sopportano molto di più perché sono abituati al gioco aggressivo. Gli asiatici sono più precisi, gli europei invece sono più abituati alle discussioni con i giocatori». Lo abbiamo visto in TV.

Articolazioni «famose» e «sconosciute»

Da Fulvio Sulmoni - che ringrazia il fisioterapista pubblicamente nel suo libro Piacere di averti conosciuto, alle ossa del nazionale di hockey Michael Fora, Roberto Maragliano di storie da raccontare ne ha piena la valigia. Quella di Ricardo Rodriguez, ad esempio, che prima di Svizzera-Brasile gli chiede «che ci fai tu qui?», o dei festeggiamenti argentini a tu per tu con Messi. Ma anche il lettino del fisioterapista racconta. «È essenziale conquistare la fiducia del proprio assistito, trovare le parole giuste affinché un trattamento possa essere efficace». Fiducia che può tramutarsi in consolidate amicizie, come quella con Mario Gavranovic, «mi ha fatto fare il suo testimone di nozze». «Tra le soddisfazioni più grandi - conclude il fisioterapista Fifa e contitolare di un noto studio fisioterapico a Savosa - mi preme menzionare anche le torte che ricevo in dono dalle mamme di amici che curo, o il ringraziamento sincero di un’anziana signora tornata a stare meglio».

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