Ticino

Di mamma non ce n'è una sola

Le tante facce delle nuove madri: lavoratrici, sole, casalinghe, arcobaleno, o con figli nati da «fecondazione»
Da casalinga a donna sola, cambia il ruolo della madre. (KEYSTONE/Christof Schuerpf)
Prisca Dindo
12.05.2024 06:00

In vista dell’arrivo a casa di tuo marito, prepara i bambini: prendi qualche minuto per assicurarti che siano ben lavati e pettinati, eventualmente cambiagli i vestiti. Se ci sono stati dei problemi con loro minimizza, perché quando lui varca la soglia in casa deve regnare la tranquillità e tu devi abituare i tuoi figli ad essere quieti». Era il decalogo della brava moglie che sarebbe stato pubblicato negli anni ‘50 da «Housekeeping monthly», una rivista statunitense la cui esistenza alcuni contestano. Tuttavia questi consigli molto in voga negli anni ‘50 anche tra i ticinesi sembrano partoriti da un marziano, tanto sembrano lontani.

I tempi cambiano, la società evolve e le famiglie non sono più quelle di una volta. A partire dalla figura materna. Di mamma non ce n’è più una sola: l’angelo del focolare celebrato nel manualetto anni ’50 è ormai morto e sepolto. Al posto suo c’è una schiera di genitrici diverse. Pur rimanendo le persone che più si dedicano all’accudimento dei figli e alla gestione della casa, le mamme oggi sono donne che imboccano strade diverse. A volte per scelta, a volte perché costrette. Ci sono le mamme adottive e quelle che hanno fatto ricorso alla procreazione assistita; le mamme single e le mamme arcobaleno. Le mamme che diventano genitrici a cinquant’anni e quelle «quasi mamme» perché si occupano dei figli delle amiche a tempo pieno. Oggi la maggioranza di loro lavora e se c’è un marito in casa magari non è neppure il padre dei suoi figli. Per tutte le mamme, la nascita di un figlio rappresenta un evento straordinario, portatore di grandi cambiamenti che impongono una nuova impostazione delle esigenze e dei ruoli. A cominciare da quelli dettati dal mondo del lavoro.

Mamme lavoratrici

In Svizzera la maggioranza delle madri svolge un’attività professionale a tempo parziale. Lo dicono i grafici dell’Ustat, l’ufficio federale di statistica. L’età del figlio più giovane e la situazione familiare influiscono in maniera rilevante sulla loro situazione occupazionale: quelle che vivono in coppia e il cui figlio più giovane ha meno di 13 anni non lavorano, a differenza di quelle il cui figlio minore ha dai 13 ai 24 anni. Le madri single invece lavorano anche se il figlio o i figli da mantenere sono in tenera età. Queste ultime svolgono con più frequenza un’attività professionale rispetto alle madri che vivono in coppia e il loro grado di occupazione è più elevato. Dal 2010 la quota di madri senza attività professionale è diminuita.

Mamme dei figli della fecondazione artificiale

Famiglia e carriera professionale purtroppo non viaggiano sempre in parallelo. Anzi, malgrado le donne attive nell’economia privata in Svizzera siano sempre più numerose, la stragrande maggioranza di loro continua a ricoprire ruoli subordinati, come indica lo studio Gender Intelligence Report 2019 pubblicato dal portale Swissinfo. La loro subordinazione dipende molto dalla percentuale di lavoro, che nel nostro Paese diminuisce drasticamente con la nascita dei figli. Siccome per far carriera bisogna lavorare al cento per cento, quelle che vogliono entrare nelle stanze di comando devono mettere nel cassetto l’idea di diventare madri. Il problema è che più il tempo passa, meno si procrea in modo naturale perché l’orologio biologico delle donne è inesorabile. Ecco allora giungere in soccorso la scienza, alla quale si rivolgono anche le coppie arcobaleno e le giovani donne che faticano a far figli. In Svizzera quasi il 3% delle nuove nascite avviene con tecniche di fecondazione fuori del corpo umano. Una tendenza in continuo aumento: se nel 2019 erano 5993, nel 2022 erano già 6609 le donne che in Svizzera si sono rivolte ad un centro specializzato.

Mamme di figli adottati

Poi c’è l’adozione: un percorso che può durare anni e che si può affrontare sia in coppia (comprese le coppie omosessuali) oppure come singoli genitori. Stando al sito catt.ch, In Ticino nel 20222 sono stati adottati nove minori. Tre provenienti dalla Thailandia, due da Haiti, due dal Burkina Faso, uno dalla Svizzera e uno dalla Spagna. Due in meno rispetto a quelli arrivati nel 2021.

Gli specialisti affermano che l’adozione è una pratica in grande crisi in tutto il mondo. Il numero dei bambini adottati sarebbe diminuito drasticamente rispetto al passato. La concorrenza della fecondazione artificiale, divenuta più accessibile e meno costosa con i progressi della scienza, si fa sentire. Molte famiglie preferiscono creare un figlio con il proprio materiale genetico (in tutto o in parte), invece di adottarne uno già nato.

Mamme monoparentali

In Ticino ci sono molte mamme sole fin dal primo vagito del loro bebé. O è una scelta perché non ritengono necessario un compagno al loro fianco, oppure si ritrovano da sole perché il padre biologico ‘sparisce’ e fugge dai doveri di genitore ancora prima del parto. Secondo Alessia Di Dio, coordinatrice dell’ ATFMR, l’ Associazione Ticinese Famiglie Monoparentali e Ricostituite, i casi di mamme sole fin dalla gravidanza sono più frequenti di quello che si può immaginare; «Si tratta di una realtà misconosciuta che resta fuori dai radar delle politiche sociali e familiari, e noi ci battiamo da tempo affinché vengano avviati studi e ricerche su questo universo».

Il nostro è uno dei cantoni con una maggiore presenza di famiglie monoparentali. I dati raccolti dall’Associazione parlano chiaro: il fenomeno riguarda una famiglia su cinque con figli di meno di 25 anni. A questa percentuale vanno ad aggiungersi i nuclei ricostituiti, ossia i genitori che trovano un nuovo compagno o una compagna (5%). Tradotto in numeri, nel 2020 c’erano ben 11’715 famiglie di questo tipo (9040 monoparentali e 2675 ricostituite). Inutile dire che nell’86% dei casi a capo di queste famiglie c’è una donna; percentuale che oltrepassa e di molto il 90% quando i figli hanno meno di dodici anni.

«Ecco perché è importante disporre di una fotografia aggiornata e completa di questo mondo in rapida trasformazione, per poter riflettere insieme all’elaborazione di politiche sociali e familiari in grado di rispondere ai bisogni di tutti i bambini e di tutte le bambine, indipendentemente dalla configurazione della famiglia in cui crescono», conclude la coordinatrice dell’ATFMR Alessia Di Dio.

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