È ora di abolire il fuorigioco?

«Ti sta sü dananz al purtèe», succedeva ad esempio all’Oratorio, quando al compagno meno abile (si può tradurre con «brocco») estratto a sorte o scelto da giovani alfa si imponeva di piazzarsi davanti alla porta avversaria per non arrecare troppi danni. Nessun fuorigioco, anche se la palla non l’avrebbe mai vista, ma almeno gli veniva data la possibilità di credersi un bomber o di essere parte integrante della squadra.
Partite memorabili, senza fuorigioco. Come quelle giocate su strada ovunque nel Cantone, da Loco a Pedrinate, da est a ovest, e interrotte puntualmente da: A. La Posta. B. L’auto del panettiere. C. L’ambulanza. D. La processione per la Festa del Santissimo Crocifisso. E. I vicini che minacciano di chiamare «ul Sciur Sindic» o la Polizia. F. Altri veicoli...
La regola del fuorigioco, venne introdotta nel 1863 in Inghilterra anche per evitare il campanile di attaccanti piantati davanti al portiere ad aspettare il lancio lungo. Nel tempo, però, è diventata anche il cuore delle tattiche difensive e delle sfide di astuzia tra reparti. Ma oggi, con la tecnologia che smonta i gol al millimetro, la domanda è tornata: il fuorigioco ha ancora senso?
VAR e fuorigioco che in questi dieci anni di collaborazione si sono evoluti a braccetto, fino alla situazione attuale, dove basta mezza narice del naso per annullare un’azione di gioco culminata nel gol dell’anno. Giocatori e pubblico in visibilio, salvo poi dover fare un rewind e ricacciarsi l’urlo in gola. L’inverso quando un gol annullato per fuorigioco viene convalidato: oggi si può esultare a scoppio ritardato.
Allenatori, ex campioni e opinionisti sono spaccati: da Arsène Wenger, che ha suggerito di modificarlo (vedi a lato) - con il sostegno FIFA di Gianni infantino -, a chi non vuole sentir parlare di rivoluzioni. Ma una cosa è certa: solo a nominarlo, il fuorigioco fa discutere tutti, dai «Bar Sport» di tutto il mondo alle alte sfere dirigenziali della FIFA, dell’UEFA e dell’International Football Association Board (IFAB).
E allora? In attesa che le «supreme istanze» che reggono le sorti del mondo calcistico prendano una decisione, voi sareste pronti a un calcio senza fuorigioco? Cosa pensate della «Legge Wenger»? E della regola «cervellotica» oggi in vigore?
Abbiamo girato le domande ad alcuni «attori» calcistici di casa nostra.
Troppe interruzioni che rovinano lo sviluppo del gioco
Il presidente di Noi Bianconeri Aron Piezzi rappresenta la voce del tifoso. Iniziamo con una provocazione. Fuorigioco = Problema. Nessun fuorigioco = Nessun problema? «No. La regola ha un senso per evitare che le squadre si allunghino a dismisura e le tattiche di gioco si limitino alle palle lunghe. Il calcio deve essere creatività e spettacolo». Aron Piezzi ritiene la proposta di Wenger «interessante, da discutere e sperimentare. Credo che renderebbe il gioco più offensivo e meno frastagliato. È importante interrogarsi se le regole nel calcio possono essere migliorate: quella del fuorigioco è forse quella più sintomatica». E sulla situazione attuale, col VAR quale 26esimo uomo in campo? «Anziché essere d’aiuto, troppo spesso il VAR è fonte di confusione, ambiguità e polemiche, anche per decisioni incoerenti ed errate. Soprattutto i fuorigioco millimetrici sono improponibili. Ci sono troppe interruzioni, che rovinano lo sviluppo del gioco e lo spettacolo. Il calcio, a causa di questa tendenza, sta diventando un videogioco. Seguendo questa tendenza, tanto vale togliere gli arbitri e limitarsi alla tecnologia. Dobbiamo rimettere al centro l’essere umano: il calcio è un gioco e l'errore è umano, sia per i giocatori che per gli arbitri».
Un millimetro o no, con il VAR non si discute
Per Angelo Renzetti, ex presidente dell'FC Lugano, il fuorigioco «è sempre stato un problema grande. Ora si possono discutere i diversi aggiustamenti - fuorigioco per mezzo naso o per un millimetro - però in questi si vede un fil rouge, trovo che sia il minore dei mali. Con il VAR poi, non si discute, millimetro o no, è fuorigioco». Sulla possibile introduzione della Legge Wenger? «La vedrei positivamente, è interpretabile facilmente, e comunque sarebbe un compromesso perché rimane comunque una regola e le regole ci vogliono». Niente regola, niente fuorigioco: «Ci sarebbero giocatori in tutti gli angoli del campo. Vorrebbe dire che chi prende questa decisione non ha mai giocato all’Oratorio». Ricorda arrabbiature da ‘opsai’? «Molte situazioni mi hanno fatto arrabbiare, ma con le decisioni arbitrali non c’è niente da fare, per cui mi arrabbiavo fino a un certo punto». Una pausa… e poi ecco un tackle: «La rabbia maggiore, che provo ancora adesso, è che in una sfida tra una grande squadra e una squadretta, in caso di dubbio il vantaggio viene sempre dato al grande club. Per chi fatica tecnicamente ed economicamente a vivere in Super League è uno smacco. Bisognerebbe intervenire a quel livello, se si può».
Assistenti agevolati se venisse accolta la Legge Wenger
Per Domenico Palmieri, responsabile assistenti FCT, «abolire il fuorigioco risolverebbe sì parecchi problemi, si tornerebbe all’origine e l’unica polemica, stile oratorio, toccherebbe l’attaccante di turno reo di aver sostato per tutta la gara davanti alla porta. Meglio di no. Potrebbe essere invece interessante limitare lo spazio in cui si può essere in fuorigioco. Non più la linea di metà campo come riferimento ma una più vicina alla zona di attacco. Squadre più lunghe, maggiori spazi e meno casi di infrazione alla regola 11. Sarebbe favorito il gioco d’attacco che è poi quello a cui mirano anche le nuove proposte, tra cui la «Legge Wenger», che sarebbe benvenuta anche perché ritengo possa semplificare la valutazione da parte degli assistenti. Ricordiamo che la maggior parte delle partite di calcio al mondo, tra cui le nostre del calcio regionale, non possono sfruttare la tecnologia, quindi qualsiasi cambio di regolamento non dovrebbe tenere conto solo delle gare gestite con il VAR. La tecnologia è sicuramente un’ottima cosa e per quanto riguarda il fuorigioco limita enormemente gli errori a patto di accettare di vedersi annullare una segnatura per qualche millimetro o di dover esultare in ritardo per un gol assegnato a posteriori».