Salute

Ecco come ti curo l'obesità

Alla clinica Sant'Anna un nuovo centro propone terapie su misura, per evitare gli interventi chirurgici
Prisca Dindo
21.04.2024 19:00

Quando incrociamo un obeso il pensiero di molti di noi è quasi sempre lo stesso. «È tutta colpa sua! Se volesse star meglio, gli basterebbe non abbuffarsi di cibo e fare più sport!». Pensiamo che l’obesità sia una scelta di vita e che la soluzione per rientrare nelle taglie normali sia facile come una passeggiata. Niente di più sbagliato. Ad esempio non sappiamo che riducendo drasticamente il cibo, il corpo inizierebbe a elaborare piani per ripristinare al più presto le scorte di energia. È una reazione che rientra nel bagaglio primordiale di ognuno di noi.

La teoria del Mammut

«A me piace chiamarla la teoria del Mammut», spiega il dottor Francesco Volonté, direttore sanitario della Clinica Sant’Anna e responsabile del nuovo Centro di cura dell’obesità Sant’Anna, riconosciuto dalla SMOB, la Società svizzera per lo studio dell’obesità patologica e dei disturbi metabolici. «Nel corso della preistoria, i nostri antenati dovevano avere riserve nel corpo se volevano sopravvivere; senza calorie da bruciare non potevano rincorrere mammut e neppure resistere alle lunghe carestie; è stata proprio questa loro capacità di stoccare energia a far loro superare le insidie della natura attraversando le ere geologiche indenni. La capacità di fare riserve di energia è dunque scritta nei nostri geni e oggi molti esprimono in un modo più o meno intenso questa impronta genetica».

La dieta da sola serve a niente

Se l’approccio per vincere l’obesità si riduce ad una dieta, il fallimento è garantito, perché «nel 99% dei casi il paziente attiverà uno di quei sistemi di difesa interni contro le carestie ereditato dai suoi antenati: il suo corpo comincerà a diffondere ormoni che segnalano l’allarme «attenzione, stiamo perdendo scorte!» e tutto il metabolismo si mette sull’attenti». Morale della favola: quando il paziente si rimette a tavola, il suo corpo stocca energia come se non ci fosse un domani e le forme tornano quello di prima (se non peggio).

Il rovescio della medaglia dell’era industriale

A peggiorare la situazione ci sono tra gli altri, due fattori importanti: le abitudini alimentari di mamma e papà e l’ambiente partorito dalla modernità.

La tecnica di sopravvivenza tanto preziosa per i nostri antenati è stata sopraffatta dalla rivoluzione industriale che ha stravolto in pochi anni le abitudini degli esseri umani. Sulle nostre tavole sono arrivati piatti farciti di calorie e noi abbiamo smesso di correre per sopravvivere. Il cibo ingerito in quantità eccessive ha iniziato così a diventare un nostro potenziale nemico.

Oggi nel nostro Paese poco meno di un adulto su due è in sovrappeso o obeso e il dodici per cento è affetto da obesità. Nel periodo tra il 2002 e il 2012 - come si legge sul sito dell’ufficio federale della sanità - i costi delle malattie legate a sovrappeso e obesità sono triplicati. Genetica, ormoni, farmaci e altri fattori ambientali aumentano la probabilità che una persona sviluppi l’obesità, divenuta una malattia riconosciuta dall’OMS, l’organizzazione mondiale della sanità.

La condanna del «Mangia che così cresci!»

Si può diventare obesi molto presto. Secondo uno studio del Politecnico di Zurigo del 2017, tra i bambini e gli adolescenti, il 15 per cento è in sovrappeso o obeso e il 3 per cento è affetto da obesità. «Mangia che così cresci!»: quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase da genitori amorevoli mentre rimpinzano i loro pargoli pensando di fare del bene. «Se poi il bambino è predisposto, è la fine per lui, perché oltre alla quantità di cibo eccessiva ingerita, c’è la pigrizia che lo aspetta al varco» annota Volonté. L’obesità infantile sta crescendo in un modo impressionante e per sconfiggerla ci vuole innanzitutto molta prevenzione. Occorre spiegare ai genitori che per i loro piccoli è meglio l’acqua delle bevande zuccherate o il pane e la cioccolata al posto delle merendine preconfezionate. Lo zucchero è un veleno «che crea dipendenza e che accende nel cervello delle zone molto vicine a quelle che si accendono quando si fa uso di cocaina».

Il corpo sa riconoscere ciò che gli garantisce piacere e le lobby delle multinazionali del cibo lo sanno bene, caricando di zuccheri i loro alimenti.

L’approccio multidisciplinare

Oggi chi è obeso inizia a vedere la luce fuori dal tunnel. La scienza ha capito che questa malattia è una delle molte faccette di una vera e propria patologia metabolica.

Per sconfiggerla, ci vuole un approccio medico multidisciplinare, con cure ritagliate su misura per ogni singolo paziente. «Oggi chi entra nel nostro centro è chiamato a seguire un percorso completo e preciso. Una sorta di presa di coscienza effettuata insieme a diversi specialisti: chirurghi endocrinologi gastroenterologi nutrizionisti dietologi psicologi pneumologi». Chi pensa di risolvere il proprio problema unicamente con un intervento chirurgico, come fosse una bacchetta magica, è un illuso «perché nel giro di pochi mesi tutto torna come prima». E il farmaco anti diabete utilizzato per dimagrire? «Funziona - e così conclude il responsabile del nuovo Centro di cura dell’obesità Sant’Anna - ma c’è un problema: se lo si interrompe, si rimette peso. Tuttavia sono convinto che in futuro giocherà un ruolo importante nelle nuove terapie multimodali e nel nostro approccio multidisciplinare che si sta rivelando vincente».

In questo articolo: