Essere in assistenza in Svizzera non è un destino

Se i genitori sono al beneficio dell’assistenza sociale, è più probabile che anche i figli finiscano per dover ricorrere a queste prestazioni. Ma la trasmissione della dipendenza dal sostegno pubblico non si estende ai nipoti, secondo uno studio dell’Istituto di ricerca in politica economica svizzera (IWP) dell’Università di Lucerna.
«La dipendenza dall’assistenza sociale non si consolida di generazione in generazione - spiega Tamara Erhardt, ricercatrice dell’IWP che ha condotto lo studio insieme alla responsabile della ricerca sociale Melanie Häner-Müller e al professor Christoph A. Schaltegger -. Sebbene l’assistenza sociale possa effettivamente essere trasmessa dai genitori ai figli, la sua influenza diminuisce chiaramente in seguito. Molte famiglie riescono a sfuggire all’assistenza sociale già a partire dalla seconda generazione».
Osservati fratelli e cugini
La povertà non è un destino, in base a quanto emerge dallo studio, che prende in considerazione i dati amministrativi dell’intera popolazione residente permanente in Svizzera di età compresa tra 20 e 33 anni, nel periodo 2010-2022, confrontati per la prima volta non in maniera verticale bensì orizzontale. In totale sono state osservate 124’000 grandi famiglie, spaziando su tre generazioni.
«I nostri risultati sono chiari - osserva Erhardt -. La famiglia ha un’influenza, ma solo nel breve termine, tra genitori e figli. Guardando una generazione più avanti, l’impatto diminuisce significativamente».
Gli autori dello studio hanno utilizzato un approccio innovativo per misurare l’impatto del background familiare sulla dipendenza dall’assistenza sociale attraverso le generazioni. Utilizzando i rapporti di parentela all’interno della stessa generazione, determinano l’influenza di genitori e nonni. Se i fratelli ricevono assistenza sociale, ciò dimostra l’influenza dei genitori. Se i cugini ricevono assistenza sociale, ciò dimostra l’influenza dei nonni.
Impatto a breve termine
I risultati mostrano che chi ha un fratello o una sorella che riceve assistenza sociale ha un rischio di averne bisogno a sua volta di 22 punti percentuali in più rispetto a chi non ne ha. Avere un cugino che riceve assistenza sociale, invece, aumenta il rischio solo del 4%. «Ciò significa che l’influenza dei nonni è circa un quinto di quella dei genitori», osserva Erhardt.
In altre parole, la dipendenza dall’assistenza sociale non è ereditaria. Le influenze familiari hanno un impatto a breve termine, ma non si radicano in modo permanente. Due fratelli cresciuti nella stessa famiglia hanno maggiori probabilità di seguire un percorso simile ma lo stesso discorso non vale più per i rispettivi figli. Ricevere assistenza sociale, in pratica, non è un destino familiare bensì una situazione temporanea dalla quale ci si può affrancare.
Lo scopo è l’autosufficienza
« Questo corrisponde anche al principio fondamentale di questa istituzione - riprende Erhardt - che è fornire un sostegno temporaneo e consentire alle persone di rimettersi in carreggiata nel mercato del lavoro, diventando autosufficienti».
Lo studio dell’IWP dimostra anche che in Svizzera l’ascensore sociale continua a funzionare abbastanza bene, al contrario di quanto accade in altri Paesi, a partire dagli Stati Uniti, terra dalle mille opportunità dove però negli ultimi decenni si è inceppato quel meccanismo che consentiva a chiunque di ambirealle posizioni più alte della società.
Il confronto con gli Stati Uniti
Già in giugno un altro studio dell’istituto lucernese era giunto alla medesima conclusione. Nel documento « Mobilità intergenerazionale in tempi di crescente disuguaglianza globale: USA vs. Svizzera», il ricercatore Jonas Bühler ha evidenziato i percorsi contrastanti dei due Paesi. Se negli Stati Uniti dagli anni Ottanta è diminuita la mobilità sociale ed è aumentata la concentrazione del reddito, in Svizzera la disuguaglianza di reddito è rimasta pressoché invariata.
«In Svizzera solo il 17% del reddito può essere attribuito al background familiare, una cifra che non ha mai superato il 21% negli ultimi quarant’anni - osserva Bühler -. Allo stesso tempo, in questo periodo la concentrazione del reddito del 10% più ricco è rimasta stabile intorno al 30%».
Meglio dei Paesi scandinavi
Una stabilità che contrasta con le tendenze registrate negli Stati Uniti, dove è in particolare l’esplosione dei costi degli studi universitari ad aver tarpato le ali a un’ampia fascia di popolazione.
«La Svizzera presenta una mobilità sociale eccezionalmente elevata rispetto agli standard internazionali, addirittura superiore a quella dei tanto decantati Paesi scandinavi e significativamente superiore a quella degli Stati Uniti - conclude Bühler -. Ciò suggerisce una stretta correlazione tra distribuzione del reddito e pari opportunità, non solo nel confronto internazionale, ma anche nel tempo all’interno di un singolo Paese».
Uno sguardo più ampio
Anche lo studio sull’assistenza sociale recentemente pubblicato dall’IWP può essere confrontato a livello internazionale. Per esempio, vari studi hanno calcolato che negli Stati Uniti avere una madre che riceve sussidi sociali aumenta la probabilità che anche la figlia faccia affidamento sull’assistenza sociale di almeno 21 e fino a 30 punti percentuali. Nel contesto europeo altri studi mostrano correlazioni familiari nella dipendenza dall’aiuto sociale tra il 17 e il 22%. La stessa percentuale ottenuta dai ricercatori dell’Università di Lucerna per quanto riguarda genitori e figli in Svizzera.
Il pregio di questo studio è tuttavia quello di aver allargato lo sguardo ai cugini e di aver scoperto che coloro che condividono gli stessi nonni hanno solo il 4% di possibilità in più rispetto ai propri coetanei di condividerne anche la dipendenza dall’assistenza sociale. In Svizzera la povertà non è ereditaria. E questa è senz’altro una bella notizia.
