Familiari aggressivi con i medici: «C'è preoccupazione»

La preoccupazione è concreta, tangibile. Tanto che giovedì scorso ne hanno discusso tutta una giornata per cercare di capire come uscirne. Tutti insieme. Perché i medici geriatri ticinesi sono sotto pressione. Di più. Sono sottoposti sempre più a violenze fisiche e verbali. Da parte di pazienti e familiari. «È un fenomeno in crescita e che ci preoccupa - afferma Francesco Colella Albino, medico geriatra e presidente della Società ticinese di medicina geriatrica (STiMeGer) - la violenza nei confronti degli operatori sanitari è una realtà che si sta prepotentemente insinuando nella nostra società».
Minacce, aggressioni, vie di fatto. Sembra incredibile, eppure è tutto vero. Oggi succede anche questo. «Certo, non siamo ai livelli delle aggressioni che avvengono in Italia nei confronti degli operatori sanitari - precisa Colella Albino - ma il tema è comunque urgente e va affrontato con coraggio e lucidità». Anche perché dalle testimonianze emerse appare chiaro «quanto il fenomeno delle intimidazioni o aggressioni verbali e fisiche nei confronti di chi lavora in ambito sanitario sia in preoccupante aumento».
Da qui la necessità di trovare soluzioni e risposte. Iniziando dal cercare di comprenderne le cause. «A livello generale nella società di oggi c’è meno rispetto che in passato - sottolinea il presidente della STiMeGer - ma è dopo il Covid che il fenomeno è esploso in modo evidente. È come se i familiari dei pazienti anziani si sentissero privati delle loro libertà e ci fosse uno squilibrio tra quello che si aspettano da noi e dalle nostre cure e quello che è il nostro lavoro. Ecco perché oggi più di ieri è diventato sempre più fondamentale comunicare meglio».
Dal supporto psicologico alla formazione
Un’altra strada da seguire per cercare di invertire la tendenza, Colella Albino, ne è sicuro, è quella di informare costantemente, così come appare importante «creare la figura dell’osservatore per capire quali possono essere le situazioni più a rischio». Un’altra soluzione potrebbe essere quella di migliorare i servizi di sicurezza così come offrire strumenti di supporto psicologico a medici e familiari.
A servire è insomma un approccio a tutto tondo. Che contempli ad esempio anche la formazione. Come quella che sta proponendo la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), che si pone come obiettivo proprio quello di dare gli strumenti e le competenze per identificare le situazioni a rischio per la propria e altrui incolumità, allo scopo di ridurre gli episodi di aggressione e lesioni a carico degli operatori.
Uscirne tutti insieme. Per evitare che il fenomeno della violenza fisica e verbale nei confronti dei medici, geriatri in questo caso, esploda del tutto. Ecco perché alla giornata di riflessione di giovedì scorso sono intervenuti esperti medici, psicologi, giuristi e rappresentanti del mondo accademico e associativo