Frontalieri non più soli in macchina (o non entrano)

Il traffico (e non il nulla cosmico, come in Ticino) è il tema forte della campagna per le elezioni cantonali ginevrine del prossimo 2 aprile. Asserragliato da oltre centomila frontalieri, il canton Ginevra cerca disperatamente soluzioni per ritrovare un minimo di decenza sulla proprie strade.
Così in queste ultime settimane se ne sono sentite di tutti colori: dalla proposta di abolire tutti i semafori, partorita dai Verdi liberali, al progetto di raddoppiare le piste ciclabili e dimezzare i posteggi in superficie, presentato dai Verdi (non liberali). Dalla volontà di regalare un abbonamento ai trasporti pubblici della durata di tre anni a chiunque dovesse decidere di restituire le proprie targhe fino all’idea di impedire, nelle ore di punta, l’entrata nel cantone dai valichi secondari a tutte le auto con una sola persona a bordo.
Una proposta, quest’ultima, frutto della fantasia di Pierre Maudet, ex consigliere di Stato PLR, già primo sfidante di Ignazio Cassis nella corsa al Consiglio federale, poi finito in disgrazia e scaricato dal proprio partito per essere andato ad Abu Dhabi ad assistere a un Gran Premio di Formula 1, oggi di nuovo in pista come candidato al governo sulla lista Libertés et Justice sociale.
Il progetto pilota dal 2018
«C’è chiaramente una dose di provocazione in questa proposta - riconosce Maudet, interpellato da La Domenica -. Tuttavia sono convinto che sia concretizzabile, in tempi brevi e con poca spesa. D’altra parte una misura del genere, solo incitativa, è già in atto da alcuni anni alla dogana di Thônex-Vallard, dove una corsia è riservata a coloro che condividono l’automobile».
Il progetto pilota di Thônex-Vallard, avviato nell’ottobre 2018, quando Maudet era ancora in Consiglio di Stato, è una prima europea. Prevede che nelle ore di punta una delle due corsie in entrata in Svizzera, e la sera in uscita verso la Francia, sia riservata alle sole automobili con almeno due persone a bordo.
Il bastone e la carota
«L’esperimento funziona abbastanza bene - osserva Maudet -, a patto che si mettano regolarmente dei poliziotti a fare dei controlli, altrimenti dopo un po’ di tempo gli automobilisti tornano a utilizzare la corsia anche se sono da soli. È un po’ il sistema del bastone e della carota. Da una parte si incentiva, dall’altra si corregge. Ma il problema del traffico è talmente importante che l’impiego di qualche agente di polizia sarebbe sicuramente giustificato. Tanto più che costerebbe molto meno rispetto ad altre proposte, come per esempio un sistema di pedaggio urbano in stile Londra, per la cui applicazione si renderebbero necessari investimenti faraonici».
In effetti il progetto pilota di Thônex-Vallard ha dato i suoi frutti. In tre anni i transiti al valico franco-svizzero sono diminuiti del 27%. Il problema è che parte di essi si sono riversati su altri valichi e che nello stesso periodo il numero di frontalieri è nuovamente, e fortemente, aumentato. Per cui né la corsia preferenziale di Thonex-Vallard né il simultaneo potenziamento dei trasporti pubblici hanno generato effetti percettibili sulle congestionate strade ginevrine.
«Oggi la situazione è insostenibile - riprende Maudet -. Il fortissimo traffico in entrata impedisce ai nostri lavoratori di arrivare in città. Le code paralizzano il cantone, causando pesanti danni all’economia. Io ritengo che andare oltre gli incentivi, rendendo obbligatoria la condivisione dell’auto nelle ore di punta, sarebbe una soluzione pratica, economica e subito applicabile».
«Né anti-francese, né illegale»
Da politico navigato, Maudet è perfettamente cosciente che una misura del genere provocherebbe una reazione da parte francese. «Ma non è una misura anti-francese - replica -, d’altro canto nessuno dice che dovrebbe essere applicata solo ai valichi, si potrebbero prendere in considerazione anche altri assi di transito particolarmente trafficati. Di sicuro però dovrebbe essere applicata in collaborazione con la Francia, perché ci vorrebbero delle piattaforme di carpooling e dei posteggi oltrefrontiera».
Da giurista, Maudet non teme nemmeno le prevedibili accuse di attentato agli accordi di libera circolazione con l’Unione europea. «Il quadro legale consente una certa elasticità - sostiene -. Questo sarebbe un approccio à la genevoise, diverso da quello bernese o zurighese, ma sono sicuro che voi ticinesi mi capite. D’altra parte una misura del genere sarebbe esportabile anche nel vostro cantone, come in tutte le regioni asfissiate dal traffico transfrontaliero».
A mali estremi, estremi rimedi, viene da dire. «La libertà degli uni finisce dove inizia quella degli altri», replica più elegantemente il candidato di Libertés et Justice sociale, non nuovo a proposte forti che in passato è a volte riuscito a mettere in pratica. «Questo è il bello della Svizzera - conclude -. Se si cercano soluzioni pratiche, si può fare in modo che il diritto segua di conseguenza. È quello che, da consigliere di Stato, ho fatto con la regolarizzazione dei sans-papiers e che, se sarò eletto, mi piacerebbe fare per contrastare il problema del traffico».