Gli anziani che si giocano la pensione

«Mi dia quelli del pacco nuovo, secondo me sono meglio». Una signora anziana sta parlando da alcuni minuti con l’edicolante, che scarta dei gratta e vinci nuovi di zecca dalla plastica. Non li ha ancora comprati. Lo farà dopo aver fatto controllare quelli che ha già in mano, che ha acquistato in un’altra occasione e che non le hanno fatto vincere niente. La fortuna aiuta gli audaci, recita un detto. Ma forse non era riferito al gioco d’azzardo. Perché giocare d’azzardo è divertente, permette di svagarsi e perfino di socializzare, come dimostrano le molte sedie occupate durante i giri di tombola che ogni settimana vengono organizzati in Ticino. Ma presenta anche dei rischi. Soprattutto per i più giovani e per gli anziani. Perché si muove su un confine labile. Che se superato fa perdere la bussola. Oltre che molti soldi. Tanto che si parla di patologia, con conseguenze devastanti soprattutto nella terza età. Perché a cascata si innescano problemi economici, rottura dei legami familiari, solitudine, ansia, depressione e persino un deterioramento della salute fisica.
Una conferenza per fare luce
A volte sono dei gratta e vinci comprati in quantità. Anche per centinaia di franchi. Altre volte sono le slot machine prese d’assalto a inizio mese, che si mangiano la pensione. In tutti i casi a innescarsi, quando si è di fronte a un problema patologico, è una spirale pericolosa, che spesso si consuma nel silenzio. Per la difficoltà di chiedere aiuto o per semplice vergogna. Ecco perché, affinché il gioco d’azzardo non si trasformi in un problema per le persone anziane, si cerca di fare prevenzione oltre che prestare supporto. «Parlare di gioco d’azzardo nella terza età non significa giudicare, ma capire. Capire le dinamiche, riconoscere i segnali, e offrire supporto là dove serve. Perché anche nella fragilità, è possibile ritrovare equilibrio e dignità», si fa presente sul sito dell’Associazione ticinese terza età (ATTE) che lo scorso aprile ha organizzato una conferenza a Lugano.
Tra patologia e diffide
«Dal passatempo alla dipendenza», era questo il titolo dell’incontro. Che ha messo l’accento anche sui segnali di allarme che possono indicare una transizione verso una forma di dipendenza. Tra i più comuni: l’aumento della frequenza con cui si gioca, il progressivo incremento delle somme di denaro spese, l’isolamento sociale, e cambiamenti comportamentali spesso evidenti a familiari e amici.
Scommettere soldi per gioco è insomma un divertimento, se e solo se però non si perde il controllo. Un’eventualità non così rara. Secondo Dipendenze Svizzera, fondazione indipendente d’interesse pubblico con sede a Losanna, è il 4.3% della popolazione in Svizzera (quindi circa 300’000 persone) a presentare un problema con il gioco d’azzardo eccessivo. Tanto che sono migliaia - quasi 15mila nel 2023 - quelli che per esempio sono stati diffidati dai casinò.
Quasi 2 miliardi in giocate
Sempre nel 2023 sono state stimate in 1,7 miliardi di franchi le perdite di chi ha tentato la fortuna al gioco d’azzardo. Perdite che significano entrate per lo Stato che l’ente pubblico riversa all’AVS/AI e ad altre iniziative di pubblica utilità; quasi 6 milioni sono stati destinati per la prevenzione e per la terapia. «La maggior parte dei Cantoni - fa sapere l’Ufficio federale della sanità pubblica - si è coalizzata in tre regioni per coordinare le misure di prevenzione della dipendenza dal gioco: Svizzera orientale, Svizzera nord-occidentale/centrale e Svizzera latina. Questa concentrazione di risorse consente ai Cantoni di impiegarle in modo efficiente e di sfruttare sinergie per lo sviluppo di campagne e di altre attività».
Il problema Lombardia
Ad ammettere che «per alcune persone il gioco d’azzardo può diventare un fardello o causa di indebitamento» è del resto anche lo stesso Ufficio federale della sanità pubblica. Intanto, segnali di preoccupazione - e di un fenomeno che interessa quasi tutte le società «occidentali» - arrivano anche dalla Lombardia, dove nel 2023 il totale delle giocate è stato di 23 miliardi di euro, con Varese tra le province più colpite con una spesa media di 2.186 euro per abitante. Cifre molto alte, e da alcuni anni sempre più in crescita, tanto che qualcuno non ha esitato a riassumerle in una parola: piaga.