Società

Gli Hare Krishna non cantano più

Lontani i tempi in cui si vedevano a gruppi per strada – «Eravamo giovani, oggi abbiamo tutti fatto famiglia»
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Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
19.05.2024 15:40

Negli anni ‘70 e soprattutto ‘80 non era raro incontrarli per strada. Nelle cittadine ticinesi. Rasati in testa e vestiti spesso di arancione si piazzavano per terra e cantavano. In realtà, pregavano. Meglio, recitavano il loro mantra. «Hare krishna, hare krishna, krishna, krishna, hare hare, hare rama, hare rama, rama rama, hare hare». Quasi all’infinito. Erano (sono) gli Hare Krishna, un movimento religioso fondato a New York nel 1966 con il nome ufficiale di International society for Krishna consciousness, da Abhay Caran De (1896-1977), più noto come Swāmi A. Bhaktivedānta Prabhupāda. Che oggi almeno in Ticino è quasi del tutto scomparso. «Si sono tutti sposati, hanno fatto famiglia. Hanno bisogno dei loro spazi», commenta con una punta di amarezza Rinaldo Stiefel, presidente dell’Associazione per la coscienza di Krishna. Che ha sede a Locarno. Stiefel resiste ancora. Anche se i bei tempi appaiono ormai lontani. «Tengo viva l’associazione per il futuro. Chissà che cambi qualcosa...», dice.

«Non siamo riusciti a fare comunità»

Qualcosa è in realtà rimasto. A Locarno. Attorno al ristorante vegetariano Govinda. «Ogni tanto facciamo degli incontri. Chi ci cerca, ci trova lì», precisa Stiefel. Per poi subito sottolineare. «Non siamo più comunque vestiti di arancione». Sono insomma lontani i tempi in cui gruppi di giovani organizzati sul modello di una confraternita dai severi impegni monastici si piazzavano di volta in volta sotto un portico, in una via, accanto a una piazzetta e intonavano il loro mantra. «A combinarsi sono stati diversi fattori - commenta il presidente dell’associazione - in passato siamo stati accusati di isolarci troppo dalla società quando invece dovevamo dimostrare più apertura». Ma non solo. «In Ticino forse non siamo mai riusciti a creare una vera comunità per la mancanza di persone del posto, ci è mancata insomma la massa critica. A Sessa del resto i ticinesi erano una minoranza, la maggior parte dei devoti era della Svizzera tedesca e francese». Stiefel ricorda, forse sapendo che non è più possibile tornare indietro. Forse per questo ammette. «Oggi il nostro ideale sta nella crescita spirituale individuale. La comunità può aiutare ma il cammino è da compiersi integrandosi nella società».

Era il 1982 a Viganello

Fondata ufficialmente nel 1982 per impulso del centro di Zurigo, si legge nel corposo documento Repertorio delle Religioni, Panorama religioso e spirituale del Cantone Ticino, l’Associazione per la coscienza di Krishna muove i primi passi nell’ottobre 1980 a Viganello. Dal 1984 al 1989 gli Hare Krishna stabiliscono le loro attività in una fattoria di Sessa. Finita quell’esperienza dal 1989 al 1994 si spostano in una piccola fattoria a Contone e nel 1994 si trasferiscono a Rancate, dove alcuni devoti di Krishna tentano di dare alla comunità un’impostazione più ascetica, scontrandosi con una visione più «aperta» promossa da altri membri. La spaccatura, si legge sempre nel documento, provoca la partenza di diversi membri, di cui una parte è tornata nella sede di Zurigo, mentre l’altra si dà da fare a Locarno. Città che oggi ospita appunto gli ultimissimi aderenti. Attorno al ristorante Govinda.

Diversa è invece la situazione nel resto della Svizzera. Dove l’adorazione di Krishna si fa nei centri di Zurigo e Langenthal. È in questi centri che si rivolgono gli ultimi devoti ticinesi per collaborare e organizzare iniziative. «Anche a Ginevra c’è una piccola comunità - riprende Stiefel - ma anche lì non c’è una vera e propria sede». Ginevra resiste soprattutto grazie alla presenza di cittadini indiani «che si ritrovano regolarmente».

Il caso di cronaca

Le cause dell’affievolimento ticinese insomma sono state molteplici. Gli anni che passano. Il desiderio di fare famiglia. L’apertura alla società. Ma anche la mancanza di una vera massa critica. Leggendo il Repertorio delle Religioni, che ormai ha qualche anno alle spalle, essendo del 2007, si scopre però che ad aver influito può essere stato anche un caso di cronaca. Che fece scalpore. Era il 1989, quando la comunità Hare Krishna ticinese finisce al centro della cronaca svizzera e internazionale per un caso di deprogramming (rapimento dell’adepto per sottrarlo all’influenza del gruppo) avvenuto nel marzo di quell’anno. Dopo alcune ore la polizia riuscì ad arrestare i rapitori e i genitori. Il processo si aprì il 24 novembre 1990 e si concluse con una condanna di sei mesi di prigione per il rapitore, quattro e tre mesi per i suoi tre assistenti e dieci giorni di arresto con la condizionale per i genitori. Ai deprogrammatori vennero inoltre inflitti un risarcimento di 10’000 franchi per la vittima e 12’000 franchi per le spese di avvocato.

La vita di un Krishna

Già, ma al di là dell’aspetto e della vita ascetica in cosa si distinguono gli Hare Krishna? I punti dell’insegnamento di Bhaktivedanta, generalmente conosciuto con il titolo di Srila Prabhupada, sono la recitazione dei nomi sacri di Krishna (il cui significato letterale è la Suprema verità Assoluta, il Dio Supremo), la liturgia quotidiana, il servizio al maestro, l’impegno nelle attività di predicazione e il servizio rivolto agli altri devoti di Krishna. Il fedele, almeno sulla carta, ha dunque il compito di allontanarsi dall’attaccamento terreno e dalle illusioni materiali, e migliorare la sua devozione per Krishna: tutta la liturgia, la preghiera, la meditazione e il servizio sono dedicati al ricordo di Dio. I devoti devono pure attenersi alle prescrizioni formulate dal fondatore: rinuncia al sesso illecito, alla carne, alle sostanze inebrianti e al gioco d’azzardo.

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