I pugni non c’entrano

Non sono ancora stati formalmente incriminati coloro che a fine marzo, nel quartiere luganese di Cassarate, hanno preso a calci e pugni un coetano per poi lasciarlo esanime sul marciapiede. L’inchiesta è ancora in corso. Pertanto non è possibile attribuire responsabilità certe al 14.enne che - come vi abbiamo riferito domenica scorsa - è stato arrestato a fine aprile e condotto al carcere giudiziario della Farera, dove è rimasto per circa una settimana.
L’arresto, ricordiamo, non ha nulla a che vedere con l’aggressione di Cassarate. Il magistrato dei minorenni, Fabiola Gnesa, ha ordinato il fermo del 14.enne dopo un tentativo di estorsione commesso insieme a un paio di compagni ai danni di due ragazzini, anche in questo caso a Lugano. L’episodio, nell’ambito del quale sono volati pugni e ceffoni, per altro in parte ripresi dalla videosorveglianza, ha portato alla denuncia da parte di una delle due vittime e alla conseguente decisione del magistrato dei minorenni di disporre la carcerazione preventiva del ragazzino.
Una misura inusuale, nei confronti di un ragazzo di così giovane età. Ma visto che il tentativo di estorsione era solo l’ultimo di una lunga serie di episodi di varia natura che hanno reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine, il magistrato dei minorenni ha ritenuto che una misura restrittiva si giustificasse.