L'intervista

«I tagli alla cultura sono un pericolo»

La Svizzera è il Paese con più musei al mondo – Ce ne sono ovunque – E secondo la direttrice del Museo nazionale svizzero Denise Tonella, vanno preservati
Un'opera esposta a Villa dei Cedri a Bellinzona ©Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
18.05.2025 12:48

«Poter dirigere il Museo nazionale è stato come cambiare vita». Denise Tonella, direttrice da quasi cinque anni del Museo nazionale svizzero, traccia così il suo primissimo bilancio alla testa di uno dei più importanti musei svizzeri, che da quando c’è lei ha aumentato pubblico e visitatori. La persona giusta insomma per «celebrare» la Giornata internazionale dei musei di oggi, domenica 18 maggio.

Un bilancio positivo, quindi.
«Il lavoro svolto nei quasi cinque anni della mia direzione mostra quanto sia importante, nel nostro caso specifico, confrontarsi con la storia e il passato. In un mondo in cui i valori democratici sono minacciati e la disinformazione è in piena espansione, confrontarsi con la storia è fondamentale, perché favorisce lo spirito critico, ci dà orientamento e permette di comprendere meglio gli avvenimenti attuali. Continueremo quindi a lavorare con grande convinzione per creare un museo che sa parlare al pubblico, che è luogo di incontro, scambio e dialogo, socialmente responsabile e fonte non solo di sapere, ma anche di momenti di gioia e scoperta».

Eppure, in tempi di crisi finanziarie, come quelli odierni, di solito si ha la tentazione di operare dei tagli alla cultura. Vede questo pericolo oggi o all’orizzonte?
«Sì, il pericolo c’è e si fa anche sentire. Per alcuni musei, ma anche festival culturali, sono previsti dei tagli finanziari ingenti, che mettono in vera difficoltà istituzioni e comitati organizzativi. La pandemia di COVID-19 è stata una svolta per il settore della cultura in Svizzera. Molte persone, ma anche la politica, si sono resi conto che la cultura è un elemento essenziale per la salute di una società. Con la fine della pandemia, lo scoppio della guerra in Ucraina e un susseguirsi di crisi molteplici, i riflettori si sono spostati verso altri temi. Mi dispiace osservare quanto in fretta questa consapevolezza acquisita durante la pandemia sia scomparsa».

E quindi?
«È importante continuare a impegnarsi su tutti i livelli affinché la cultura in tutta la sua diversità riceva i fondi necessari e agli operatori culturali sia garantita una retribuzione adeguata».

La Svizzera è il Paese con la maggior densità di musei al mondo. L’Ufficio federale di statistica contava nel 2023 1’104 musei in Svizzera

Scoprire la diversità del paesaggio museale. È questo, in estrema sintesi, il messaggio della Giornata internazionale dei musei. A suo giudizio il paesaggio museale svizzero è abbastanza conosciuto dagli svizzeri?
«La Svizzera è il Paese con la maggior densità di musei al mondo. L’Ufficio federale di statistica contava nel 2023 1’104 musei in Svizzera. Ci sono senz’altro musei che molti non conoscono, ma con quasi 15 milioni di entrate nel 2023 e un aumento del pubblico museale negli ultimi due anni, i musei godono di grande popolarità in Svizzera».

Dal Museo nazionale svizzero al Museo del Malcantone (solo per fare un esempio), il paesaggio museale svizzero sembra davvero vario per strutture e temi. Come è possibile, secondo lei, trasformare questa varietà in un successo pieno?
«Non esiste una ricetta che garantisca il successo di un museo. Tuttavia, un elemento importante è l’orientamento al pubblico. I musei sono istituzioni al servizio della società, e la società è dinamica e in continuo cambiamento. Se i musei riescono a reagire alla società, ad adattarsi e a costruire un ponte tra ciò che conservano e presentano e il pubblico di oggi, allora avranno successo. E questo non richiede necessariamente grandi budget. Ci sono piccoli musei con piccoli team che riescono a porre domande importanti e a creare iniziative che promuovono la riflessione e il dialogo. Penso ad esempio al Museo Poschiavino, al Museo Val Verzasca o al Museo Alpino Svizzero».

È meglio avere tanti piccoli musei, magari discosti e forse dispersivi in termini di energie e forze, o dei poli museali dove coordinare e concentrare meglio l’offerta?
«Avere dei musei vicini al pubblico e che mettono in valore storie anche molto locali e regionali, è da considerarsi un vantaggio, perché permette a tutti, senza doversi spostare molto da casa, di entrare in contatto con il patrimonio culturale e naturale. I musei sono anche luoghi di incontro e di dialogo e averli vicino è fonte d’ispirazione. È vero però che è anche importante non disperdere risorse, ma farle convergere e qui c’è senz’altro ancora lavoro da fare».

Cosa intende?
«Penso ad esempio all’amministrazione dei depositi per le opere d’arte e gli oggetti, oppure a tutte le trasformazioni necessarie in campo digitale e di sostenibilità ecologica e sociale. Si tratta di aspetti complessi e costosi, che sono molto difficili da affrontare per dei musei di piccole dimensioni. Qui è importante che ci sia uno scambio tra i musei, occorre collaborare per risolvere insieme problemi e quesiti che tutti si pongono. Al Museo nazionale siamo in contatto con diversi musei svizzeri e internazionali per allinearci su diverse tematiche. Un ruolo importante di coordinazione e sostegno, lo svolge anche l’Associazione dei musei svizzeri, presieduta da Carole Haensler, la direttrice della Villa dei Cedri».

Prima ha stilato un bilancio professionale nel dirigere da 5 anni il Museo nazionale. Qual è invece quello personale?
«Per me personalmente, poter dirigere il Museo nazionale è stato come cambiare vita. Mi si sono aperte le porte di mondi prima inaccessibili o sconosciuti. Penso alle riunioni in Parlamento, ai comitati scientifici di musei in Germania e Austria di cui faccio parte, ai moltissimi incontri, al mondo manageriale o a tematiche come la trasformazione digitale. Le sfide sono molte e non sono solo di carattere contenutistico, ma anche finanziario e di gestione del personale. Sto imparando moltissimo e si tratta di un tesoro di conoscenze che mi porterò dentro per tutta la vita».

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