Il comandante di polizia scrive «n...o», condannato

Ha definito «n...o» una persona afrodiscendente ed è stato condannato, non per razzismo bensì per ingiuria. A spingere i giudici a declassare la gravità del reato è stato il fatto che l’imputato - il comandante di un corpo di polizia argoviese - non ha usato il termine pubblicamente bensì in una e-mail che in teoria avrebbe dovuto pervenire a due soli destinatari ma che nei fatti è arrivata anche all’uomo oggetto dell’epiteto, che non solo non ha gradito ma ha anche sporto denuncia penale. Protagonista di questa vicenda - riferita dalla Aargauer Zeitung - è Daniel Schreiber, comandante della polizia regionale Rohrdorferberg-Reusstal.
Lo scorso 7 aprile, «una brutta giornata» come ha dichiarato al quotidiano argoviese, Schreiber ha redatto una mail in cui descriveva dei fatti e diceva di non esserne sorpreso, dato che l’autore era un «n...o». La mail era indirizzata a due colleghi di lavoro ma per errore è pervenuta anche all’uomo che veniva descritto con quel termine. Il datore di lavoro di Schreiber - il Municipio - è stato avvertito dell’incidente e ha reagito con un richiamo amministrativo all’indirizzo del comandante. Ma il provvedimento non è stato ritenuto sufficiente dall’uomo oggetto dell’epiteto, che ha deciso di sporgere denuncia penale. «Ho cercato di contattare questo signore, volevo spiegarmi e scusarmi, ma lui non ha voluto saperne nulla», dice Schreiber alla Aargauer Zeitung.
Il caso è quindi approdato in giustizia. Il comandante di polizia è stato condannato a una pena pecuniaria sospesa con la condizionale di 10 aliquote da 260 franchi, a cui si aggiungono una multa di 600 franchi e le spese giudiziarie di 600 franchi. Il reato riconosciuto è quello di ingiuria. Siccome il comandante di polizia non si è opposto al decreto d’accusa, la sentenza è definitiva. «È stato stupido e mi dispiace», ha commentato l’imputato. Il fatto che in questo caso il reato sia di ingiuria e non di razzismo ha diverse ragioni, come spiega il portavoce del Ministero pubblico argoviese, AdrianSchuler.
«Il reato di razzismo presuppone, tra le altre cose, che una dichiarazione sia resa pubblica - afferma -. In questo caso, invece, l’e-mail è stata inviata solo a poche persone e il denunciante non avrebbe nemmeno dovuto essere tra i destinatari. L’insulto nei suoi confronti è quindi stato involontario». L’epiteto «n...o», in pratica, non è stato considerato una lesione della dignità. Interpellato dalla Aargauer Zeitung, il consigliere di Stato socialista Dieter Egli, cui compete la responsabilità sulla polizia, ha detto di essere a conoscenza del caso ma di non volere esprimersi in merito. L’incidente non avrà ad ogni modo conseguenze sulla carriera di Schreiber, che aveva già annunciato di voler andare in pensione ad aprile 2026, una decisione che non ha nulla a che vedere con il procedimento penale