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Il lago più privato della Svizzera

Da nessuna parte tanti sbarramenti come sul Ceresio mentre a Zurigo si vota per riprendersi la totalità delle rive
Una riva pubblica sul lago di Zurigo. (KEYSTONE/Walter Bieri)
Andrea Stern
Andrea Stern
25.02.2024 06:00

Qualche timido passo in avanti è stato fatto. Nel 2012 è stato inaugurato il percorso ciclopedonale tra Agno e Magliaso, nel 2018 il ponte tra Muzzano e Agno, di recente sono state create due piccole spiaggette a Melide e Vico Morcote. Tuttavia, il lago di Lugano resta lo specchio d’acqua più privatizzato della Svizzera. Quasi la metà delle rive del Ceresio (il 48,5%, per l’esattezza) è a uso esclusivo dei rispettivi proprietari.

«In Ticino c’è troppo servilismo - riassume Bruno Storni, consigliere nazionale PS -. La legge prevede che le rive dei laghi siano accessibili e sul principio siamo tutti d’accordo, però quando si tratta di passare all’azione viene a mancare il coraggio di andare contro i privati. In un cantone turistico come il nostro i laghi costituiscono un patrimonio da valorizzare, eppure siamo molto indietro rispetto a quanto viene fatto in altri cantoni».

«Il sentiero più caro della Svizzera»

In questo momento l’attenzione è focalizzata sul cantone di Zurigo, dove domenica prossima, il 3 marzo, i cittadini dovranno esprimersi sulla cosiddetta «Uferinitiative», l’iniziativa delle rive, che chiede di ancorare nella Costituzione l’obbligo di realizzare entro il 2050 un percorso pedonale attorno all’intero lago di Zurigo, almeno nella sua parte su territorio zurighese (parte delle rive si trovano nei cantoni di San Gallo e Svitto).

Sarebbe un’impresa titanica, se si considera che oggi il 46% delle rive del lago di Zurigo è in mano privata, appena meno che sul lago di Lugano. Per tornare in possesso della striscia di terra che costeggia le acque del suo lago, il Cantone dovrebbe spendere una cifra stimata tra 370 milioni e oltre 500 milioni di franchi, secondo il Consiglio di Stato, inferiore ai 100 milioni, secondo gli iniziativisti. Ad ogni modo «sarebbe il sentiero più caro della Svizzera», ha commentato il presidente cantonale dell’UDC, Domenik Ledergerber.

In dieci anni solo 180 metri

La maggioranza del Gran Consiglio ha bocciato l’iniziativa. Ma non sono da escludere sorprese alle urne. Anche perché, a Zurigo come a Lugano, il tema dell’accesso pubblico alle rive è dibattuto da anni senza che si siano raccolti finora grandi risultati. A seguito di due iniziative lanciate nel 2010 rispettivamente dal Partito socialista e dal Partito evangelico, nel 2013 il Gran Consiglio zurighese aveva approvato un controprogetto che prevedeva di stanziare ogni anno almeno 6 milioni di franchi per la realizzazione di nuovi sentieri sulle rive del lago. Tuttavia in questi anni sono stati ricavati percorsi per una lunghezza totale di appena 180 metri. Ora, per la prima volta, sarà il popolo a esprimersi.

In un futuro non troppo lontano la stessa tematica potrebbe essere sottoposta anche all’intero popolo svizzero, visto che l’associazione Rives Publiques sta preparando un’iniziativa popolare a livello federale. La raccolta firme, secondo il presidente dell’associazione Victor von Wartburg, potrebbe prendere il via nei prossimi mesi.

In Ticino si rivalorizzeranno 33 km

Ma intanto diversi Cantoni si stanno già muovendo autonomamente. Tra questi anche il Ticino, dove nel 2022 il Consiglio di Stato ha adottato la Pianificazione strategica della rivitalizzazione delle rive lacustri. Essa, spiega il Dipartimento del Territorio, «individua i tratti di riva in stato di degrado e definisce gli interventi edili che mirano ad eliminare o mitigare i deficit dello stato ecomorfologico, ripristinando le funzioni naturali e il valore paesaggistico del litorale».

In termini semplici, la buona notizia è che tale pianificazione prevede nei prossimi vent’anni il recupero e la rivalorizzazione di ben 33,1 chilometri di rive lacustri, tra Ceresio e Verbano.

Nel novembre scorso invece il Consiglio di Stato ticinese ha licenziato il messaggio con cui chiede lo stanziamento di un credito di 1,8 milioni di franchi per l’adattamento del Piano direttore cantonale, il sostegno finanziario a progetti comunali per il recupero fruitivo delle rive dei laghi e la partecipazione finanziaria all’acquisto di fondi a lago da parte dei comuni.

Aumentata sensibilità dei comuni

«Durante gli ultimi anni si è registrata una aumentata sensibilità dei comuni verso la necessità di restituire le rive al pubblico, poiché vi intravedono le opportunità e le ricadute positive sul loro territorio - sostiene il Consiglio di Stato -. Alcuni progetti comunali finanziati in passato sono in corso di realizzazione e saranno da volano e da stimolo per ulteriori iniziative nei prossimi anni».

In particolare, negli ultimi anni il Cantone ha concesso crediti per l’acquisto di terreni a lago nei comuni di Gambarogno (Caviano), Riva San Vitale, Brusino Arsizio, Minusio, Val Mara (Melano) e Paradiso. Un ulteriore credito è stato impegnato, ma non ancora speso, per un altro terreno a lago a Paradiso.

«Presentateci progetti!»

Con questa strategia, i comuni tornano in possesso di alcuni tratti delle rive del lago che possono poi mettere a disposizione della cittadinanza. «Una delle prime azioni che intende intraprendere il Dipartimento del Territorio - spiega il Consiglio di Stato - è di scrivere a tutti i comuni lacuali per esortarli a presentare progetti e a segnalare terreni da acquistare, illustrando loro i risultati della politica cantonale di incremento fruitivo delle rive dei laghi, in particolare studi, iniziative e realizzazioni già praticate dai comuni stessi, nonché rinnovando la disponibilità agli aiuti finanziari cantonali».

La volontà di ridare le rive alla cittadinanza quindi c’è. Poi ci vuole anche la collaborazione dei privati, come sottolinea Bruno Storni. «Due estati fa il proprietario di un campeggio a Tenero aveva posato una cinta alta 2 metri sulla spiaggia in pieno demanio pubblico oltre che inestetica completamente illegale - ricorda -. Le spiagge di Tenero sono tra le più belle della Svizzera ma le cinte sono un pugno nell’occhio. È anche su queste cose che il Cantone deve intervenire!».

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