«Il mio Gaudí, un genio che divideva»

Prima o poi le loro strade si sarebbero incrociate. Kathrin Benz è autrice, traduttrice, giornalista, ma soprattutto una credente «felice e grata di esserlo». Per questo, l’incontro con Antoni Gaudí, uomo di fede profonda, era solo una questione di tempo. Per il mondo cattolico, Il grande architetto catalano - vissuto tra il 1852 e il 1926, - è un esempio di fede vissuta attraverso l’arte. La sua Sagrada Família, la grande basilica di Barcellona ancora incompleta dove tutto ha un significato biblico e simbolico, è considerata una delle massime espressioni d’arte sacra contemporanea. Nel 2025, Papa Francesco ha dichiarato Antoni Gaudí «venerabile», primo passo nel processo di canonizzazione. La sua beatificazione è attesa a breve. Nel frattempo, la Catalogna si prepara a celebrarlo: lo farà l’anno prossimo, a cento anni dalla sua morte. Antoni Gaudí è stato un rivoluzionario. Un patriota catalano che, a metà della sua vita, scoprì una fede spirituale molto intensa.
Un vuoto da colmare
Le biografie sulla sua vita non si contano, soprattutto nella sua Catalogna. Ma quando cinque anni fa Kathrin scoprì che non ne esisteva nemmeno una in tedesco - la sua lingua madre - si rimboccò le maniche e si mise al lavoro. «Mi sono detta: «Allora la faccio io!» racconta nella sua casa piena di luce a Monte Carasso, con il suo «Antoni Gaudi - Der Architekt Gottes: Die Biographie» appoggiato sul tavolo. Un tomo di quasi quattrocento pagine pubblicato lo scorso febbraio da WBG Theiss/Herder.
Del resto, non sarebbe stata la prima volta che l’autrice ticinese si occupava di personaggi dalla profonda fede. Alcuni anni fa firmò una biografia storica su San Nicolao della Flüe.
La natura prima di tutto
Antoni Gaudí è considerato l’esponente di spicco del Liberty spagnolo. Il bel mondo catalano faceva a gara per avere una delle sue case eccentriche. Gaudí ha rielaborato tecniche antiche come l’uso dei mosaici irregolari, sfruttando materiali di scarto per ricoprire le superfici curve dei suoi edifici. Ha sfruttato la luce naturale e la ventilazione per minimizzare il consumo energetico. Si è allontanato dalle linee rette per abbracciare le curve e le forme inusuali. Le sue opere attingono direttamente alle leggi della natura: per lui, tutto era dettato da Dio.
La ricerca
Il viaggio attraverso la vita di Antoni Gaudí della ticinese non è stato semplice. «Non era uno dalla penna facile. Le poche annotazioni ritrovate, riportavano soprattutto numeri e proporzioni». Molto di quanto si conosce oggi sulla vita del grande architetto è frutto dei ricordi di chi ebbe la fortuna di conoscerlo di persona. «Ad esempio - spiega - io sono incappata nei racconti di un giovane architetto tedesco del movimento Bauhaus che aveva stretto una bella amicizia con Gaudi». Kathrin, che non è una storica, non ha effettuato ricerche negli archivi per ricostruire la vita del catalano. «Ciò che è stato fondamentale per il mio lavoro è stato il materiale scovato dagli studiosi nell’ambito del processo di beatificazione dell’architetto».
«L’originalità è il ritorno all’origine»
Quando ricostruisce il vissuto di un personaggio, Kathrin si muove seguendo un principio ben preciso: conoscere il contesto storico in cui vive. «Soltanto così si capisce fino in fondo una persona, perché siamo tutti figli dei nostri tempi!» spiega. Durante la vita di Gaudi, l’orgoglio nazionale catalano si stava risvegliando e lui non era da meno. «Più la sua fama cresceva, più insisteva sulle sue radici culturali. Il catalano era stato bandito dalla Spagna dell’epoca, tuttavia lui, fervente patriota, lo parlava con tutti, anche con il re, in occasione della sua visita al cantiere della «Sagrada Família». «L’originalità è il ritorno all’origine, a Dio e alla cultura’diceva. Era orgoglioso delle sue radici, della sua lingua. Ecco perché mi sono sforzata di leggere in catalano: per capire ancora meglio il mondo dell’architetto attraverso la sua lingua che tanto amava».
Un brutto carattere
Gaudì era anche l’uomo degli estremi, e spesso metteva a dura prova la pazienza di chi gli stava attorno. «Ho vinto tante battaglie, ma non quella contro il mio brutto carattere», ammetteva l’architetto. Aveva una mente al di fuori dal comune. Agli iniziatori della Sagrada Famìlia, aveva promesso di costruire, entro dieci anni, una chiesa in onore della Sacra Famiglia. «Sono passati ormai 142 anni - ricorda Kathrin - e il progetto è diventato una gigantesca impresa,la cui conclusione, richiederà altri nove anni». Un genio incompreso
Il suo tempo era segnato da forti contrasti e da una lotta di classe sanguinosa. «Gaudí condannava la violenza, ma si scontrò apertamente con sacerdoti che, secondo lui, facevano troppo poco per i poveri. Finanziò di tasca propria una scuola per i figli degli operai e fece scolpire alla Sagrada Família la figura di un lavoratore che esita a prendere in mano una bomba offerta da un demone. In questo modo affrontava apertamente il dilemma morale delle classi sfruttate». Malgrado si schierasse dalla parte dei più deboli, era disprezzato dalla sinistra per il suo cattolicesimo radicale. Dieci anni dopo la sua morte, durante la Guerra Civile del 1936, gli anarchici distrussero tutti i suoi modelli e progetti, e uccisero una dozzina dei suoi vecchi collaboratori. «Ma non riuscirono a cancellare le sue visioni e la sua genialità, anzi: lo sguardo di Gaudí sull’origine di tutte le cose sembra affascinare sempre di più le persone», conclude Kathrin Benz.