Il personaggio

«Il mio sogno americano spezzato da Trump»

Il medico Ruben Mazzucchelli è tornato in Ticino dopo aver girato il mondo – Senza rimpianti, ma con qualche storia da raccontare
©Chiara Zocchetti
Prisca Dindo
08.06.2025 06:00

Ruben Mazzucchelli è un medico luganese specializzato in chirurgia ortopedica e traumatologia dell’apparato locomotore. Ha solo quarant’anni ma alle spalle ha un importante bagaglio di esperienze professionali. È stato negli Stati Uniti, in uno dei più grandi ospedali accademici del paese, presso l’Università dell’Alabama a Birmingham. Ha operato per più di un anno ai Fiona Stanley and Fremantle Hospitals, un gruppo ospedaliero di Perth in Australia, dove ha conosciuto sua moglie Monika, che presto diventerà mamma. Poi le esperienze professionali presso le principali cliniche d’Oltralpe: San Gallo, Winterthur, Zurigo.

Fin da giovanissimo, aveva promesso a sé stesso che sarebbe tornato in Ticino solo nel momento in cui avesse deciso di costruire una famiglia.

Quel momento è arrivato lo scorso dicembre, quando ha saputo che a Locarno un ortopedico rinomato cercava un giovane socio per i suoi due studi. Il tempismo non poteva essere migliore: Monika aveva appena scoperto di essere incinta. Così, il cerchio si è chiuso. Ecco la storia di questo luganese rientrato un mese fa nel nostro Cantone dopo vent’anni di assenza.

Il prezioso regalo della mamma

Il tedesco è una bestia nera per la maggior parte degli studenti ticinesi. Ma non per questo giovane, cresciuto nel cuore di Collina d’Oro. Il merito va a sua mamma Francesca, che insegnava la lingua di Goethe al liceo sant’Anna. Quando una mattina di quarant’anni fa Ruben vide la luce, lei si ripromise di fargli un regalo prezioso: parlargli sempre in tedesco.

Così, quando il ragazzo ormai bilingue dovette scegliere la città dove iniziare i suoi studi universitari in medicina, non ebbe un attimo di esitazione. Salutò mamma Francesca e papà Maurizio e partì per Zurigo.

La prima volta in America

Gli studi in medicina proseguono spediti. Ruben è uno studente brillante e quando deve scegliere dove effettuare l’anno pratico, punta sugli Stati Uniti. «Io avevo il pallino per l’America; siccome a quei tempi l’università di Zurigo aveva un programma di scambio di studenti con l’ospedale universitario dell’ Alabama, riuscii a realizzare il mio sogno», spiega. L’esperienza in Alabama è molto costruttiva: il centro per politraumi, tra i più grandi degli Stati Uniti, ha un bacino di utenza di milioni di persone «in quei mesi ho vissuto la realtà delle cure intense, dove arrivavano grandi ustionati a frotte. Il ritmo era serrato anche per me che ero ancora uno studente appassionato di traumatologia; ricordo che quando sono tornato in Svizzera per gli esami finali mi sembrava che qui tutto andasse così a rilento rispetto all’America».

La dritta

Ruben si laurea in medicina nel 2010 e inizia a lavorare come assistente nel reparto di chirurgia generale al Waidspital a Zurigo. All’ortopedia giunge dopo aver raccolto un consiglio di un suo mentore. «Attento che la chirurgia generale è una professione che rischia di sparire - gli disse - se ti interessa la parte traumatologica, ti conviene puntare sull’ortopedia». A distanza di anni, Ruben è ancora grato a questo medico perché il consiglio si rivelò veritiero. Nel 2014 ottiene un posto a San Gallo, «dove si diceva che c’era il reparto di ortopedia più grande della Svizzera» e lì termina la sua formazione nell’ambito della specializzazione scelta. È soddisfatto ma continua a sognare l’America.

Un sogno infranto da Donald Trump

Mentre lavora a San Gallo, fa un secondo esame di Stato: quello americano, ottenendo un diploma che gli permette di lavorare in America come medico straniero. Si candida in diversi posti: la sua idea è di fare traumatologia complessa. Neppure a farlo apposta, viene assunto nello stesso centro dove era stato da studente, l’ospedale universitario dell’Alabama a Birmingham. Inoltra le dimissioni a San Gallo e trova appartamento in America. A rompergli le uova nel paniere ci pensa Donald Trump: siamo nel 2017 e dopo la sua elezione, il tycoon stringe i bulloni ad alcuni ospedali universitari, tra cui proprio quello che aveva appena assunto Ruben. «Sorry, we can’t hire you anymore», gli scrivono, spezzandogli per sempre il suo sogno americano.

L’esperienza australiana

Dopo lo smarrimento iniziale, Ruben reagisce. Un suo conoscente gli suggerisce di andare a Perth in Australia, dove molti medici usciti dalla clinica di San Gallo avevano fatto carriera. «Dimentica l’America e vai a fare esperienza nel campo della protesica in Australia» gli consiglia. Per Ruben, inizia così l’esperienza australiana nel campo della chirurgia dell’anca e del ginocchio. A Perth, che è la metropoli più isolata del mondo, si trova bene. Ha il mare a cento metri e la gente gli sembra molto felice. Ai Fiona Stanley and Fremantle Hospitals accumula un’esperienza notevole «in effetti lì ho imparato davvero tanto nel campo chirurgico». Conosce pure la sua futura moglie: Monika, un’australiana che lavora nel campo del marketing sanitario.

Il ritorno in Svizzera

Ruben e Monika sognano una vita a Zurigo. Ma nel 2020, a pochi giorni dal ritorno di lui nella città sulla Limmat, la pandemia di Covid-19 scompagina i loro piani. L’Australia chiude le frontiere e Monika resta bloccata nel suo Paese. La coppia riesce a riunirsi soltanto un anno più tardi a Zurigo.

Nel frattempo, Ruben trova lavoro presso l’ospedale cantonale di Winterthur, dove opera dal 2020 al 2022 come capo clinica. Successivamente assume il ruolo di capo servizio all’ospedale cantonale di Frauenfeld. Qui contribuisce all’introduzione della chirurgia robotica accumulando una casistica fra le prime in Svizzera, «un’esperienza che mi ha appassionato».

La proposta ticinese

Poi, un giorno, gli arriva voce di un’opportunità in Ticino: un medico era in cerca di un socio per i suoi due studi, uno a Locarno e l’altro presso l’Ars Medica di Lugano. Per Ruben è il segnale atteso: il momento di tornare dove era nato era arrivato.

Oggi, Ruben e Monika si sono stabiliti in Ticino da poco meno di un mese e presto diventeranno genitori. Il lavoro da indipendente l’appassiona. «Quando avevo vent’anni il mio sogno era di garantire a mio figlio un’infanzia felice e sicura, esattamente come è stata la mia lungo le stradine di Collina d’Oro; ora quel momento è arrivato, e spero di restare per sempre».

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