«Il vaccino? Obbligatorio»

Obbligare alla vaccinazione. Per abbassare il numero di contagi e di vittime da coronavirus. In Grecia è già realtà (per gli over 60). L’Austria si prepara a farlo da febbraio, seguita in marzo dalla Germania. E la Svizzera? Dovrebbe iniziare a discuterne, come ha chiesto per i Paesi europei la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen? «Personalmente sono a favore all’obbligo vaccinale», dice Giorgio Noseda, cardiologo. «È una possibilità che terrei come ultima ratio, nel caso in cui la situazione dovesse diventare terribile e le alternative dovessero essere esaurite», dice Franco Cavalli, oncologo. Del resto «ci sono già stati casi nella storia in cui l’obbligo di vaccinazione ha dovuto essere introdotto», sottolinea Alberto Bondolfi, professore emerito di etica all’Università di Ginevra. Ecco perché, dice Jean Pierre Lantin, immunologo, «sono più che mai convinto che la vaccinazione vada resa obbligatoria».
Il dibattito è insomma lanciato. Anche perché solo un terzo della popolazione dell’Unione europea (UE) è vaccinato. Così, mentre martedì prossimo i ministri della Sanità dei 27 Paesi membri dell’UE si riuniranno per discutere dell’emergenza della variante Omicron, il mondo medico scientifico si interroga, riflette, prende posizione. Inoltre, secondo un recente sondaggio della «SonntagsBlick», a favore dell’obbligo è il 53% della popolazione svizzera.
Noseda: «Già da gennaio»
«Fosse per me introdurrei la vaccinazione obbligatoria in Svizzera già dal prossimo mese di gennaio - riprende Giorgio Noseda -. Da un lato infatti i contagi e i morti causati dalla COVID continuano a salire, mentre dall’altro abbiamo capito di trovarci di fronte a gruppi irriducibili di no vax che non sceglieranno mai di vaccinarsi». Il vaccino obbligatorio, secondo Noseda, ha dunque attualmente più che mai senso. Anche se l’oncologo si considera «uno strenuo difensore delle libertà personali». A convincere Noseda sono i precedenti. Che hanno permesso, ad esempio, attraverso l’obbligatorietà vaccinale di debellare il vaiolo e la poliomielite.
Bondolfi: «La paura frena»
«Giuridicamente - afferma Bondolfi - la vaccinazione viene considerata come una lesione corporale. Ciò non significa tuttavia che sia sempre proibita. Significa che deve essere giustificata». A detta di Bondolfi, un eventuale ulteriore peggioramento della situazione sanitaria potrebbe giustificare tale obbligo. «La severità delle norme contro la COVID - prosegue il professore - è data dalla facilità con cui questo virus si trasmette. Quando si trattava di combattere l’AIDS era più facile, perché bastava intervenire in certe situazioni tipiche. Qui invece parliamo di un virus che si diffonde con comportamenti assolutamente banali, come chiacchierare o bere un caffè insieme. È quindi normale che debbano essere introdotte delle limitazioni alle nostre libertà ».
L’obbligo vaccinale potrebbe essere una di queste. «Finora in Svizzera se ne è parlato solo al condizionale - nota Bondolfi -, c’è sicuramente una certa paura di scontrarsi con un’opposizione robusta e rumorosa. Inoltre l’applicazione dell’obbligo sarebbe tutt’altro che facile, pensiamo solo all’aspetto delle sanzioni. Stiamo a vedere cosa succederà in Austria, sarà un banco di prova interessante anche per noi».
Cavalli: «Ultima ratio, prima il 2G»
Anche Cavalli si pone degli interrogativi. «Io sono uno strenuo difensore dei vaccini - premette il dottore-. Ho fatto la terza dose già tempo fa e credo sia fondamentale spingere tutti a farla, soprattutto dopo i sessant’anni. Ho però dubbi che sia possibile introdurre un obbligo vaccinale. Lo terrei veramente come ultima ratio. Ma non credo che si arriverà a questo punto». Cavalli propende quindi per una politica dei piccoli passi. «Se la situazione dovesse continuare a peggiorare - riprende l’oncologo - io vieterei le manifestazioni sportive e al limite chiuderei anche i ristoranti. Poi sicuramente spingerei per la vaccinazione dei ragazzi, già dai 5 o 6 anni. Inoltre, prima di pensare a un eventuale obbligo, introdurrei il 2G, così si porterebbe senza dubbio verso il vaccino una buona parte di coloro che sono ancora scettici».
Denti: «Le raccomandazioni non bastano più»
Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici, è convinto che le raccomandazioni non servano più. «Non riesco a capire come mai le autorità non abbiano ancora imposto l’obbligo di vaccinazione almeno al personale sanitario - precisa -. Io non sono favorevole agli obblighi, ma se le raccomandazioni ci conducono alla situazione in cui siamo oggi, allora forse sarebbe il caso di valutare anche gli obblighi». Anche perché «siamo a mezzanotte meno cinque - aggiunge -. Non possiamo permetterci di andare avanti così. C’è in gioco la salute dei cittadini, ma c’è in gioco anche il benessere di tutta una nazione. Se si vuole lasciar vivere il Paese dal punto di vista economico e sociale, credo che a questo punto le autorità abbiano poca scelta. L’unico modo per contenere la pandemia è la vaccinazione»