Il Vassalli «ticinese» e l'amicizia con Orio Galli

Dieci anni fa, nel cuore dell’estate, veniva a mancare uno dei più noti scrittori italiani (ma anche poeta e pittore) della seconda metà del ‘900 e del primo scorcio del terzo Millennio. Sebastiano Vassalli aveva 73 anni. Vincitore fra i maggiori premi letterari, tra cui lo Strega (con la celeberrima «La Chimera», 1990) e il Campiello, è morto alla vigilia del Premio Nobel per la Letteratura, avendo ricevuto la candidatura ufficiale dell’Accademia svedese. Strana coincidenza, perché alla fine dell’estate è scomparso a 83 anni a Caslano anche uno dei più cari amici di Vassalli, l’artista Orio Galli.
Oltre i confini delle risaie
A Pisnengo, un grumo di case circondate dalle risaie e oppresse dall’afa nella pianura di Novara, la figura di questo narratore (come a lui piaceva essere definito) è stata rievocata proprio nel luogo (la canonica della chiesa) dove Vassalli si ispirò e scrisse appunto alcuni dei suoi capolavori. Non amava compiere molte incursioni oltre i confini delle risaie. Dal primo eremo si trasferì poi in un’altra canonica, poco lontano, alla tenuta Marangana di Biandrate, ora diventata casa-museo per studi sullo scrittore. La vedova Paola Todeschino ricorda quanto amasse quel paesaggio, con i silenzi appena scossi o scompaginati dal sorvolo degli aironi e degli Ibis del Nilo, trampolieri arrivati dall’Africa a testimonianza del cambiamento climatico. Pigiava sui tasti della macchina per scrivere (non cedette mai al pc), e le poche concessioni fuori porta erano dedicate al ritiro di un premio, a un invito, ma soprattutto a coltivare rapporti con amici profondi. Qualche rara eccezione all’estero, oltre le montagne.
Si trovava bene sul Lago di Lugano
Ad esempio nel Canton Ticino, al quale era legato. Si trovava bene sul Lago di Lugano, e non solo lì. Sebastiano - morto a Casale Monferrato (Alessandria) il 26 luglio 2015 - era originario di Genova, trapiantato giovanissimo nel Novarese ove insegnò al Liceo Classico, ma in realtà vantava origini ticinesi. E a confermare questa tesi era stato proprio Orio Galli.
I due si incontrano quasi per caso. Il graphic-designer nel 2003 inaugura un’esposizione dei suoi lavori alla Biblioteca Salita dei Frati a Lugano e per l’occasione decide di inserire una citazione di Vassalli il cui incipit recita: «La nostra civiltà, il progresso: tutto nasce dalla scrittura e tutto torna alla scrittura». Galli invia il catalogo allo scrittore, nasce un’amicizia a distanza, che si materializza due anni dopo quando Galli decide di farsi presentare da Vassalli a un’esposizione organizzata alla biblioteca cantonale di Lugano: «Vassalli accettò subito e raccontò che la sua famiglia, in linea paterna, doveva probabilmente avere antiche origini ticinesi, discendente dalla stirpe dei Vassalli di Riva San Vitale». In seguito, quando a Galli capitava di imbattersi in qualche notizia che lo riguardasse gli faceva avere la documentazione. Tra i due s’instaurò un forte legame: talvolta era il grafico che scendeva nelle risaie italiane per incontrare lo scrittore amico; altre volte era Vassalli che saliva in Svizzera, accompagnato da Giovanni Tamburelli, fabbro-ferraio vercellese, altra figura che sembra uscita da un romanzo, che realizzò anche un curioso monumento alla zanzara, elogio voluto da Sebastiano, poi collocato nel cortile della sua abitazione. Degli scambi epistolari l’artista ticinese ha voluto tessere anche l’elogio immortalando una frase dello scrittore in una grafica: «Il tempo della scrittura è il tempo della mano che traccia i segni sul foglio seguendo l’andirivieni dei pensieri».
«Da questa casa si vede il nulla»
E i pensieri traevano spunto anche dall’osservazione del paesaggio orizzontale che circondava l’abitazione dello scrittore italiano. Come si evince dall’incipit de «La Chimera»: «Dalle finestre di questa casa si vede il nulla. Soprattutto d’inverno: le montagne scompaiono, il cielo e la pianura diventano un tutto indistinto, l’autostrada non c’è più, non c’è più niente…». A quel «nulla» Vassalli attingeva e sapeva trasformarlo in storie e personaggi, come nel romanzo storico tradotto in più lingue, in tutto il mondo. Si immergeva nel passato come cronista attento e presente, lo trasferiva all’attualità, stimolando riflessioni sull’evoluzione della società. Con uno guardo glocal che superava i confini della sua pianura.