L'intervista

«In Parlamento si dovrebbe iniziare a lavorare alle 7 e fare solo un'ora di pausa pranzo»

A tu per tu con Mike Egger, giovane esponente UDC entrato in Consiglio nazionale nel 2018
Mike Egger, a destra. © KEYSTONE / ALESSANDRO DELLA VALLE
Andrea Stern
Andrea Stern
04.06.2023 09:15

Macellaio, quando nel 2018 Mike Egger entrò in Consiglio nazionale al posto del dimissionario Toni Brunner omaggiò il suo predecessore con una vitella di razza Eringer. «Sta diventando un’ottima mucca da combattimento», spiega il giovane esponente UDC - 30 anni - impegnato dal canto suo a Berna in una battaglia per velocizzare i lavori del Parlamento. Con la sua ultima proposta, Egger vorrebbe iniziare le sedute alle 7 e ridurre la pausa pranzo a un’ora, con l’obiettivo di ridurre la durata delle sessioni da 3 a 2 settimane.

Signor Egger, oggi quanto è durata la sua pausa pranzo?
«Circa mezz’ora, perché tra la seduta parlamentare e la riunione della frazione UDCho avuto alcuni impegni di lavoro. Altrimenti sarebbe stata più lunga, dalle 13 alle 14.45».

Troppo lunga?
«Normalmente sarebbe ancora più lunga, due ore, dalle 13 alle 15. Io non ho nulla contro la pausa pranzo, ma questo è solo un esempio di come si potrebbe rendere il lavoro parlamentare più idoneo alla politica di milizia. Con meno sedute, ma più efficienti».

Sta dicendo che in Parlamento si parla troppo?
«Non dico che si parla troppo, ma che a volte si perde tempo in discussioni inutili. Non so se sia nostro compito - come Parlamento federale - disquisire di teoria gender oppure dell’assunzione da parte del Consiglio federale di dieci nuovi social media manager».

Non è importante parlare di uguaglianza?
«Di uguaglianza sicuramente sì, ma io mi riferisco alla discussione senza fine sulla questione gender. Era solo per fare un paio di esempi di temi che occupano tanto tempo in Consiglio nazionale, pur non essendo assolutamente prioritari per la Svizzera e il suo futuro».

Comunque non c’è nessun Parlamento al mondo che inizia i suoi lavori alle 7.
«Noi parlamentari potremmo essere comparati ai quadri di una grande azienda. Come da queste persone ci si può attendere che siano pronte a lavorare alle 7, ce lo si può attendere anche da noi. In fin dei conti in Svizzera c’è tanta gente che inizia a lavorare alle 5 o alle 6».

Tra i ranghi borghesi ho trovato molta apertura. Non sono l’unico a pensare che il Parlamento debba guadagnare in efficienza

Come hanno reagito i suoi colleghi?
«Tra i ranghi borghesi ho trovato molta apertura. Non sono l’unico a pensare che il Parlamento debba guadagnare in efficienza, con l’obiettivo di ridurre il numero di giorni di sessione e quindi favorire la politica di milizia».

Perché bisogna ridurre i giorni?
«Perché se al contrario continuiamo a rendere più gravoso l’impegno parlamentare, vuol dire che andremo sempre più verso una politica di soli professionisti. Non sarebbe positivo per la Svizzera». 

Si potrebbe anche sostenere meglio i parlamentari - come propongono i Verdi liberali - dando loro i mezzi finanziari per pagarsi un collaboratore.
«Io la trovo una proposta senza senso. Noi siamo già indennizzati molto bene, non abbiamo bisogno di più soldi per assumere collaboratori che avrebbero il solo effetto di produrre più proposte e quindi più lavoro per il Parlamento».

Lei a che percentuale lavora?
«Sono attivo professionalmente all’80% e funziona bene. Certo, bisogna volerlo fare. Ma si sa già prima di essere eletti che questo è un Parlamento di milizia. Io mi aspetto che anche i miei colleghi mantengano un lavoro e non si facciano stipendiare solo dai contribuenti».

Lei è macellaio, giusto?
«Sono diplomato macellaio, poi ho studiato anche gestione aziendale e oggi ho una posizione dirigenziale in una grossa azienda nel settore della carne».

Io credo che ognuno debba avere la possibilità di scegliere cosa vuole mettere nel piatto, senza imposizioni da parte dello Stato

Ha già provato i cervelat vegetariani?
«Certo, sono sempre aperto alle novità».

Pensa che un giorno mangeremo tutti solo cervelat vegetariani?
«No, non penso proprio. Io credo che ognuno debba avere la possibilità di scegliere cosa vuole mettere nel piatto, senza imposizioni da parte dello Stato. Ecco, questo è un altro tema su cui si perde tanto tempo in Parlamento».

Non è un tema importante?
«Noi stiamo a discutere di riduzione del contenuto di zucchero nei prodotti alimentari, di consumo di carne... Ma io penso che le persone siano ragionevoli, sanno benissimo cosa fa bene alla salute. Lo dimostra il fatto che la speranza di vita in Svizzera è in continuo aumento. Non è assolutamente necessario un menu ordinato dallo Stato».

La carne fa bene alla salute?
«Sicuramente».

E all’ambiente?
«La carne indigena non è dannosa per l’ambiente. Ci sono abbastanza studi scientifici che dimostrano come l’allevamento di animali in Svizzera sia perfettamente sensato».

Non penso proprio che si possa parlare di consumo eccessivo di carne in Svizzera

In Svizzera mangiamo ogni anno 50 kg di carne a testa. È tanto?
«Se divide questi 50 kg sull’arco di un anno, viene 1 kg a settimana, cioè 140 grammi al giorno. Non penso proprio che si possa parlare di consumo eccessivo».

Lei è sopra o sotto la media?
«Nella media. Non esagero ma quando c’è della buona carne ne mangio volentieri una seconda porzione».

Nel 2019 si parlò molto dell’appartamento bernese in condivisione tra Franziska Ryser (Verdi), Andri Silberschmidt (PLR) e lei. Vivete ancora insieme?
«Certo, funziona molto bene».

Può mangiare carne liberamente?
«Sì, anche i miei coinquilini mangiano carne. Da noi tutti sono ben accetti, vegetariani e carnivori. Pensiamo che ognuno debba poter scegliere cosa mangiare e accettare le scelte degli altri. Sono decisioni personali, non dello Stato o di certi gruppuscoli».

Lei è entrato in Parlamento al posto di Toni Brunner. Possiamo definirla «il nuovo Toni Brunner»?
«(ride) È sicuramente un bel complimento, Toni Brunner ha fatto un grande lavoro qui a Berna, per me è un modello politico, oltre che un amico. Ma ecco, mi sembrerebbe esagerato compararmi a lui».

Toni Brunner consigliere federale? Ha dato tutto per la Svizzera e se ora vuole fare altro, penso se lo sia meritato

Toni Brunner avrebbe potuto diventare consigliere federale. Perché non si è candidato?
«Forse perché non voleva… Non so, deve chiedere a lui. Ma è stato 23 anni qui a Berna, è stato per 8 anni un ottimo presidente UDC, ha dato tutto per la Svizzera e se ora vuole fare altro, penso se lo sia meritato».

Al momento di subentrare a Toni Brunner, lei gli regalò una vitella. L’avete già mangiata?
«No, no, è viva e vegeta, nella stalla di Toni Brunner, presto dovrebbe andare sull’alpe. Si chiama Bartlett, si sta sviluppando molto bene, è robusta, diventerà una buona mucca da combattimento».

Combattimento?
«Sì, è di razza Eringer. Toni Brunner va spesso in Vallese, la porterà ai combattimenti».

Una combattente come voi due?
«(ride) Sì, Toni Brunner e io siamo due combattenti per la Svizzera».

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