In Svizzera centinaia i morti per gli incidenti della strada

«I pericoli crescenti della circolazione». Così titolava in prima pagina il «Corriere del Ticino» il 31 agosto del 1950 una sua corrispondenza particolare da Berna firmata da Pierre Grellet e che iniziava con queste parole: «La concorrenza fra la rotaia e la strada avviene, come non ignora nessuno, a detrimento della prima. Questa tuttavia prende largamente la rivincita dal punto di vista della sicurezza della circolazione. Motorizzandosi ad un’andatura accelerata, la strada diventa ogni giorno più pericolosa. Il numero dei veicoli a motore si è accresciuto dopo la guerra in proporzioni gigantesche. Ne abbiamo attualmente uno per venti abitanti, mentre gli svizzeri che posseggono una bicicletta sono quasi numerosi quanto coloro che non ne posseggono; ne abbiamo un milione e tre quarti nel paese, il che rappresenta tutta la popolazione adulta e valida, con esclusione della tenera infanzia e della vecchiaia canuta». E subito dopo, spazio ai numeri: In queste condizioni non c’è da meravigliarsi che il numero degli incidenti raggiunga cifre fin qui sconosciute. Dal 1946 al 1949 gli incidenti stradali si sono raddoppiati, passando da 18.000 a oltre 27.000. Fra le vittime dell’anno scorso vi sono 17.000 feriti e 639 morti. Questa progressione ha continuato nel primo semestre di quest’anno, durante il quale la strada ha cagionato la morte di 331 persone, cioè il 50 per cento di più che durante lo stesso periodo dello scorso anno». Insomma, una vera e propria strage sulle nostre strade.
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