Il commento

Juventus, e se il futuro fosse (di nuovo) la Serie B?

Dopo il verdetto altri due ostacoli attendono il club bianconero: a seconda tranche dell’inchiesta Prisma della Procura della Repubblica di Torino, sempre sulle plusvalenze, e la famosa vicenda stipendi
Giancarlo Padovan
Giancarlo Padovan
22.01.2023 07:00

Quindici punti di penalizzazione sono un’enormità anche per una squadra che ne aveva 37 ed era terza in classifica, cioè in piena lotta per la zona Champions. Ma se la sentenza con cui la Juventus è stata condannata dalla Corte federale per il primo filone delle plusvalenze fittizie ha una ratio, è proprio quella di conferire alla pena un carattere di «afflittività»: la punizione è quella di determinare l’esclusione dei bianconeri dalla zona Europea e, dunque, di impedire la partecipazione a qualsiasi coppa internazionale del prossimo anno. 

Purtroppo per la Juve e per i suoi tifosi questo è solo il primo capitolo di una storia dolorosa che ne contempla almeno altri due. Ovvero la seconda tranche dell’inchiesta Prisma della Procura della Repubblica di Torino, sempre sulle plusvalenze, e la famosa vicenda stipendi. È probabile che, con le carte che hanno prodotto i magistrati di Torino, la Juve subisca un’altra penalizzazione se non addirittura la retrocessione in serie B a fine stagione. Certo anche il procedimento e, quindi, la sanzione da parte dell’Uefa. Mettiamo, per puro esercizio di scuola, che la Juve vinca l’Europa League e, quindi, acquisisca il diritto di partecipare alla prossima Champions. L’esclusione sarebbe praticamente certa perché la massima organizzazione europea, in genere, funge da notaio per le decisioni prese in campo nazionale. 

Il futuro della Juventus, dunque, è tutt’altro che sereno. Anche evitando la serie B che, ripeto, è possibile se non probabile, il club non potrebbe contare sugli introiti delle Coppe europee. Quindi, come peraltro già annunciato dal nuovo presidente Gianluca Ferrero, la prima squadra sarà ricca di quei giovani che già oggi Allegri utilizza e che hanno dato buona prova in Coppa Italia. 

Dire che quello abbattutosi sulla Juventus sia un terremoto inatteso, sarebbe negare una verità. Di certo nessuno, neppure il più acceso degli anti-juventini, avrebbe pensato ad una punizione così plateale. Evidentemente non ha retto neppure l’impianto difensivo basato sul «Ne bis in idem», ovvero l’impossibilità di giudicare due volte l’imputato per lo stesso reato. Il processo per revocazione si basava su intercettazioni che per il procuratore federale avevano il valore di autentiche confessioni. Per contrestarle serviva qualcosa di più di una memoria difensiva che i legali della Juventus avevano depositato alla Corte federale. Naturalmente ci sarà il ricorso (entro 30 giorni) al Collegio di Garanzia del Coni. Non ci sarà riduzione della pena. O verrà confermata o ci sarà l’annullamento della sentenza per qualche (improbabile) vizio di forma. Rimane un grande dubbio: se la Juve è colpevole, perché i club con cui le plusvalenze erano state fatte, sono stati tutti prosciolti?

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