In positivo

La battaglia del sindaco Kouki contro i telefonini

Ha limitato per decreto a due ore al giorno l'uso degli smartphone nella città di Toyoake - Funzionerà?
Il sindaco Kouki nel suo ufficio a Toyoake
Prisca Dindo
09.11.2025 15:00

Quando prese la decisione, era consapevole che avrebbe sollevato un gran polverone, ma lui ha tirato dritto. Anzi: era proprio ciò che voleva: provocare una discussione attorno ad un fenomeno che lo assillava da tempo. «La situazione è grave e qualcuno deve pur fare qualcosa», si sarà detto. 

Ormai non contava più i campanelli d’allarme che gli risuonavano in testa ogni volta che incrociava frotte di ragazzini piegati in due sui telefonini. Così, con la determinazione di un leader pronto a combattere una battaglia importante, ha varcato la soglia del Municipio e ha dettato l’ordinanza: un testo breve e conciso che nel giro di una notte ha fatto il giro del mondo. Masafumi Kouki, l’intraprendente sindaco di Toyoake, aveva appena proposto formalmente a tutti i settantamila abitanti della città di limitare l’uso a due ore al giorno di smartphone, tablet, console di gioco e computer, escludendo il tempo di lavoro e di scuola.

Poche settimane dopo, con dodici voti favorevoli e sette contrari, l’ordinanza è stata approvata dall’assemblea della città giapponese. A convincere la maggioranza della bontà della proposta, è stato probabilmente il fatto che si trattava di un provvedimento simbolico: le autorità non monitoreranno l’uso degli smartphone e, secondo i funzionari comunali, non saranno neppure previste sanzioni per chi cercherà di farla franca superando la fatidiche due ore. I tentativi di regolamentare il tempo trascorso davanti allo schermo non sono una novità in Giappone.

Nel 2020 la prefettura di Kagawa, sull’isola giapponese di Shikoku, ha adottato misure simili a quelle volute dal sindaco Kouki per limitare il tempo che i giovani trascorrevano giocando ai videogiochi. La proposta, come ricorda il New York Times nella sua edizione digitale, scatenò vibranti proteste e sfociò in una causa legale, che però non riuscì a ribaltare la decisione. Anche a Toyake il sindaco ha avuto filo da torcere. Per motivare il suo no all’ordinanza, la consigliera cittadina Mariko Fujie aveva dichiarato che «l’uso eccessivo degli smartphone è un problema sociale che merita di essere affrontato, ma mi oppongo fermamente all’idea di regolamentare il tempo libero delle persone attraverso un decreto, mi sembra una ingerenza». Concetto ribadito ai microfoni dell’AFP, l’Agence France Presse.

Intanto Masafumi Kouki prosegue nella sua lotta. Lui stesso ha bandito il telefonino dai pasti e i suoi figli, di 10 e 7 anni, non possiedono cellulari «anche se il più grande a volte prende in prestito quello di mia moglie». Il sindaco è preoccupato del forte calo della comunicazione tra persone, «anche sui treni tutti guardano il cellulare e nessuno parla più con nessuno! Io voglio che la popolazione si renda conto del grande pericolo che rischiamo tutti di correre».

Probabilmente non si fermerà qua: ha già rivelato di stare valutando altre normative, tra cui la possibilità di impedire agli abitanti della sua città di utilizzare i propri dispositivi elettronici mentre camminano in strada. «Non mi dispiace affatto essere criticato», ha dichiarato. «Vorrei solo che le famiglie avessero più tempo per comunicare e che più persone potessero dormire di più». Chissà come reagiranno gli elettori di Toyoake.

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