La brigata internazionale

Sono migliaia, già 20 mila secondo le autorità di Kiev. Sono i volontari di tutto il mondo che hanno scelto di partire alla volta dell’Ucraina e unirsi alla «legione internazionale» creata dal presidente Volodymyr Zelensky per combattere gli invasori russi. È una brigata che riunisce americani, britannici, canadesi, indiani, svizzeri, e l’elenco di nazionalità potrebbe andare avanti. Le loro immagini vengono diffuse dai media e spesso sono loro stessi a ritrarsi armati e in un’uniforme annunciando ad amici e parenti di aver preso la fatidica decisione di «fermare Vladimir Putin».
Così dice Matt Harden, 25 anni, residente a Liverpool, che ha organizzato il suo viaggio con uno scozzese di nome Steven (preferisce non essere identificato) sulla piattaforma Discord, molto popolare fra i «gamers». Il cammino verso la prima linea di solito passa dal confine fra la Polonia e l’Ucraina, per poi raggiungere la tappa di Leopoli e finire dove c’è più bisogno di truppe fresche. Dicono che lo fanno «per ragioni di umanità», aggiungendo che «non sopportano i bombardamenti sui bambini».
Dallo smartphone al kalashnikov
Molti indossano i pantaloni mimetici ma non hanno precedenti esperienze militari. Sono soprattutto giovani di 20-30 anni che un po’ si illudono di passare facilmente dallo smartphone al kalashnikov. Come Luke, 22 anni. Ammette di essere spaventato dalla prospettiva di andare in guerra, ma ha comunque intenzione di lasciare la sua Londra per una meta ignota. «Se una persona di 22 anni in forma e in salute non parte, chi andrà a difenderli?», dice riferendosi ai civili sotto le bombe.
Ci sono anche tanti reduci. Come 150 britannici tornati dell’Afghanistan, ex componenti di reparti scelti e forze speciali, quindi di un’età media più alta, che si organizzano tramite canali ben più strutturati ma semisegreti, in cui il concetto di volontario si confonde con quello di soldato di ventura o mercenario. Spesso non si deve nemmeno cercare il modo per arruolarsi su Internet. Gli ex soldati sono contattati sui social da milizie private che offrono anche salari da 1.000/2.000 dollari al giorno per andare a combattere in Ucraina.
Motivazioni a parte, in diversi Stati chi prende questa decisione rischia, una volta tornato in patria, di avere problemi con la legge. Nella spinta a preparare lo zaino di tanti britannici ha giocato un certo effetto l’iniziale incoraggiamento personale dato dalla ministra degli Esteri, Liz Truss. In merito è poi intervenuto il premier Boris Johnson che ha dovuto fare una brusca marcia indietro, seguito dal ministro della Difesa, Ben Wallace, che ha detto assolutamente di «non partire».
Non sembra però che questo sia servito a molto se diversi soldati di sua maestà di loro iniziativa hanno deciso di unirsi agli ucraini. In un primo momento vengono dichiarati nel gergo militare «awol», ovvero assenti ingiustificati, ma questa condizione se supera i 30 giorni diventa diserzione. Fra loro ci sarebbe un 19.enne della Coldstream Guardsman, la guardia della regina Elisabetta di stanza a Windsor.
Come George Orwell
In tempi recenti ci sono stati precedenti paragonabili all’attuale fenomeno, come i volontari nelle file dei guerriglieri curdi contro l’ISIS e quelli che hanno già combattuto fra le forze di Kiev nelle regioni separatiste del Donbass. ll caso storico più importante resta quello delle brigate internazionali create durante la Guerra civile spagnola contro Francisco Franco, fra le quali militò anche lo scrittore George Orwell. Per unirsi alla resistenza di Kiev c’è stato anche il caso dell’ambasciata ucraina in Israele che ha lanciato un appello su Facebook. Sono particolarmente richiesti quanti hanno esperienza militare.
I russi avvertono che gli eventuali prigionieri rischiano 15 anni di carcere in quanto «mercenari». Bene che vada, verrebbe da dire.