Beneficenza

La donna che unisce Ticino e Armenia

Teresa Mkhitaryan è una donna d'affari ma anche l'anima di molte iniziative benefiche, che gettano un ponte tra due mondi lontani
Andrea Stern
Andrea Stern
26.10.2025 16:30

Questa è la storia di come la fede di una donna sia riuscita a unire due popoli apparentemente lontani e creare un movimento di amicizia che si rinsalda negli anni e semina i suoi frutti sul territorio e nei cuori. Lei è Teresa Mkhitaryan, travolgente donna armena che da 26 anni vive in Svizzera, dove lavora nel settore finanziario e ha fondato l’associazione «Germoglio», con sede a Lugano.

«Quello che colpisce di Teresa è la forza della sua fede cristiana, che non si lascia abbattere da apparenti sconfitte ma vive tutto ciò che succede come un’opportunità per andare avanti e nutrire una speranza che va oltre la speranza», osserva Fabio Leidi, insegnante che da anni è entrato a far parte di questo grande movimento di amicizia tra ticinesi e armeni.

Il pranzo armeno

Oltre 300 persone erano presenti a fine settembre a Loverciano per la più recente edizione del pranzo armeno, un momento di condivisione e di amicizia che ha ogni volta un obiettivo filantropico differente. È capitato più volte che i proventi del pranzo in Ticino venissero utilizzati per donare una casa a una famiglia di Gyumri che decenni dopo il terremoto del 1988 viveva ancora in una baracca in lamiera (per acquistare una casa in Armenia bastano circa 10’000 franchi) oppure che andassero a riempire gli scaffali del banco alimentare armeno, destinato alle famiglie bisognose. Quest’anno invece il pranzo armeno aveva l’obiettivo di finanziare le scuole domenicali in 74 villaggi situati nelle zone più discoste del Paese, dove i bambinicantano, ballano, studiano il Vangelo ma soprattutto maturano la forza di spirito necessaria per affrontare con fiducia le piccole e grandi sfide che la vita pone loro davanti su una terra da troppo tempo instabile.

«L’esperienza delle scuole domenicali è qualcosa di meraviglioso - afferma Maria Cristina Centonze, un’altra ticinese lasciatasi contagiare da questo movimento di amicizia -. È qualcosa che infonde speranza in un mondo migliore, non solo tra i bambini armeni ma anche a noi che siamo qui in Svizzera. Io sono grata di aver conosciuto Teresa e di aver potuto così entrare in contatto con una realtà che ci insegna a cercare il bene, a coltivare l’amicizia, ad avere speranza che tutte le difficoltà possono essere superate, grandi o piccole che siano».

Una storia tormentata

Ed è per certi versi incredibile che a infondere speranza sia un popolo che arriva dalla recente sconfitta nella guerra con l’Azerbaigian, che ha visto i circa 120.000 armeni del Nagorno Karabakh dover abbandonare in fretta e furia le loro case, ponendo fine a una presenza armena in quel territorio che durava dal IV secolo dopo Cristo, da quando gli armeni divennero il primo popolo ad adottare il cristianesimo come religione di Stato.

«Io sono convinta che alla fine il bene vince sempre e questo mi dà pace - interviene Teresa Mkhitaryan -. È una convinzione che si rafforza grazie all’amicizia, grazie alla condivisione del bene, grazie alla compagnia di quelle persone che aiutano a coltivare la speranza. Noi non possiamo salvare il mondo. Ma come durante la guerra ogni soldato impara che deve difendere la sua parte della trincea, lo stesso vale per noi. Ognuno di noi deve difendere la sua parte del mondo più bello, più giusto, più vero». Teresa Mkhitaryan si reca regolarmente in Armenia e stabilisce l’ordine di priorità dei suoi progetti in base alle necessità che vede sul posto. «Ci sono spesso amici ticinesi che mi accompagnano in questi viaggi - spiega -. La cosa bella è che nessuno di loro dice agli armeni cosa dovrebbero cambiare, come dovrebbero vivere, ciò che purtroppo accade in tanti progetti umanitari. No, la vera amicizia non mira a cambiare l’altro bensì ad aiutarlo a diventare di più sé stesso».

Il bello, il buono, la vita

Oltre ai frequenti viaggi umanitari, gli amici si riuniscono una volta all’anno per il tradizionale pranzo, l’occasione di condividere quello spirito di speranza tipico degli armeni che Teresa Mkhitaryan ha saputo trasmettere in Ticino.

«Il popolo armeno non finirà mai di stupirmi per la sua ospitalità - afferma Stefania Busacca -. È un popolo pacifico, che ama il bello, l’arte, la musica, fortemente legato alla sua storia. È un popolo anche nostalgico e la loro musica per certi versi melanconica rievoca le atrocità del passato. Ma gli armeni sono anche un popolo che guarda avanti, senza rancori. Con la mitezza che li contraddistingue, continuano con fiducia ad aprire le porte, ad accogliere l’ospite come fosse un fratello. Ti danno il meglio che hanno, il frutto più bello, il cognac più buono e non ti lasciano mai andare a casa a mani vuote. È forse anche per questo che per loro il pranzo della domenica è tanto importante. È un ritrovarsi dal loro essere dispersi, è un’occasione per stare di nuovo insieme a celebrare il bello, il buono, la vita».

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