L'indagine

Là dove c'era l'erba, ora si ribolle

I campi sintetici di Cornaredo sono tra le zone più calde di tutto il cantone
© CdT/Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
03.12.2023 17:30

Tra via Ciani e i campi di calcio in terreno sintetico di Cornaredo c’è una barriera metallica. Dalla strada, se non si è giocatori o parenti o tifosi delle squadre dell’FC Lugano e del FC Rapid, non si può accedere all’erba artificiale. Verde e quasi perfetta. Se non fosse che qui, a rimbalzare bene non è soltanto il pallone, ma anche il calore. Tanto che questa è una delle zone più calde in assoluto del cantone. È una scoperta sorprendente quella fatta dagli esperti della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) e del Dipartimento del Territorio (DT). Sorprendente perché inaspettata. Chi mai si sarebbe immaginato che proprio qui, a due passi dal cantiere per il nuovo Polo sportivo degli eventi (PSE) ci fosse una delle «isole di calore» più elevate del Ticino? Probabilmente nessuno. Anche se prima occorre capire cos’è un’isola di calore.

Banalmente è un’area di una città in cui le temperature sono molto più elevate che altrove. Come se in quella zona, un’isola appunto, si sviluppassero temperature, umidità e radiazioni diverse. Un microclima innestato in un clima più grande. Come se non ne facesse parte. O facesse storia a sé.

Le ragioni

Le ragioni o le circostanze che portano alla creazione di un’isola di calore in un’area urbana possono essere molteplici. Ma fondamentalmente hanno a che fare con il suolo, la configurazione e la progettazione dell’ambiente edificato (compresi il tracciato delle strade e le dimensioni degli edifici), le proprietà di assorbimento del calore dei materiali da costruzione urbani, la ridotta ventilazione, la riduzione del verde e dei giochi d’acqua e le emissioni di calore residenziali e industriali generate direttamente dalle attività umane.

La mappa

Gli esperti della SUPSI e del DT non sono arrivati alla scoperta per caso. Ma attraverso un lavoro certosino di raccolta ed elaborazione di dati satellitari e atmosferici. Che ha abbracciato tutto il cantone. E ha prodotto una mappa molto dettagliata delle isole di calore. Il risultato è confluito nel 2023 anche in un documento disponibile a chiunque sul web, Costruire in funzione del cambiamento climatico - Identificare le isole di calore. Obiettivo: contribuire a una pianificazione urbana delle città più sostenibile. Anche perché il riscaldamento climatico non è solo sulla carta. Ma sta avvenendo. Anno dopo anno. Innescando conseguenze inimmaginabili fino a poco tempo fa.

Da qui la volontà delle amministrazioni pubbliche di non farsi trovare troppo impreparate. Anche perché l’aumento delle temperature, l’innalzamento del limite delle nevicate e le variazioni del regime delle precipitazioni non sono più fenomeni isolati o rari. Ma stanno causando conseguenze. Anche gravi come piene dei fiumi, colate detritiche e frane. Non è insomma un caso che il Cantone abbia voluto eseguire una mappatura delle isole di calore nelle città. Isole che, «assieme all’inquinamento atmosferico locale portano a situazioni negative per la qualità di vita ed in ultima istanza per la salute pubblica», si legge nelle Linee direttive 2019-2023 del Consiglio di Stato.

Il cuore del «passeggio»

La barriera metallica perforata che separa via Ciani dai campi sintetici di Cornaredo forse segna allora davvero un confine. Anche se invisibile a occhio nudo. Un confine. Non l’unico. Perché, restando a Lugano, un’altra isola di calore che salta agli occhi è quella che dalla Pensilina dei bus scendein via Pretorio, si insinua fino a Piazza Dante Alighieri e abbraccia in modo sparso varie viette: Magatti, Pessina, Luvini, Ariosto, Peri. Insomma il cuore del «passeggio» e dello shopping cittadino. Un cuore pulsante e da oggi anche molto ribollente.

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