Cultura

La famiglia Feltrinelli e la Svizzera

Il figlio di Giangiacomo e Inge a Lugano: «Con il vostro Paese i rapporti sono da sempre molto intensi»
Il presidente del Gruppo Feltrinelli, nonchè figlio di Giangiacomo e Inge, Carlo Feltrinelli. ©Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
26.11.2023 17:12

Carlo Feltrinelli arriva a Lugano con giacca e pantaloni neri. Da solo. Ha guidato da Milano e quando varca la soglia della Biblioteca cantonale si infila subito nei corridoi fino alla sala Tami dove tra poco presenterà con l’autore Marco Meier, Ingemaus, il libro dedicato alla madre, Inge Feltrinelli, nata nel 1930 in Germania e scomparsa cinque anni fa a Milano (vedi articolo a fianco). Stefano Vassere, direttore delle Biblioteche cantonali, gli chiede subito quali siano i rapporti della sua famiglia con la Svizzera e il Ticino. Feltrinelli non risponde subito alla domanda. Preferisce parlare prima di sua madre, che da Gottinga la porterà in giro per tutto il mondo come fotoreporter fino all’incontro con Giangiacomo Feltrinelli nel 1958. Incontro che le farà cambiare vita. Perché entrerà nella casa editrice e dopo la morte del marito avvenuta nel 1972 (il corpo di Feltrinelli venne trovato semicarbonizzato sotto un traliccio dell’alta tensione nei pressi di Segrate) ne prenderà le redini pubblicando, tra gli altri, Pennac, Benni, Tabucchi e Allende.

I rapporti con la Svizzera

Terminata la parentesi su sua madre, che riprenderà in seguito parlando ancora del libro, Carlo Feltrinelli, che oggi presiede la holding Gruppo Feltrinelli che nel 2021 ha registrato un fatturato di oltre 420 milioni di euro e possiede vari marchi editoriali - da Marsilio a Sem, da Sonzogno a Donzelli - e oltre a 115 librerie in Italia, abbassa un po’ la voce e spiega: «I rapporti della mia famiglia con la Svizzera sono stati e sono tantissimi fin dagli anni ’60 grazie all’asconese Enrico Filippini che come editor e animatore della casa editrice ha portato e ha tradotto numerosi autori in lingua tedesca. Ricordo, inoltre il giorno in cui Inge venne ad Ascona per il premio Filippini e come le piacesse molto stare qui, anche perché per un certo periodo visse ad Ascona non potendo recarsi a Milano per una vicenda matrimoniale complicata».

Il pubblico che ha preso posto nella sala Tami che a fatica è riuscita a raccogliere tutti ascolta in silenzio. Come se ascoltare Carlo Feltrinelli non fosse scontato. E in effetti è così perché il presidente della casa editrice non compare quasi mai sui giornali e ama pochissimo apparire. Tanto che anche qui a Lugano rifiuterà le telecamere, preferirà farsi fotografare assieme a Meier e non da solo e negherà ogni intervista. «Facciamo un’altra volta», risponde al cronista che avrebbe voluto fargli qualche domanda in più.

E quelli con la Germania

E così al centro torna ancora sua mamma. Come se oggi toccasse solo a lei occupare la scena. «Avrebbe dovuto studiare molto di più la grammatica italiana anche perché per tutta la vita ha parlato un italiano scombiccherato, ma forse anche questo faceva parte del suo charme», riprende il figlio, rispondendo a una domanda di Vassere sui rapporti della sua famiglia con la Germania. «Rapporti molto intensi», sottolinea comunque Carlo, senza tralasciare il fatto che «l’incontro fatale» con Giangiacomo è avvenuto proprio ad Amburgo. Anche se... anche se «Inge si è sempre definita una milanese, si sentiva a suo agio a Milano, una città che è stata molto cosmopolita e intensa».

Due genitori dalle forti personalità. Che non si sono mai risparmiati. Sembra essere questo il tratto distintivo che accumuna Giangiacomo e Inge Feltrinelli e che traspare dalle parole del figlio. Che si dice contento di avere nel suo ufficio due libri sui suoi genitori (il primo, quello su suo padre, pubblicato nel 1999 e intitolato Senior Service l’ha scritto lo stesso Carlo). «Mi fanno un bell’effetto. Sono due grandi storie. Due tasselli di un mosaico che prima non c’era fatto di vite formidabili anche se con elementi tragici. Sia Giangiacomo che Inge propongono una spinta, un modo di vivere senza scorciatoie e senza facili soluzioni».

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