La libreria che resiste dopo 200 anni: «Il segreto? Viverci»

«Nulla di ciò che è stato pensato potrà mai essere cancellato». Parla Möbius, il fisico immaginato da Friedrich Dürrenmatt ne I fisici, commedia del 1962. Nato nel Canton Berna, Dürrenmatt è stato una delle figure centrali della letteratura svizzera del Novecento, capace di usare il paradosso e l’ironia per interrogare la responsabilità dell’uomo contemporaneo. Le sue parole, nate tra le montagne dell’Emmental, hanno attraversato i confini fino a diventare, decenni dopo, il consiglio di un libraio bolognese.
Due secoli sotto il portico: la Libreria Nanni
Sotto il portico che un tempo affiancava l’antico Ospedale di Santa Maria della Morte - oggi Museo Civico Archeologico - si aprivano botteghe di tipografi e librai, e ancora oggi vi si respira l’eco di quel passato. È via de’ Musei, a pochi passi dall’Archiginnasio, dove nacque e prosperò quella che oggi è la più antica libreria della città.
«Uno dei libri che ho amato di più mi è stato consigliato da un libraio», racconta oggi Andrea Nanni, direttore della Libreria Nanni di Bologna. «Il nostro storico direttore, Carmine Marchesi, mi suggerì un tascabile della UE Feltrinelli: I racconti di Dürrenmatt, scrittore svizzero sublime».
Seguendo il filo di Dürrenmatt, si incontra così una storia che vale la pena raccontare: quella della Libreria Nanni, che da due secoli resiste sotto il Portico della Morte, tra le voci e i silenzi di Bologna.
La libreria nacque nel 1825, duecento anni fa. «Allora qui si affacciavano botteghe di tipografi e librai, come la tipografia All’insegna della Colomba», ricorda Nanni. «Proprio quella che occupava i locali dove oggi si trova la nostra libreria».
Nel 1928 fu rilevata da Arnaldo Nanni, il nonno di Andrea. «Mio nonno era giovanissimo, del 1905», racconta. «Amava profondamente la lettura, ma portava con sé il rimpianto di non aver potuto studiare oltre la terza elementare». Con la moglie, Lina Tinarelli, libraia universitaria, aprì una prima libreria in via Venezian, per poi trasferirsi pochi anni dopo dove sarebbe rimasta per generazioni. «Così, ai due secoli della libreria si affianca quasi un secolo di gestione della nostra famiglia», dice Andrea.
Quando Andrea venne al mondo, il nonno Arnaldo aveva già una carriera lunga alle spalle. «Per me il nonno è sempre stato il libraio. Non l’ho mai visto senza un libro in mano», racconta.
Fu Arnaldo a introdurre una delle caratteristiche che ancora oggi definiscono la libreria: le bancarelle sotto il portico. «Si ispirò ai bouquinistes della Rive Gauche di Parigi», spiega Nanni. «Le mise per accogliere chi passava, creando quell’atmosfera così bolognese che resiste ancora oggi».
Nel 1931 arrivò in libreria Carmine Marchesi, un ragazzo di quindici anni che iniziò come garzone e non se ne andò più, diventando lo storico direttore della libreria. «Ha lavorato qui settant’anni, fino al 2001», ricorda Andrea. «Era amatissimo: riusciva a trovare qualsiasi libro fuori catalogo, persino quelli considerati introvabili». Dopo la guerra la libreria conobbe una nuova stagione. «Il nonno si occupava già di libri usati e fuori catalogo, ma cominciò anche a recuperare biblioteche private o fondi editoriali destinati al macero», spiega Nanni. In quegli anni puntò molto anche sul mercato scolastico, sia nuovo che usato, che contribuì alla crescita della libreria.
Il libraio, una guida necessaria
Allo stesso tempo, stabilì rapporti diretti con alcune case editrici - in particolare con Laterza di Bari - che gli permisero di acquistare stock di libri importanti rimasti invenduti. «È stata un’arma vincente», racconta Andrea. «Così la libreria aveva in mano titoli che altrove non si trovavano».
La ricerca di biblioteche dismesse continua ancora oggi. «Quando gli eredi non hanno spazio o interesse, ci contattano: noi andiamo, valutiamo, e così si trovano sì libri comuni, ma anche tesori nascosti».
Con il tempo il mestiere di libraio è cambiato. «Oggi il prezzo lo fa il mercato», spiega. «Basta confrontarsi online con colleghi di tutto il mondo, ma si rischia anche: a volte pensi di avere un libro raro, poi scopri che non c’è domanda. Il nonno e Carmine si basavano sull’intuizione e sul polso dei clienti».
Del periodo fascista Arnaldo parlava poco. «Era contrario al regime, ma credo avesse subito angherie», racconta Andrea. «So solo che Pasolini frequentava la libreria: nei suoi Quaderni la cita, e lo racconta anche in un’intervista a Biagi. Quando studiava al liceo Galvani veniva qui ad acquistare i classici, anche stranieri». Nel tempo la libreria è stata frequentata anche da Enzo Biagi, Lucio Dalla, Alberto Sordi e molti altri. «Il primo personaggio famoso che riconobbi da bambino fu Dario Fo», ricorda Andrea. «Lo vidi sotto il portico e gli chiesi l’autografo».
Andrea Nanni ha iniziato a lavorare nel mondo dei libri nei primi anni Novanta. «Studiavo economia, ma il mio cuore era nelle lettere», racconta. «Passavo il tempo in biblioteca, a leggere romanzi e classici».
Ha visto il mondo del libro cambiare profondamente. «All’inizio i libri si trovavano solo in libreria. Poi sono arrivati nei supermercati, nelle edicole, persino alle poste. Credo nella necessità della figura del libraio: ti guida, ti consiglia, ti costruisce un percorso di lettura». Con l’arrivo della vendita online, tutto è cambiato: «Oggi non serve solo un luogo dove vendere, ma uno dove proporre, costruire relazioni». Dopo varie esperienze tra Bologna e Milano, Andrea è tornato alla libreria di famiglia nel 2019. Oggi ne è il direttore. «Mio padre - Nerio Nanni - è ancora presente», precisa, «ma mi ha lasciato libertà di gestione. E la libreria è in buona salute».
Tornare a casa
«Per me questa è casa», dice senza esitazioni. «Ci sarei voluto venire prima, ma la vita mi ha portato altrove. Alla fine, però, sono tornato». Lo racconta con un sorriso che contiene un’intera storia familiare. «Considero più casa la libreria di qualsiasi abitazione io abbia avuto. È il luogo dove venivo da bambino a trovare i nonni. Dove oggi ci sono i tavolini della pizzeria c’era un’edicola, gestita da Cesare, detto «il Pirata», capelli bianchi lunghi e coda, un personaggio leggendario. Più in là il barbiere siciliano che mi faceva ridere da morire. Qui c’erano tutti: il lattaio, il salumiere, il forno. Il portico ti accoglieva, ti proteggeva dalla neve e dalla pioggia. Potevi camminare tranquillo, e sentivi di essere a casa».
E forse è proprio questo, il segreto di due secoli di vita: una libreria che continua a essere casa, per chi la custodisce, e per chi ama i libri.
Oggi ancora, sotto lo stesso portico, la Libreria Nanni resta un luogo che conserva non solo libri, ma le tracce di chi li ha scritti e di chi li ha letti. Ogni volume che passa di mano in mano tra questi scaffali porta con sé un frammento di quelle vite, attraversa confini e decenni, cambia voce ma non sostanza. E sotto il Portico della Morte, dove la vita dei libri non si è mai fermata, quell’eredità continua a respirare. In fondo, aveva ragione Dürrenmatt: «Nulla di ciò che è stato pensato potrà mai essere cancellato».
